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Governo in prorogatio … e con licenza di uccidere

Non c’è neanche la necessità di andare a nuove elezioni: si lascia quello che già c’è, il dimissionario Governo Monti ad occuparsi dell’ordinaria amministrazione, mentre il Parlamento andrà avanti per la sua strada.
Tutto molto bello, se non fosse che proprio ieri il Governo Monti, in piena “prorogatio”, ne ha fatta un’altra delle sue: già a suo tempo nato come politicamente “irresponsabile”, con molta meno necessità di dover rendere conto a qualcuno delle proprie azioni, quindi ancor più politicamente irresponsabile, senza porsi troppi problemi ha violato l’accordo con l’India sul rientro dei marò accusati di aver ucciso due pescatori inermi.
Tanto, a chi dovrebbero rispondere per queste iniziative?
Più sfiduciato di com’è, infatti, non potrebbe di certo essere. Se qualcuno vuole fare diversamente, che si faccia avanti.
Sfiduciato ma inamovibile al tempo stesso!
L’irresponsabilità totale che consentirà di compiere atti irresponsabili e nessuno che proverà a mandarlo a casa.
E chi è che non vorrebbe trovarsi in questa condizione?
Poi pensa che pacchia, per uno come Monti, poter fare come in Belgio.
Il Governo nazionale finalmente uguale al sindaco di Parma Pizzarotti, a fare il ragioniere certosino e a spiegare come e perché, se non ci sono i soldi, questi non potranno essere spesi; e con anche la scusa di non avere la legittimazione necessaria per poter spostare velocemente le risorse da una parte all’altra.
Il massimo del regime tecnocratico al potere e con la possibilità di interpretare al meglio, da questa posizione, quanto previsto dall’art. 81 della Costituzione: “Le Camere approvano ogni anno i bilanci e il rendiconto consuntivo presentati dal Governo.”
E sì, questo è quello che è successo in Belgio per il lungo tempo del “Governo provvisorio”, con tanto di partecipazione, tanto per non farsi mancare nulla, alla guerra in Libia.
 
Ma poi una curiosità: l’ordinaria amministrazione, chi è che sa dove inizia? E chi è che sa dove finisce?
Dove sta scritta?
Se il Governo in prorogatio decidesse di emanare un decreto legge, motivandolo con la necessità ed urgenza di garantire il regolare svolgimento degli affari correnti, che si fa, si trova il modo di andare davanti alla Corte costituzionale per decretare l’illegittimità di un atto compiuto da un Governo in prorogatio e che, quindi, non risponde ai requisiti dell’articolo 94, in quanto “Il Governo deve avere la fiducia delle due Camere”? E quanto tempo comunque ci vorrebbe? E gli effetti indesiderati nel frattempo prodotti, anche se non convertito in legge, potrebbero essere sanati del tutto?
Poi ci sono da prendere in considerazione le competenze di cui agli art. 120, 123 e 127: i poteri sostitutivi e la promozione della questione di legittimità costituzionale degli statuti e delle leggi regionali.
Se questi atti non li fa il Governo, o il Governo in prorogatio decidesse in ogni caso di non immischiarsi, chi e come potrebbe farli?
 
Per concludere, la situazione istituzionale è un pochino più complicata di quello che qualcuno va invece prospettando come facilmente gestibile, e l’atto compiuto ieri dal Governo Monti ne è la riprova.
Visto, pertanto, a cosa si è già andati incontro, se non c’è la possibilità di avere un Governo rispetto al quale poter far valere il banale principio che se non si fa bene si cambia Governo, ci si sbrighi ad eleggere il nuovo Presidente della Repubblica e si vada velocemente a nuove elezioni, che a “fidarsi” dei Governi senza fiducia, o meglio, senza responsabilità, ci si potrebbe far male davvero.
 

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