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Per Monti “crescita” fa rima con Tav

Anzi, su un solo tipo: le ferrovie ad alta velocità.
Il Cipe ha dato il via libera al progetto definitivo del 2° lotto del tunnel del Brennero, facendo così pervenire i finanziamenti a un’opera fin qui contestata solo a bassa voce dalla popolazione del Trentino Alto Adige. Gicché c’era, lo stesso comitato ha approvato anche il progetto preliminare dellaNapoli-Bari.
Siccome non volevano far torto a nessuno, hanno approvato anche il progetto definitivo della fermata Forlanini, struttura del  Passante ferroviario milanese che viene considerata “prioritaria” in vista (per la verità annebbiata) dell’Expo 2015. Altri 15,8 milioni di euro per connettere così l’aeroporto di Linate e la ferrovia.
Non è tutto. Per riuscire a fare tutta questa roba, bisognava “invogliare” i privati a partecipare anche ai finanziamenti, non soltanto con gli appalti. E quindi il comitato interministeriale ha fissatato le linee guida per  defiscalizzare le opere infrastrutturali finanziate dai privati insieme al pubblico.

Misure già previste dal “decreto sulla crescita”, emanato nella prima fase del governo “tecnico”, tra cui la compensione compensazione delle imposte sui redditi, dell’Irap, dell’Iva e del canone, generati dalla realizzazione e gestione delle infrastrutture strategiche. La speranza, ammette lo stesso comunicato di Palazzo Chigi, è che «la sostenibilità o il riequilibrio dei piani economico-finanziari di grandi progetti finanziati in gran parte da soggetti privati, favorendo la riduzione o l’azzeramento del contributo pubblico a fondo perduto» sia garantita da qquesto apporto “privato”, altrimenti non se ne potrevve fare nulla.

LA costruzione della galleria ferroviaria di base del Brennero – per il solo tratto compreso nel “secondo lotto” – “pesa” per 638 milioni di euro, mentre tutta l’opera, secondo le solite previsioni che si rivelano sempre fin troppo “sparagnine”, dovrebbe venire a costare quasi 5 miliardi (4.865 milioni).
Nell’immediato si tratta di 700 milioni di euro che, aggiunti agli stanziamenti decisi da Berlusconi  nel 2010, mette sul piatto  circa 1.500 milioni “pubblici”  per costruire un’opera che ovviamente è “chiave per la crescita e lo sviluppo del Paese e dell’Ue”.

E’ appena il caso di notare che nella crisi del 1929 e anni successivi, fino alla seconda guerra mondiale, molti governi fecero ricorso – keynesianamente – alla spesa pubblica per costruire infrastrutture o direttamente nuove fabbriche per nuovi prodotti (mentre oggi non se ne può neppure parlare). Ma allora queste “grandi opere”, complice un livello tecnologico molto più arretrato, creavano lavoro per milioni di persone. In assenza delle grandi macchine di mocimento terra, frese per gallerie, ponti pre-fabbricati, ecc, servivano milioni di braccia.
Oggi bastabo un po’ di autisti, qualche manovratore esperto per le macchine più complesse e costose, pocgi ingegnaeri e qualche geologo che faccia finta di non vedere qyante falde acquifere si perdono trapanando una catena montuosa come le Alpi. E infatti, speriamo per un sussulto di dignità o di vergogna, nessuno prova neppure a dire che con queste spese “si crea lavoro”. Al massimo un po’ di profitti garantiti in regime di monopolio e un po’ di rendite (per la finanza).

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