In tempi di grandi oscillazioni dell’opinione pubblica, disinformata e delusa da quasi tutti i partiti politici, in parte anche dai sindacati, i populisti guadagnano campo e i furbastri della destra estrema sentono odore di buoni affari. Cercando di guadagnare consensi con poco sforzo.
Non è una novità. L’hanno sempre fatto. Anche con la sinistra comunista, si son sempre dati al saccheggio delle sigle, dei nomi, delle parole d’ordine. Sempre per servire il loro padroni, però (i fascisti si pongono costitutivamente come “braccio armato” del padronato che c’è…).
L’avanzata mediatica dei grillini era un’occasione ghiotta per far parlare di sé. E lo squinternato girovagare retorico dell’ex comico genovese è apparso il veicolo giusto per “incistare” il proprio fare all’interno di un movimento molto più grande, ma assolutamente indeterminato quanto a “valori forti”.
Ecco l’intervista che L’Espresso ha fatto a Roberto Fiore, ex Terza Posizione, latitante a Londra per 20 anni, imprenditore in proprio con Easy London e poi tornato (a prescrizione intervenuta) in Italia dove ha fondato “Forza Nuova”. Dimenticavamo: ha alle spalle un’anonima legislatura da parlamentare europeo per un “apparentamento” con Berlusconi.
Anche i fascisti inseguono Grillo
di Silvia Cerami
Il leader di Forza Nuova, Roberto Fiore: «Non si è mischiato con il potere e sullo ‘ius sanguinis’ la pensiamo allo stesso modo. Non si può escludere un’alleanza». CasaPound: «E’ il catalizzatore di un dissenso in virtù di alcuni suoi messaggi politici che condividiamo»
A chi Beppe Grillo? A Noi! «Abbiamo avuto lo stesso professore, Giacinto Auriti, un autentico profeta che già dagli anni Novanta parlava di signoraggio» parola di Roberto Fiore, leader di Forza Nuova. Stessi amorosi sentimenti da parte di CasaPound: «Grillo ora è il catalizzatore di un dissenso e lo è anche in virtù di alcuni suoi messaggi politici che condividiamo, come il ritorno alla moneta nazionale».
Il comico genovese e l’estrema destra italiana. Una distanza solo apparente. Avance, ammiccamenti e timide prese di distanza. «Non possiamo sperare in lui come portavoce di un’istanza radicale, perché ci sono delle tematiche su cui non interviene, come il discorso sulle banche. Questo è quello che distingue un populista da un rivoluzionario, che è chi vuole cambiare la situazione e sa come cambiarla» nota Fiore, eppure, rivoluzionario o populista, il MoVimento 5 Stelle attira la destra tanto più che l’idea di fare un’Alba Dorata nazionale.E così se per Fiore il no a un’alleanza con Francesco Storace è netto «perché non è destra, troppo legati a Berlusconi», davanti all’idea di un’ipotetica coalizione con Grillo, è più cauto: «La risposta è complessa. Non ci credo, ma non va esclusa la possibilità. Perché effettivamente Grillo non si è mischiato con il potere. Ad esempio se prendesse in modo più energico la posizione sulla sovranità monetaria, potrebbe essere, perché su altri punti come lo ius sanguinis ha espresso posizioni che sono esclusivamente nostre. Però la chiave è la sovranità monetaria e ho timore che lui, per qualche motivo, non si voglia esprimere su questo».
Seguono con attenzione i messaggi di Grillo anche i ‘fascisti del terzo millennio’. «Ad oggi non ci sono contatti, ma non avverseremmo un’alleanza che rappresentasse una formula nuova, se il programma fosse in molte parti combaciante. La politica degli steccati non è più tollerata dalla gente» spiega Andrea Antonini, vicepresidente di CasaPound. «Semmai mi lasciano perplesso alcuni discorsi di suoi amministratori sulla gestione della città, in cui sembra che tutto sia impostato su percorsi di partecipazione popolare civica, ma non è affatto chiaro il loro piano di sviluppo».
Quel che è certo è che a via Napoleone III nessuno guarda ad una riunificazione delle diverse anime della destra. «La nostra gente ci chiede di rappresentare una novità autentica e certi accordi ridurrebbero sia gli entusiasmi sia il progetto». La tartaruga «è una novità che non va sporcata» ed è pronta ad andare da sola. «Noi non portiamo avanti né idee di destra né di sinistra, ma un progetto che si ispiri alla riacquisizione della sovranità nazionale e alla soluzione di problematiche economiche attraverso il congelamento del debito e un possibile ritorno alla moneta nazionale». E così Cpi si attiva ad intercettare i voti di un elettorato di destra «truffato, finito nel calderone del Pdl e ora pronto a cercare qualcuno che per stile di vita e messaggio politico possa essere ritenuto affidabile». A partire dalle prossime amministrative a Roma. Da mesi stanno diffondendo il loro messaggio con una campagna provocatoria che utilizza frasi contro il movimento pronunciate da Nicola Zingaretti, ma anche e soprattutto da Renata Polverini e Gianni Alemanno e un invito: ‘Se non ci ami, da oggi, puoi non votarci’.
Guarda «oltre la destra e la sinistra» anche Forza Nuova. «Un’area nazionale sociale fortemente anti-capitalista è destinata a crescere in Italia» spiega Fiore, ma nulla a che vedere «con il classico amalgama di destra radicale in vista delle elezioni, lo scenario è altro. L’aggregarsi di forze e personaggi nuovi, uniti dalla lotta per la sovranità monetaria, nazionale e popolare. Abbiamo avuto dei buoni rapporti con Alternativa di Giulietto Chiesa e con Per il bene comune di Fernando Rossi, è possibile che si crei un fronte nazionale, una lotta di popolo».
Più pragmatica e tradizionale è invece la sfida di Francesco Storace. «Riportare la destra in Parlamento dopo che è stata espulsa» e per farlo pensa ad una fusione con la Fiamma Tricolore e ad alleanze con gli ex An ancora berlusconiani, purché «le ragioni della sovranità siano il discrimine della collaborazione» . Quanto alla possibilità di un’Alba D’Oro del Bel Paese, il vulcanico leader de La Destra taglia corto: «Se volete dire che arrivano i nazisti la risposta è no, la nostra è una politica di contenuti». Contenuti premurosamente raccolti sul suo blog in ’10 motivi per stare a destra’ . «A fumetti, perché è un modo di comunicare diverso da quello che ci si aspetta da noi». Insomma mentre in Europa la destra di Marine Le Pen e le teste di Chrysi Avgi mietono consensi, in Italia pare che la ‘cosa nera’ non si faccia. Si candideranno divisi. A meno che non ci sia un Grillo a federarli.
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