La voce era circolata già ieri sera, oggi trova spazio su diversi giornali. La bozza di riforma del mercato del lavoro (appena “riformato” da Fornero e Monti, peraltro) precede anche una revisione del calendario scolastico che riduce le vacanze estive a un solo mese.
La proposta è contenuta nella bozza preparata da Mario Monti e dal pool di economisti candidati nella lista Scelta civica (nomi da paura: Alberto Bombassei, Piero Ichino, Giuliano Cazzola…).
Le reazioni di sindacati e forze politiche non sono state proprio entusiastiche, e così è stata berlusconianamente innestata la marcia indietro spedendo un esperto – “tecnicamente” – a smentire l’esistenza di una proposta del genere. L’incarico è stato affidato al portavoce di Scelta Civica, Mario Sechi, che essendo stato direttore de Il Tempo in piena trance filoberlusconiana, è universalmente considerato un vero mago della smentita al volo di ogni notizia vera. «Non è prevista nessuna limitazione a un mese delle vacanze estive delle scuole. La riforma del mercato del lavoro di Scelta Civica, alla quale lavora un gruppo di economisti insieme al prof. Pietro Ichino, sarà presentata nei prossimi giorni e non conterrà alcun taglio delle vacanze scolastiche».
Le agenzie spiegano invece che il dettaglio scabroso è stampato nero su bianco alla pagina 10 del documento preparato sabato scorso durante una riunione nello studio di Ichino. Si parla di «una riforma del calendario scolastico in modo da limitare ad un mese le vacanze estive, sulla base della partecipazione volontaria delle famiglie. Questa misura non vuole andare ad aggravare il lavoro degli insegnanti, ma modernizzare un sistema che penalizza i genitori lavoratori».
Non possiamo esimerci dal sottolineare la sozzura logica della motivazione (“aiutare i genitori lavoratori”, che ovviamente hanno soltanto un mese di ferie, quando sono così fortunati da avere un contratto “reglare”, ossia a tempo indeterminato). Sozzura perché questi signori “civici” sono gli stessi che, nell’identico documento, si propongono di flessibilizzare al massimo proprio le prestazioni lavorative dei “genitori” che così amorevolmente si vorrebbe proteggere allungando di un mese il tempo di lavoro degli insegnanti.
Già ora, infatti, non è affatto detto che le ferie dei lavoratori coincidano con uno dei due mesi di chiusura delle scuole (luglio e agosto). “Flessibilizzando” ulteriormente, non può che venirne fuori uno spezzettamento delle ferie stesse, a seconda delle necessità dell’impresa presso cui lavorano. Ci sarà chi può prendersi sono due settimane in agosto e il resto a Pasqua e Natale; chi d’estate lavorerà da pazzi e starà fermo magari in inverno, ecc.
Insomma, il “vincolo” che esisterebbe tra vacanze scolastiche e ferie “normali” non esiste già ora nella realtà; e comunuqe Ichino e Monti vogliono frantumarlo ulteriormente con le loro altre proposte di “riforma”.
In secondo luogo, l’idea che restando più tempo a scuola si “produca” una formazione migliore fa a cazzotti – ancora una volta – con la realtà empirica delle scuole italiane deprivate di fondi pubblici in misura crescente, anno dopo anno. Fare cinque ore di lezione in pieno luglio, quando nessuna scuola italiana ha l’aria condizionata, significa introdurre la sauna obbligatoria, senza alcun esito didattico.
Ci sarebbero ovviamente almeno altre cento critiche da avanzare. Ma a questo punto aspettiamo il testo ufficiale, bastone al fianco…
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