Van Rompuy, presidente del consiglio europeo, ha annunciato con un tweet il raggiungimento dell’accordo. 25 ore di discussioni che hanno segnato profondamente le divisioni già esistenti tra i diversi paesi.
E’ stato infatti necessario elaborare un seconda bozza di compromesso per giungere infine a un accordo evidentemente faticoso.
Le cifre complessive non si discostano molto da quelle diffuse in mattinata (960 miliardi di impegni e 908 di pagamenti). E quindi si tratta del primo quadro finanziario pluriennale previsto in ribasso da quando esiste questo istituto. La proposta iniziale della Commissione europea era di circa mille miliardi di “trasferimenti effettivi”, ma non è sopravvissuta a 10 ore di discussioni notturne tra i leader dell’Unione. La differenza negativa rispetto all’ultimo bilancio del 2007-2013, a livello di impegni e pagamenti effettivi, è rispettivamente di 34 e 34,6 miliardi.
I tagli vanno a colpire soprattutto le voci di spesa centrali per la crescita economica: infrastrutture, innovazione e ricerca vengono ulteriormente tagliati di 13,84 miliardi. Nella bozza vengono stanziati 125,69 miliardi, nel fallito vertice di novembre erano 139,54 miliardi e ben 164,31 nella proposta della Commissione. E’ una scelta ben singolare, per uno”stato europeo” (questo e non altro è l’Unione europea, a 17 stati; altra cosa è l’Europa) che sembra disinteressarsi proprio della “crescita” – delegata evidentemente alla buona volontà dei singoli stati che ancora possono spendere qualcosa per questo – per concentrarsi invece sui tagli.
Nel solo capitolo “Connecting Europe” (trasporti, reti eenergia) spariscono oltre 11 miliardi. Una botta arriva anche sull’amministrazione di un altro miliardo di euro rispetto alla proposta di bilancio presentata a novembre, e quasi due miliardi in meno per gli Affari Esteri, ovvero il portafoglio a disposizione di Cathrine Ashton.
Tagli anche per il fondo degli aiuti ai cittadini più poveri: vengono stanziati 2,1 miliardi di euro, invece dei 2,5 chiesti dal Parlamento.
Conservati al contrario intatti (quindi con una svalutazione proporzionale al tasso di inflazione) I capitoli di spesa “tradizionali”. I tagli si concentrano tutti sulla spesa comune, che non riguarda le “buste nazionali” dei diversi paesi. Persino la tanto strombazzata “iniziativa contro la disoccupazione giovanile”, che doveva essere il primo punto della gestione Van Rompuy, viene finanziata con appena sei miliardi di euro in tutto; potranno accedervi i Paesi dove il tasso di disoccupazione giovanile supera il 25%, quindi anche l’Italia.
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