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E’ nata la maxi-Hera, alla faccia del referendum

Era già stata annunciata da tempo e ora l’accordo è stato siglato: in alto i calici, le fusione è stata fatta.  Ora ci riprova con successo la veneta Ace-Gas, utility nata dalla fusione di Trieste e Padova, 150 milioni di capitalizzazione in borsa, con la emiliana Hera, nata dalla fusione di una cinquantina di municipalità. Il progetto è quello di rifornire di metano tutto il Nord-Est, ma si preannuncia già la marginalizzazione delle “ultime rimaste” nel territorio veneto, Etra, AscoPiave e Vesta Venezia.
“La nuova realtà – si legge nella nota congiunta – potrà contare su un valore della produzione superiore a 4,5 miliardi di euro, un margine industriale di oltre 750 milioni e un utile netto di circa 140 milioni, con una solidità finanziaria testimoniata dal rapporto tra indebitamento netto ed Ebitda intorno a 3,2×1”.
L´efficacia della fusione è prevista per il primo gennaio 2013, a seguito della quale Hera assumerà il controllo di AcegasAps d
etenendo una quota pari al 62,69% del capitale sociale. Ai comuni di Trieste e Padova, verranno riconosciuti circa 143,38 milioni di azioni Hera e agli azionisti AcegasAps sarà riconosciuto anche un conguaglio in denaro pari a 3,4 milioni di euro. In altre parole, del 17% delle azioni Hera cedute in cambio della proprietà di AceGas, il 5,5% viene dato al comune di Trieste, il 5% a Padova e il resto alla proprietà privata di AceGas. Dall’accordo, siglato lo scorso 28 agosto, i titoli della nuova holding sono saliti del 5% e l’utile di crescita del semestre è previsto al 7.8%.
Veniamo ora alla spartizione delle poltrone: la sede legale sarà a Trieste, il consiglio di amministrazione sarà composto da 10 delegati, 4 dei quali nominati dai comuni di Trieste e Padova. Il presidente sarà nominato tra i delegati triestini, l’amministratore delegato sarà un padovano, mentre Hera si terrà la sedia del direttore generale.
Così nasce la seconda multiutility italiana, prima per lo smaltimento dei rifiuti trattati, seconda per volume d’acqua venduta (in barba al referendum), terza per distribuzione dei gas, quinta per vendita di energia elettrica e settima per la vendita di gas naturale.
Un altro passo è stato fatto verso la costruzione del monopolio dei servizi nel nord italia. A noi, cittadini votanti un referendum calpestato dopo neanche un mese dalla sua vittoria, non rimane che aspettare di vedere come evolverà il costo delle nostre bollette, attendendo altre possibili fusioni e di sicuro ancora meno partecipazione in questo processo di gestione dei beni comuni.

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