Ieri pomeriggio a Livorno la Celere aveva caricato, per la seconda volta in due giorni, un gruppo di manifestanti che protestava contro il governo e la repressione dopo le botte contro chi contestava Bersani venerdì pomeriggio. Una carica durissima, a freddo, completamente ingiustificata avevano denunciato centri sociali, sindacati di base e partiti della sinistra.
Il clima in città è diventato incandescente, e per oggi pomeriggio un coordinamento di forze sociali e politiche della città avevano convocato un presidio in Piazza Cavour. Intorno alle 18 i manifestanti erano quasi un migliaio, e a quel punto la rabbia è montata e i promotori hanno deciso di dar vita ad un corteo non autorizzato, dirigendosi verso Piazza del Municipio, con i manifestanti che gridavano slogan contro la violenza della Polizia e le politiche del governo. Una volta davanti al Comune la decisione di raggiungere la Questura, dove però i manifestanti hanno trovato un ingente dispositivo di sicurezza in tenuta antisommossa. “Non possiamo accettare un cosa del genere, Livorno non può accettarla, Livorno è nostra e non della polizia, oggi ci riprendiamo le nostre strade” gridano dal microfono i rappresentanti dei centri sociali. E ancora: “Ci sfruttano, ci sfrattano, ci danno polizia, questa è la loro democrazia”. E poi slogan che chiedono le dimissioni del Questore di Livorno, responsabile di una escalation repressiva e violenta che in città non si vedeva da tanti anni.
Quando il corteo, che ha sfilato dietro lo striscione ‘Livorno non si piega’, è arrivato davanti alla Prefettura, è scattato da parte di un consistente gruppo di manifestanti un fitto lancio di fumogeni, oggetti vari e addirittura transenne. Alcuni manifestanti sarebbero addirittura riusciti ad entrare all’interno degli uffici della rappresentanza del governo, con gli agenti che arretravano di fronte alla rabbia dei giovani e dei lavoratori e si rinchiudevano all’interno dell’edificio. “La polizia sembra un leone ferito nella sua tana. Gli agenti escono a fatica facendosi largo tra le transenne ammassate a terra quando ormai il boato dei cori riecheggia in via Grande. Fortunatamente non ci sono feriti. Nessuno sembra essersi fatto male” scrive il sito locale QuiLivorno.
Dopo alcuni minuti di tensione fortissima il corteo ha ripreso il suo cammino ed è tornato in Piazza Cavour, dove si è sciolto.
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Di seguito la ricostruzione di quanto è accaduto ieri nella città toscana pubblicata dal sito SenzaSoste:
Oggi a Livorno abbiamo assistito a un evento mai visto finora e ne siamo testimoni oculari. Una carica a freddo del reparto celere della polizia in pieno centro cittadino. Una carica ordinata da colui che guidava il reparto con odio e provocazione umiliando la digos di Livorno complice impotente di un nugolo di esaltati.
Intanto iniziano le prime menzogne dei media. L’Ansa parla di cariche per impedire il blocco del traffico da parte dei manifestanti. Peccato che quando è arrivato il reparto celere i manifestanti erano in zona pedonale. Ci sarà da ridere nei prossimi giorni a vedere come i giornalisti servi manipoleranno la realtà.
Ma partiamo dall’inizio. Oggi pomeriggio alle 17.30 era previsto un presidio di protesta per le cariche di ieri sera in occasione delle proteste per la visita di Bersani.
Una cinquantina di persone si sono ritrovate in piazza Grande e si sono avviate verso piazza del Municipio. Lì si sono fermate sulla piazzola davanti al municipio. Improvvisamente dalla zona della Banca d’Italia si è schierato un reparto celere pronto a intervenire. Il gruppo di manifestanti si è poi spostato in piazza Grande davanti al Duomo, sempre senza intralciare il traffico, per spiegare ai passanti col megafono cosa era successo la sera prima. Infine un piccolo corteo è partito da piazza Grande per spostarsi in piazza Cavour percorrendo la zona a traffico limitato di via Cairoli. Un corteo pacifico e comunicativo come fatti in passato a decine.
Arrivati in piazza Cavour, nella zona pedonale, sono stati fatti gli ultimi interventi al megafono. Improvvisamente sono arrivate 3 camionette della polizia e si sono schierate davanti ai manifestanti sotto la statua di Cavour. Una cosa incomprensibile visto che il presidio era in zona pedonale e si stava sciogliendo. Davanti al reparto si è schierato il comandante che con fare minaccioso e provocatorio ha intimato lo scioglimento del presidio. Mancavano i 3 squilli di tromba e sembrava di aver fatto un salto nell’Italia del 1800.
Sono passati circa 5 minuti di tensione palpabile in cui un manifestante ribadiva al megafono la natura pacifica e informativa della protesta e invitava tutti alla calma, oltre a chiedere ai passanti di fermarsi a vedere cosa stava succedendo. Nel frattempo, infatti, si era creato un anello di curiosi che assistevano alla scena.
Questo video mostra i due minuti prima della carica con il manifestante al megafono che invita alla calma e spiega la natura del presidio
Improvvisamente è partita una carica che ha colto di sorpresa i manifestanti che erano a mani nude e anche i curiosi che stavano assistendo alla scena. Un paio di minuti di cariche feroci con numerosi feriti, fra cui la più grave una donna che stava urlando “vergogna” ai poliziotti. Colpita violentemente al volto da una manganellata è stata portata via in una maschera di sangue da un’ambulanza. Il marito si è allora scagliato contro i poliziotti e solo la digos è riuscito a fermarlo. Feriti anche numerosi ragazzi e ragazze che stavano guardando cosa stava succedendo.
Nel frattempo centinaia di ragazzi e di passanti si sono fermati in piazza Cavour a urlare il loro sdegno in faccia al reparto celere. Sono seguiti alcuni minuti di scontri quando la polizia si è ricompattata in mezzo alla piazza.
Un episodio gravissimo che deve vedere una risposta immediata.
Domani è stato convocato un presidio ore 17 in piazza Cavour. Un presidio che non deve essere proprietà di nessuno ma deve essere una risposta dell’orgoglio della città contro una repressione cieca e contro la prepotenza poliziesca. Ma ancora di più è importante esserci per rivendicare l’agibilità politica in questa città. Un episodio che affossa definitivamente il concetto di democrazia e diritto al dissenso in questa città.
La crisi si fa sempre più dura. Ed è giunto il momento di far vedere che a Livorno non può passare il primo esaltato a dettare legge. Facciamo vedere chi eravamo e chi saremo. Domani è la giornata di tutti. E prima o poi di questa situazione dovrà risponderne anche il primo partito di questa città oltre che il nuovo questore, vero artefice di questo clima cileno che si respira in città.
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