Da quasi 48 ore sull’homepage de “il manifesto” campeggia questo appello-notizia.
I consigli dei nostri lettori
al Commissario Mani di ForbiceArrivano i primi consigli per Enrico Bondi. LEGGI IL DOSSIER SCRIVETECI Anche il governo ha chiesto aiuto via web ai cittadini. Ma il Garante della Privacy avverte: “Attenti alle delazioni”
Il ministero delle finanze ha lanciato il richiamo alla denuncia diretta dei cittadini. Un classico da dittature, che eliminano la mediazione tra potere e singolo cittadino, col primo che chiede a ogni singolo di farsi delatore del suo vicino. Con l’hitech della Rete, il potere saprà anche chi è il “virtuoso” denunciatore, mentre l’indiziato non saprà mai chi l’ha denunciato.
Tanto basterebbe, a un normale liberale, per gridare allo scandalo. Lo fa il presidente dell’autorithy per la privacy, in totale solitudine. Mentre il manifesto abbocca all’amo del populismo “antipolitico” dei supertecnici ultrapotenti, così come fanno tutti – ma proprio tutti – i giornali di regime (Sole24Ore, Repubblica, Corriere della Sera, La Stampa, ecc).
Viene da chiedersi dove sia la differenza tra il “quotidiano comunista” e gli altri. Il testo che abbiamo riportato non ha nessuna notazione ironica, nessuna contestualizzazione polemica: piatta adesione alla logica che vuole la “crisi” del debito pubblico come effetto di “sprechi e ruberie”, che basterebbe tagliare per riportare alla prosperità il paese o quantomeno i conti pubblici dello Stato. Leggere per credere:
Il governo ha deciso di avviare una “spending review”, cioè una revisione dei conti, della spesa pubblica con l’obiettivo di “dare la caccia” ai tanti sprechi che gonfiano le spese dello Stato.
Ad occuparsi di fare i conti sarà Enrico Bondi, che tra gli altri incarichi si è anche occupato del risanamento di Parmalat, e che ora è stato nominato Commissario straordinario.
Avrà un mese di tempo per consegnare al governo i suggerimenti su cosa tagliare.
Palazzo Chigi ha anche chiesto aiuto ai cittadini, chiedendo di inviare consigli su cosa tagliare e dove risparmiare.
Siccome speriamo che ad essere tagliati saranno gli sprechi – come d’altronde ha assicurato il primo ministro Mario Monti – e non i servizi per i cittadini, già provati dall’aumento di tasse, tariffe, prezzi e da una generale mancanza di lavoro, vi chiediamo di segnalare anche a noi gli sprechi di cui siete a conoscenza.
Costruiremo così un piccolo dossier da consegnare al governo.
Abbiamo già ricevuto molte mail: spesso i suggerimenti che date sono simili. Per questo abbiamo deciso di organizzarli per “temi”. Dentro ciascuna cartella troverete le lettere che ci sono state inviate. Ovviamente spesso nella stessa lettera ci sono suggerimenti che rimandano anche ad altre cartelle: decidiamo l’accorpamento in base al tema principale che ci sembra venga segnalato dal lettore.
Vi chiediamo di evidenziare questioni generali, ma quando possibile anche casi specifici.
Per partecipare scrivete a: manidiforbice(at)ilmanifesto.it
L’autonomia culturale è qui ridotta a zero. L’unico punto di “differenziazione” è appunto quello per cui “ speriamo che ad essere tagliati saranno gli sprechi – come d’altronde ha assicurato il primo ministro Mario Monti – e non i servizi per i cittadini”. Sorvoliamo sulla fiducia nelle assicurazioni date da Monti (ogni volta che parla sentiamo un inconfondibile odore di “cetriolone”, come dice Crozza) e concentriamoci sulla logica. Il manifesto costruisce un dossier con i consigli dei lettori da “consegnare al governo” nella speranza che questo lo prenda in considerazione e proceda a tagliare gli “sprechi veri” e non i “servizi”.
