Non ha detto così, ovviamente. Ma il significato è questo. E non è davvero senza importanza che questo governo senta di poter attaccare a destra. Sulla “sinistra”, in effetti, il Pd non dà davvero fastidio…
da Il Sole 24 Ore
«Il Nirvana è finito», Monti punge sul vivo il Pdl. Cicchitto: dovrebbe esserci grato per il sostegno
Il Nirvana – ovvero la visione anestetizzata, il rifiuto della realtà circa la reale condizione dell’economia italiana e del bilancio dello Stato – è finito. L’Ici, «non doveva né poteva essere abolita». Ecco perché il governo ha dovuto introdurre l’Imu. Un Mario Monti all’attacco, quello del dopo Consiglio dei ministri del 30 aprile. Che ha riservato più di una stoccata al governo di Silvio Berlusconi e alla sua politica economica.
Un attacco che – prendendo le mosse dall’abolizione dell’Ici – è andato a smontare anche la ratio della proposta di Angelino Alfano, da tradurre in: chi vanta crediti con lo Stato non paghi tasse per un pari importo». Dando di fatto dell’irresponsabile a chi propone finanza allegra come ricetta per la crescita, Monti ha inferto al Pdl, una dei tre pilastri partitici della sua variegata maggioranza, un colpo senza precedenti.
Risultato, una mezza insurrezione nel partito di Berlusconi. Il via al contrattacco l’ha dato il capogruppo alla Camera, Fabrizio Cicchitto. «Il presidente Monti, evidentemente prendendo atto dei limiti di composizione del suo Governo, non fa quello che tradizionalmente andava sotto forma di rimpasto, ma realizza una sorta di commissariamento e auto-commissariamento», ha detto in un’intervista al Corriere. Poi oggi al Tg3: «Monti dovrebbe esserci grati non solo per l’appoggio che gli diamo. Lui oggi si trova a dover sopperire all’incapacità dei suoi ministri con la nomina di un commissario ad acta».
«Monti nomina commissario – ha continuato Cicchitto – alla gestione dei tagli alla spesa pubblica -che ha una sua complessità di carattere macroeconomico – uno dei massimi esperti di tagli alle singole situazioni aziendali che comunque è una specialità ben diversa da quella di carattere globale che oggi gli viene assegnata; poi affida una operazione di immagine ad uno dei principali fondisti del Corriere della Sera (Giavazzi, ndr) per quel che riguarda il rapporto con le imprese; infine affida ad una delle principali personalità del passato storico-politico del Paese (Amato, ndr) il compito di occuparsi dell’attuazione dell’art.49 della Costituzione e del finanziamento dei partiti facendo finta di dimenticare che sono davanti alle commissioni parlamentari competenti a partire già dai prossimi giorni proposte concrete dei gruppi parlamentari e dei partiti per ciò che riguarda la trasparenza e il finanziamento».
«Ma, evidentemente Monti, per equanimità – ha continuato Cicchitto – avendo proceduto sulla strada del parziale auto-commissariamento del Governo, cerca anche di trovare procedure originali per realizzare un parallelo parziale commissariamento anche del Parlamento. Non viene data nessuna risposta alla legittima preoccupazione avanzata dal segretario di un partito – che fino a prova contraria è determinante per la tenuta del governo – sulla contraddizione costituita da uno Stato velocissimo nella riscossione dei tributi e lentissimo nel pagamento dei propri debiti. Definire questo un appello all’evasione fiscale è francamente una battuta polemica da quattro soldi».
Lupi: la proposta di Alfano non è evasione fiscale
La proposta di Alfano, compensare crediti e debiti fiscali, «non è certo un’evasione fiscale, è una procedura che deve essere istituita per legge. Il principio è giusto: perchè lo Stato può prendere le tasse e non pagare quel che deve alle imprese?». Maurizio Lupi, intervistato da Repubblica, si dice «sicuro che quando il premier vedrà il progetto di legge che stiamo scrivendo cambierà idea e la condividerà».Il vicepresidente della Camera si mostra in disaccordo con Monti anche sull’abolizione dell’Ici fatta dal governo Berlusconi. «Abbiamo fatto bene ad abolirla, e se il presidente del Consiglio fa bene i conti, vedrà che la vecchia tassa sulla prima casa non compensa l’introduzione dell’Imu, con gli aumenti delle aliquote e delle rendite catastali». In merito alla nomina di Giuliano Amato a commissario per la riforma dei partiti, «il governo ha la possibilità di verificare come vengono usate le risorse pubbliche, ma nessuno – sottolinea Lupi – può commissariare il Parlamento. Amato può essere uno sprone, ma i protagonisti di questa riforma devono essere i partiti e il Parlamento».
