Il Comune di Roma non potrà approvare la delibera sulla vendita del 21% di Acea se non saranno prima esaminati i circa 30mila ordini del giorno presentati dall’opposizione e fatti decadere con un colpo di mano dalla maggioranza, violando i diritti della minoranza capitolina che si è infatti appellata alla magistratura. Che le ha dato ragione.
A esprimersi oggi, a metà giornata, la quinta sezione del Consiglio di Stato, presieduta da Stefano Baccarini, che in particolare ha accolto l’appello dei consiglieri Gianluca Quadrana (Lista Civica per Rutelli), Francesco Smedile (Udc) e Gemma Azuni (Sel). ”Rientra nel munus (diritto-potere) del consigliere la pretesa di vedere trattato l’ordine del giorno proposto secondo la scansione indicata dall’art. 67 dello Statuto comunale”, che prevede che gli Ordini del giorno siano votati prima della delibera di riferimento. La Corte ha sottolineato che ”la posposizione della trattazione degli ordini del giorno impedisce, quindi, tale trattazione e il conseguente esercizio del diritto di voto, in base a quanto disposto dal predetto art. 67”. Una situazione in cui ”la lesione dell’interesse dei consiglieri ad esplicare appieno le proprie funzioni, comprensive del diritto a discutere gli ordini del giorno e del successivo diritto ad esercitare il diritto di voto, é immediatamente rilevante”. Per il Consiglio di Stato ”l’intento ostruzionistico dell’opposizione, evidente nel caso di specie, deve essere superato con strumenti procedimentali diversi, non configgenti con il regolamento comunale” che va rispettato procedendo con la discussione e la votazione delle migliaia di odg prima di procedere all’approvazione della delibera 32 che consentirebbe la cessione del 21% delle quote di Acea. La Corte ha quindi stabilito che ”la presente ordinanza sia trasmessa al Tar per la sollecita fissazione dell’udienza di merito ai sensi degli articoli 55, comma 10, Codice procedura amministrativa”.
Con un blitz truffaldino l’11 giugno scorso la maggioranza di destra al Campidoglio aveva invece approvato – mentre in aula regnava un enorme caos seguito a uno scontro fisico tra alcuni consiglieri dei due schieramenti e l’intervento di alcuni rappresentanti dei comitati contro la privatizzazione – una sospensiva che rinviava la discussione dei numerosi ordini del giorno successivamente all’approvazione della stessa delibera per la svendita di Acea. Suscitando le proteste del movimento per l’acqua pubblica e dei partiti di minoranza. Che hanno quindi fatto ricorso al Tar, che lo aveva però rigettato ritenendo legittimo il voto sulla pregiudiziale. Decisione ribaltata oggi dal Consiglio di Stato.
Ora che la giunta di destra riesca a portare a casa la fondamentale delibera che privatizza l’Acea è molto dubbio. E l’indebolimento della maggioranza capitolina avrà riflessi sicuramente anche sull’approvazione del bilancio, del quale la delibera 32 era un caposaldo.
Oggi tutti i principali esponenti dei gruppi di centro e centrosinistra del Campidoglio – ma anche la Destra di Storace – parlano di una sconfitta sonora per Alemanno e i suoi, e in molti chiedono che si dimettano lui e il presidente del Consiglio Comunale, Marco Pomarici, sponsor del blitz in Campidoglio dell’11 giugno.
Scrivono invece i movimenti che si battono contro la privatizzazione delle risorse idriche e nella fattispecie contro la vendita ai privati del 21% delle azioni dell’Acea in mano al Comune di Roma:
“Oggi il Consiglio di Stato ha accolto il ricorso sulle forzature procedurali, effettuate dalla maggioranza di alemanno nell’assemblea capitolina, per far passare la privatizzazione di ACEA. Questo è l’ennesimo colpo per il Sindaco di Roma e le sue alleanze che vogliono speculare sull’acqua e i benicomuni. Questa sentenza, che sancisce lo stop sulle forzature della discussione in Campidoglio, si unisce a quella sul merito espresso dalla Corte Costituzionale sul Decreto Legge dell’agosto scorso sulle privatizzazioni.
Questa è una grande vittoria raggiunta grazie anche alla straordinaria mobilitazione messa in campo in questi ultimi mesi dalle forze sociali e dalle forze politiche di opposizione. Contiamo davvero che questa decisione valga come una pietra tombale sulla privatizzazione di Acea.
La rete “Romanonsivende” non può che gioire e affermare, una volta di più, che la cittadinanza di Roma non vuole questa privatizzazione e anzi, con il voto del Giugno scorso, ha espresso chiaramente che i servizi pubblici locali devono rimanere pubblici”.
- © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO
Ultima modifica: stampa