Che fine ha fatto il manifesto di Pintor, Rossanda, Parlato, quello che ci fa incazzare e ci costringe a riflettere da oltre 40 anni? Dov’è il manifesto di Galapagos che ci spiega come ogni meccanismo economico nasconda una ripartizione ineguale di reddito? Che c’entra questa adesione acritica ai diktat telematici di un governo piovuto da Bruxelles con la vignetta di Vauro di oggi (sullo stesso argomento)? O con lo splendido articolo di Robecchi su fascisti e Corsera?
Per fortuna molti lettori si sono dimostrati migliori dell’anonimo redattore che ha “pensato” di aderire alla crociata di Monti-Bondi. Fioccano indicazioni sul tagliare le spese militari, le consulenze agli amici degli amici, ecc. Si dimostrano migliori del giornale, e questo non è un bene. Perché, purtroppo, li fa sembrare degli illusi che credono in un organismo collettaneo (non proprio “collettivo”) che dovrebbe fare da punto di riferimento.
Il “rapporto diretto” tra governo e singoli cittadini è pericoloso perché si tratta di una relazione di potere totalmente asimmetrica. Il singolo non conta nulla, può solo dichiarare la sua posizione. O complice, delatore, fonte informativa anonima; oppure libero pensatore, indipendente, potenziale sospetto.
Una volta rotto il tabù, una volta accettata questa dinamica, il precipizio si è già aperto sotto i piedi. Ci si illude di “partecipare” a un gioco che ha diverse possibili soluzioni. In realtà ce n’è una sola: quella che decide il potere, il governo.
La prossima volta verrà chiesto qualcos’altro, di ancora più intimamente devastante che non gli “sprechi”. Dal ministero dell’interno magari verrà l’idea di farsi aiutare nelle indagini su qualsiasi reato. Cominceranno con quelli sicuramente aberranti (la violenza sulle donne o sui bambini, per esempio), per poi provare a slittare senza troppe resistenze culturali (non ce le ha più nemmeno il manifesto…) su tematiche democraticamente più sensibili. Conosci qualcuno che ha partecipato agli scontri di piazza in tale data? Conosci qualcuno che frequenta compagnie pericolose? Chi è che fa da agitatore sul tuo posto di lavoro o nella tua università? Chi è che non accetta le regole del libero mercato sull’acqua? Conosci qualcuno contrario alla Tav?
Che farà l’anonimo redattore de il manifesto? Raccoglierà un dossier “alternativo” che chiede di arrestare qualcun altro?
Vediamo da tempo che questo storico giornale figlio del ’68 è profondamente diviso tra un’anima “compagna” e tentazioni piddine, quindi “montiane”, visto che D’Alema ormai lo ascrive alla sua area. Vediamo anche che col passare delle settimane queste ultime conquistano più spazio. E da quel che sentiamo in giro, tra quelli come noi che il giornale lo comprano, calano le vendite.
Sappiamo che il manifesto è in crisi vera, addirittura in liquidazione coatta amministrativa, quindi a un passo dalla chiusura o dalla decurtazione drastica del personale. Se questo è il giornale che ci volete vendere in futuro, potete star sicuri che non troverà mercato.
P.S. Ci sembra il caso di riportare almeno ancune delle prudentissime osservazioni avanzate dal presidente dell’authority per la privacy, Francesco Pizzetti. Non un fulmine di guerra, ma almeno…
Il modulo a cui si accede dal sito del governo chiede i dati del cittadino «ma non dice – spiega Pizzetti – cosa succede al cittadino che dà informazioni scorrette e nemmeno chiarisce che tipo di informazioni il privato possa fornire in quella occasione. Siamo di fronte a denunce generiche o possono essere fatti i nomi e cognomi dei funzionari responsabili delle spese eccessive?». «Che conseguenze avranno – conclude Pizzetti – le denunce dei cittadini su queste persone? E se volutamente sono state fornite informazioni errate cosa succede? Queste informazioni non vengono date e come costituzionalista non posso che essere perplesso».
