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L’Italia e i big europei nella banca di investimento cinese

Una specialità in cui l’Italia eccelle da sempre – cibo e vino a parte – è il cambio di alleato nel bel mezzo di una guerra. Perché ciò sia possibile, però, è sempre stato necessario predisporre “vie di fuga” prima ancora di cominciare a giocare sul serio.

Siamo nel bel mezzo di una “guerra delle monete”, con tutti i principali attori che svalutano allegramente uno ai danni dell’altro. Dollaro, euro, yen, renminbi sono i combattenti principali, senza dimenticare il rand sudafricano, il real brasiliano, il rublo e così via. Logica “militare” vorrebbe che ognuno combattesse coerentemente con la propria parte (è una parte un po’ infame, ma quella si sono scelti i “nostri” governanti…). Ma già così è complicato, perché siamo un paese Nato e abbiamo rapporti di ferro anche con il dollaro statunitense, moneta che fa peraltro da unità di misura dei prezzi internazionali e anche da moneta di riserva tesaurizzabile.

Siamo però anche un paese un po’ pezzente, con scarsi investimenti esteri (tra corruzione e tempi biblici della giustizia civile, chi vuoi che corra il rischio di ritrovarsi impanato qui…), e quindi bisognoso di intrattenere buoni rapporti con chiunque abbia soldi liquidi da prestarci o investire, specie se rappresenta un mercato in rapidissima espansione per le esportazioni del made in Italy.

E dunque anche l’Italia entrerà a far parte dell’ Asian Infrastructure Investment Bank (Aiib), istituto finanziario appena lanciato dalla Cina, che rappresenta la naturale alternativa alla Banca mondiale e in prmo luogo alla Asian Development Bank controllata dagli Stati Uniti.

Naturalmente, oer compiere il passo che si sapeva avrebbe certamente irritato il potente “alleato”, ha atteso che fosse qualcun altro a compiere il primo passo. L’ha fatto la Gran Bretagna, appena due giorni fa, quindi ora anche i nostri “caporali coraggiosi” possono ammettere quel che nella stanze delle trattative si brigava già da tempo.

Oddio, non è che lo abbiano proprio ammesso. Diciamo che c’è voluto il Financial Times per far venir fuori la notizia. Ma si sa, i nostri caporali (dell’esercito Unione Europea), non brillano per autonomia… Comunque, sottolinea il prestigioso quotidiano economico inglese, “La decisione dei Paesi Ue rappresenta una significativa sconfitta per l’amministrazione Obama, secondo la quale i Paesi occidentali avrebbero avuto una maggiore influenza sulla nuova banca se tutti insieme ne fossero rimasti fuori”. Anche perché è noto che questa iniziativa cinese è solo la prima di una più vasta “offensiva di Pechino per creare nuove istituzioni economiche e finanziarie che ne accresceranno l’influenza internazionale”.

Si potrebbe obiettare al Ft che in fondo Pechino chiede pazientemente da oltre 10 anni di discuetere la possibilità di una nuova unità di conto globale – o più realisticamente di un “paniere di monete” – in grado di sostituire il dollaro in tutte le sue funzioni internazionali. Ma ha ricevuto sempre risposte negative o evasive, perché il presente asseto consente a Washington di scaricare – fin dal 1971 – tutte le proprie crisi interne sui “partner” commerciali in giro per il mondo, semplicemente “stampando dollari” e costringendo tutti ad accettarli. Ora, quindi, sta costruendo le proprie difese ed è in cerca di alleati.

Il 31 marzo, data fissata dalla Cina per concludere la prima tornata di adesioni all’Aiib, è vicino. Vedremo nei prossimi giorni se – e quanti – altri paesi europei sono pronti a fare altrettanto. Gli occhi sono naturalmente puntati du Francia e Germania, ovvero “l’Europa che conta”.

Ultim’ora. E’ durata solo qualche ora l’incertezza. Anche Francia e Germania si apprestano a diventare soci fondatori dell’Aiib. Quindi è tutti è tutta l’Unione Europea ad aver fatto questa scelta. Lo spiega il ministero del  Tesoro, quindi Pier Carlo Padoan, in una nota.

«La Aiib, quale nuova banca d’investimento che lavorerà con le banche multilaterali di sviluppo e di investimento esistenti, può svolgere un ruolo di rilievo nel finanziamento dell’ampio fabbisogno infrastrutturale dell’Asia. In questo modo, la Aiib promuoverà lo sviluppo economico e sociale nella regione e contribuirà alla crescita mondiale» … «Francia, Germania e Italia, operando in stretto raccordo con i partner europei e internazionali, intendono lavorare con i membri fondatori della Aiib per costruire un’istituzione che segua i migliori principi e le migliori pratiche in materia di governo societario e di politiche di salvaguardia, di sostenibilita’ del debito e di appalti».

 

 

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