Corsaro: Governo inadeguato, tre scelte dicono perché
«Tre scelte la dicono lunga sulla inadeguatezza di questo governo». È quanto afferma Massimo Corsaro, vice presidente vicario del gruppo Pdl alla Camera, tornando sulle nomine dei commissari Bondi, Giavazzi ed Amato, decise ieri dal governo. «Bondi – elenca Corsaro – rappresenta il fallimento di Monti, e del suo uomo di punta Giarda, sul primo obiettivo che questo governo aveva pomposamente affermato di saper conseguire: la riduzione della spesa pubblica». «Giavazzi – prosegue il vicepresidente del Pdl – è il disperato tentativo di inglobare al proprio interno l’unica voce autorevole che non aveva mancato di esprimere argomentate critiche alle scelte economiche del professore in loden. Una prassi molto nota alla politica più vecchia e superata». «Quanto ad Amato – conclude Corsaro – il suo incarico per lavorare sui partiti non merita ulteriori commenti: è già la miglior barzelletta del pianeta, ne ridono dalla Bolivia al Burkina Faso».Crosetto: da Monti eccesso di presunzione, si prenda vacanza
«Penso che il presidente Monti abbia un eccesso di presunzione e abbia contratto, come tanti suoi predecessori negli incarichi che ricopre oggi, il virus della detenzione della verità assoluta. Senza ironia né antipatia né livore, gli vorrei suggerire di prendersi due giorni di vacanza, evitare di parlare con le stesse persone con cui parla da trent’anni nei club esclusivi, e farsi un giro nel paese reale».*****
Monti: nel 2012 taglio da 4,2 miliardi alla spesa pubblica
di Dino Pesole
Nel mare della spesa pubblica c’è una «massa aggredibile» di 295,1 miliardi. Di tale mole di risorse si può «rivedere» nel breve periodo una quota pari al 25%, che equivale a circa 80 miliardi. Già nel 2012 occorre mettere a punto un piano di tagli per circa 4,2 miliardi.
La componente di maggior rilievo è costituita dalla spesa per acquisto di beni e servizi pari a 135,6 miliardi, seguita dalle retribuzioni (122,1 miliardi), dai trasferimenti a imprese e contributi alla produzione (24,1 miliardi). Seguono i contributi alle famiglie e alle istituzioni sociali. La fotografia dello stato attuale della nostra spesa pubblica, dei risultati attesi e possibili dalla «spending review» è nel dettagliato rapporto («Elementi per una revisione della spesa pubblica») che il ministro dei Rapporti con il Parlamento Piero Giarda ha illustrato ieri sera in Consiglio dei ministri. Riunione protrattasi per cinque ore e conclusasi con la decisione di affidare a Enrico Bondi l’incarico di commissario straordinario nella fase attuativa della spending review.
La riunione di governo ha prodotto come risultato immediato il via libera alla direttiva del presidente del Consiglio dei ministri, Mario Monti, e a un decreto legge con il quale si fissa al 31 maggio il termine entro il quale ogni ministro dovrà presentare il suo piano di risparmi. A presiedere all’intera operazione sarà un Comitato dei ministri presieduto dallo stesso Monti. Le azioni concrete vanno nella direzione della revisione dei programmi di spesa, il «compattamento di uffici e amministrazioni», l’eliminazione delle spese di rappresentanza, «salvo rapporti con autorità estere» e la riduzione delle «locazioni ad effettiva esigenza». L’obiettivo è ambizioso, e va decisamente al di là dei tagli ipotizzati per l’anno in corso. Si tratta di far sì che la spending review operi come «polizza assicurativa» a garanzia del risanamento della finanza pubblica, restituendo al tempo stesso alla politica di bilancio la necessaria flessibilità.
Ministeri e strutture centrali dell’amministrazione pubblica vengono posti al setaccio, per eliminare sprechi e inefficienze. Interno, Difesa, Giustizia in primo piano, Istruzione, Università e Ricerca, Trasporti, ma anche enti e «agenzie strumentali», società «in house» e in genere enti e società «riconducibili ad amministrazioni statali, per valutare la possibilità di accorpamenti o fusioni», ma anche la soppressione. Il tutto nel rapporto e nella direttiva del presidente del Consiglio, Mario Monti che dà formalmente il via all’operazione. L’obiettivo è cercare di evitare che scatti il prospettato aumento di due punti dell’Iva (dal 10 al 12% e dal 21 al 23%) in programma dal prossimo 1° ottobre.
Dunque si tratta di recuperare poco più di 4 miliardi per quest’anno, con una proiezione a regime che ne valga il triplo. Obiettivo – si legge nella direttiva – al quale devono concorrere tutte le amministrazioni, autorità anche indipendenti, organismi, uffici, agenzie, soggetti pubblici, enti locali, nonché le amministrazioni regionali sottoposte a piani di rientro dal disavanzo sanitario per le voci relative alla spesa sanitaria. Sono invece esclusi la presidenza della Repubblica, la Corte costituzionale e il Parlamento.
Per questo, «si rende necessaria un’incisiva azione tesa alla riduzione dei flussi di spesa pubblica e alla riorganizzazione delle attività». L’azione di «spending review» è qualificata come «prioritaria» dell’azione di governo, si estende a tutti i programmi di spesa e ai trasferimenti, ma anche al «ridimensionamento delle strutture dirigenziali esistenti». Entro fine maggio sono attese le proposte operative, in assenza delle quali Monti adotterà «le conseguenti determinazioni».
Nel provvedimento che contiene le norme per la «razionalizzazione della spesa pubblica per acquisti di beni e servizi», oltre alla nomina del commissario straordinario, si fissa in un anno la durata dell’incarico. Entro quindici giorni dalla nomina, il commissario presenterà in Consiglio dei ministri un «cronoprogramma». Quanto al contenuto, si fissano parametri precisi per le procedure di acquisto nel rapporto «tra il prezzo e la qualità», nonchè l’ambito d’azione dell’Osservatorio dei contratti pubblici e della Consip. Poi si regola il «mercato elettronico» della Pa, e l’aggiudicazione di appalti con il criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa.
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