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francescosantoianni
Ottimo articolo. Complimenti
Luciano
Caro Barontini,da antico lettore,nonchè a suo tempo anche militante del gruppo organizzato del Manifesto,trovo sorprendente il tuo stupore per questa iniziativa.Questo giornale/partito nel corso degli ultimi 30 anni non ha mai deflettuto da una linea di appoggio sostanziale a formazioni come i Progressisti, Ulivo e Unioni varie,fondata sulla teoria del cosiddetto “meno peggio”,indebolendo così in via definitiva quello che restava della coscienza di classe di masse sempre più vaste.Il ruolo di alterità critica verso il capitale, è venuto meno dalla falsa percezione del nemico principale,che era,sì,la destra declinata nelle sue varie forme e tipologie,ma anche quella che oggi vediamo in tutta la sua protervia e ferocia e che deve molto al sedimentarsi di quella “cultura”.Non dimenticare,inoltre che,mentre la nostra area politica a cui io oggi faccio riferimento,era addittata come estremista e velleitaria ,il giornale continuava ad ospitare articoli di sostegno a soggetti politici tutti interni alla logica del pericolo imminente che andava contrastato anche con l’alleanza con l’altra frazione borghese! Insomma di meno peggio in meno peggio,si è arrivati,con il contributo determinante della parte più consistente di quel blocco,ad azzerare anni di conquiste dei lavoratori!A Bersani,D’Alema e soci non bisognerebbe concedere nemmeno un rigo dello spazio di un quotidiano comunista,ma tant’è….questo è oramai quello che resta della coscienza critica anticapitalistica in Italia.Ritengo comunque vada fatto ogni sforzo per far sopravvivere quella che rimane,nonostante tutto,l’unica testata rimasta che pratica ancora un giornalismo d’inchiesta e di qualità.
Daniele
Mi scusi Luciano, ma tutto l’intervento, che condivido in gran parte, poi termina con un’evidente contraddizione che mina il comunismo italiano da 30 anni e mi spiego: dopo un’analisi lucida e condivisibile sul “menopeggismo” dalemiano si cade nel “comunque dobbiamo sostenerli”? E perchè? Chi per fare cassa tradisce i suoi ed i nostri ideali va spazzato via e non sostenuto “costi quel che costi”; da parte mia ritengo ormai il Manifesto un giornale della CGIL, con tutto quello che significa, e non un giornale comunista, spero di essere stato chiaro e non polemico. Saluti a pugno chiuso
luciano
Scusa Daniele se ritorno sulla questione sollevata dall’articolo di Barontini e relative nostre considerazioni in merito; ti ringrazio per l’apprezzamento dedicato al mio scritto,ma le mie conclusioni non volevano affatto essere nè apologetiche nè assolutorie della linea politica di fondo del giornale che mantiene ancora indicata sopra la testata la dicitura comunista;so bene,avendone una conoscenza che è datata dalla fondazione, che asciverlo alla nostra area politica,quella della sinistra di classe ,risulta un esercizio alquanto complicato,ma ti invito comunque a riflettere sulla necessità,data la attuale apatia della classe,di mantenere un punto di vista non completamente omologato alla logica del capitale.Certo,vorrei che Contropiano e la sua versione cartacea avesse una diffusione più estesa e capillare e che incontrasse,finalmente, il senso comune delle masse,ma questo è un percorso che va ricercato più nella ritrovata volontà e coscienza collettiva del proletariato disilluso e reso ancora più impotente da anni di”governi amici”.Se vi sarà,invece, un risveglio dall’attuale anestesia sociale propalata a piene mani dal circo mediatico e dagli apparati ideologici di stato,(un segnale forte è comunque arrivato dalle ultime amministrative),anche un giornale come il Manifesto dovrà e potrà rendersi disponibile per orientare la sacrosanta battaglia per costruire un alternativa credibile al modo di produzione capitalistico; del resto, è ancora di stringente attualità l’indicazione di Lenin sulla necessità di fare l’analisi concreta della situazione concreta, ed è questa che ci deve insegnare ad agire in ogni fase,segnatamente in questa ,che non è certo favorevole allo spostamento dei rapporti di forza a favore delle classi dominate.Ricambio i saluti a pugno chiuso