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Esodati. Fornero sfarfalla di brutto

”Un primo incontro per ricercare soluzioni quanto più condivise” per quei lavoratori che, per accordo collettivo stipulato entro il 4 dicembre scorso, dovrebbero andare in pensione al termine di un percorso di cassa integrazione o di mobilità. E’ quanto propone il ministro del Lavoro, Elsa Fornero, ai leader di Cgil, Cisl, Uil e Ugl, in una lettera.

Il tutto ”nella convinzione che sia comune interesse del Governo e delle Parti sociali collaborare per rassicurare i lavoratori interessati, evitando incresciose incomprensioni e fraintendimenti”, si legge ancora. Manca la lacrimuccia, ma il tono è quello solito: mielosamente finto-preoccupato, quando si rendono conto di averla combinata grossa…

L’incontro, prosegue il ministro, ”potrebbe costituire occasione utile anche per un esame delle ricongiunzioni onerose disposte dalla legge numero 122 del 2010”. Ogni soluzione, comunque, precisa Fornero, dovrà essere ricercata ”in un quadro di compatibilità finanziaria, ancor più imposta dalla persistente situazione di difficoltà economica”.Della serie: non c’è un euro, quindi non illudetevi. Ma ci rendiamo conto che anche voi, per quanto “complici”, fate fatica a tener buona la gente. E quindi vogliamo darvi la possibilità di fare una figura meno barbina.

La data dell’incontro sarà dunque stabilita a breve, il tempo di concordare le agende. Il ministro, nella lunga lettera inviata ai leader di Cgil, Cisl, Uil e Ugl, torna poi a difendere numeri e interventi relativi ai cosiddetti ‘salvaguardati’ su cui si era accesa la polemica relativamente alla platea interessata che secondo il governo ammonterebbe a 65mila lavoratori. “Auspico che ogni dubbio, alimentato da notizie e dati basati su elementi non omogenei né coerenti, possa essere stato fugato”, scrive ribadendo i motivi che, ad avviso del ministero, avrebbero scatenato le incomprensioni. “Sono dell’avviso che le incertezze e i dubbi siano stati determinati, in buona misura, dalla confusione tra platee ben distinte: quella, appunto, dei salvaguardati, per i quali è prevista l’adozione del decreto ministeriale entro il 30 giugno 2012, e la platea, del tutto diversa, dei lavoratori per i quali, in base ad accordi collettivi stipulati entro il 4 dicembre 2011, fosse previsto, al termine di un percorso di fruizione di strumenti di integrazione reddituale (Cig, mobilità), l’accesso al trattamento pensionistico”, dice ancora Fornero. Il ministro scrive poi che per quei lavoratori che dovrebbero andare in pensione al termine di un periodo di Cig o di mobilità si potrebbe guardare in prospettiva anche alla possibilità ”di offrire nuove opportunità occupazionali”. ”Confido che ove lasso temporale che separa i lavoratori dalla pensione fosse ampio, non si debba ipotizzare solo il ricorso ad un accesso al trattamento pensionistico piuttosto che di prolungamento di integrazioni salariali, quanto lavorare anche nella prospettiva di offrire nuove opportunità occupazionali in funzione dell’auspicata ripresa economia così da evitare di disperdere professionalità utili”, scrive ancora il ministro.

Il messaggio va decrittato bene. Per quelli già usciti dal lavoro, dice Fornero, non c’è altra soluzione che mandarli in pensione. Ne avevamo previsti 65.000, in sede di accontamento delle risorse, e quelli restano. Non uno in più.

Per gli altri, che effettivamente vedono una distanza troppo grande tra l’uscita dal lavoro e l’andata in pensione, cercheremo di farli tornare a un lavoro. Senza un euro da investire sembra piuttosto dura. Chi se li deve prendere? Perché? E a quali condizioni? Silenzio, ovviamente.

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