Per oggi pomeriggio a partire dalle 16 i movimenti per l’acqua pubblica hanno convocato una manifestazione per dire no alla privatizzazione dell’Acea e per chiedere anzi il rispetto di quanto gli italiani hanno deliberato nei referendum del 12 e 13 giugno scorso.
Ma il sindaco di Roma, che si appresta a svendere ai privati il 21% delle quote della municipalizzata in possesso del Comune di Roma, non vuole che i cittadini manifestino in Piazza del Campidoglio, e così ha vietato la piazza.
Il Gabinetto del Sindaco ha inviato ai comitati per l’acqua un diniergo ad utilizzare Piazza del Campidoglio in nome del fatto che si tratterebbe di un sito istituzionale non destinabile a manifestazioni statiche. In Questura chiariscono che non c’entrano nulla, e che “il Campidoglio è ormai cosa privata del Sindaco”.
Il coordinamento romano per l’acqua pubblica non ci sta e mantiene l’appuntamento.
“E’ un divieto inaccettabile e oggi come programmato dalle 16 saremo comunque in Piazza del Campidoglio per una conferenza stampa a microfono aperto durante la quale lanceremo e presenteremo i contenuti di una vasta campagna attraverso la quale i comitati per l’acqua pubblica, le realtà sociali e sindacali di questa città intendono contrastare la privatizzazione dei beni comuni di questa città e imporre il rispetto degli esiti referendari” ci dice al telefono Paolo Carsetti.
Di seguito l’appello diffuso da alcune decine di organizzazioni capitoline.
Appello per la costruzione di una grande mobilitazione contro la vendita di ACEA e della città di Roma,in difesa dei beni comuni e della democrazia
Solo pochi mesi fa, una grande mobilitazione ha portato alla vittoria referendaria contro la privatizzazione dell’acqua e per la sua gestione pubblica e partecipativa. Con quel voto, 27 milioni di persone hanno inteso sottrarre alla gestione privata anche tutti i servizi pubblici locali, a partire dal trasporto pubblico e dalla gestione dei rifiuti.
La volontà popolare ha chiaramente indicato che i servizi pubblici locali non sono una merce, ma un diritto.
Oggi il Comune di Roma, in linea con le normative approvate dopo il voto referendario dal governo Berlusconi e dall’attuale governo Monti, si appresta a passare come un carro armato sulla volontà popolare.
Vuole infatti mettere in vendita un ulteriore 21% della propria quota in Acea SpA e si prepara a rendere effettivo un piano di privatizzazione e dismissione dei servizi pubblici della città di Roma.
Acqua, gestione dei rifiuti, trasporti, energia, cultura, servizi sociali: le basi per una cittadinanza effettiva, diritti inalienabili da garantire in modo universale, strumenti fondamentali per la riduzione delle diseguaglianze, saranno assoggettate alla pura logica del profitto e della rendita finanziaria.
Ci troviamo di fronte ad un attacco pesantissimo nei confronti della possibilità di costruire un modello di città equa, in cui anche le fasce a basso reddito abbiano accesso ad una buona qualità della vita.
Il piano di saccheggio predisposto da Alemanno è l’estremo tentativo di mettere le mani sulla città, rendendo ancor più drammatiche le condizioni sociali determinate dalla crisi economica. Se a questo si aggiungono il drastico taglio dei finanziamenti alle politiche sociali, contenuto nel prossimo bilancio, e lo svuotamento delle prerogative dei municipi, il quadro è ancora più chiaro: si tratta di una vera e propria aggressione ai diritti collettivi.
In nome di un debito di cui nessuno conosce entità e natura e la cui gestione commissariale è completamente sottratta al controllo democratico, si vuole “fare cassa”, attaccando la vocazione inclusiva e solidale della città.
Per questo occorre prendere parola e mobilitarci per fermare il piano di vendita dei servizi pubblici essenziali e rivendicare una gestione trasparente e partecipativa – attraverso l’ audit ˗ del debito pubblico del Comune di Roma.
La gestione pubblica dei servizi essenziali non va soltanto difesa, ma trasformata in senso democratico e partecipativo: sono i beni comuni la vera base democratica di una città e ai cittadini spetta il diritto e il compito di difenderli e partecipare alla loro gestione. Questo percorso deve iniziare con la ripubblicizzazione del Servizio Idrico di ACEA. La Cassa Depositi e Prestiti deve finanziare questo processo e non, come invece vuole il Governo, far confluire i risparmi dei cittadini nel processo di mercificazione dei loro stessi diritti attraverso l’ulteriore privatizzazione di ACEA e degli altri servizi pubblici. Sottrarre diritti ai cittadini utilizzando i loro stessi risparmi non può che essere definita una truffa di stato!
Non è possibile star fermi a guardare mentre viene calpestata senza alcun ritegno la volontà popolare: per questo chiamiamo tutta le persone e le realtà che hanno sostenuto la battaglia referendaria ad una urgente, forte e determinata mobilitazione cittadina.
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