La vicenda di Tempa Rossa, dei rapporti tra il governo Renzi e la multinazionale Total, con l’inevitabile profluvio di intercettazioni e voci melodrammatiche singhiozzanti al telefono, si sviluppa sui media mainstream che ovviamente puntano più al lato gossip che non sul dato strutturale – devastante – per cui questo governo non è altro che un ufficio di smaltimento delle necessità aziendali prevalenti.
C’è da dire che l’ormai ex ministro e speranza di Confindustria, Federica Guidi, oggi davanti ai magistrati di Potenza come “persona informata sui fatti”, si vede ormai imbozzolata nei panni di un personaggio femminile ottocentesco, dai tratti patetici e davvero poco autorevoli. Non c’è commozione possibile, ovviamente, perché questa signora – come tutti gli altri componenti dei governi degli ultimi 25 anni – ha collaborato entusiasticamente a prendere decisioni che stravolgono la vita della maggioranza della popolazione italiana, a cominciare ovviamente dai lavoratori. Basterebbe solo la firma sotto il Jobs Act per far arretrare qualsiasi moto di compassione…
In qualche misura lo sanno anche i cronisti che con qualche cinismo la espongono a una figuraccia memorabile, andando a selezionare i passi più “sentimentali” delle intercettazioni:
La Squadra mobile registra una telefonata, i 18 giugno 2015: «Non fai altro che chiedermi favori, con me ti comporti come un sultano… o mi sono rotta… a quarantasei anni… tu siccome stai con me e hai un figlio con me, mi tratti come una sguattera del Guatemala». E ancora: «Io per te valgo meno di zero… le cose che ho fatto per te non vanno mai bene, non sono sufficienti». Non poteva mancare la gelosia, «per te valgo meno di zero, come tutte», anche nei confronti dell’ex moglie e dei due figli avuti con lei, «stai più con loro che con nostro figlio».
E dire che l’ex ministra sa di possedere qualità superiori: «io non sono cretina… perché tutte le volte Gianluca… tutte le volte… le camicie, le cattiverie, tutto… per te è un diritto, ottenere quello che tu pensi sia possibile». Oltretutto sapendo che dall’altro capo del filo non c’è un genio dell’imprenditoria: «no, quanto ti è costato l’ufficio, dimmi?… Un milione di euro», «Ma quando tu ti sei andato a sputtanare centinaia di milioni di euro, in una situazione che neanche un deficiente...», mentre lei «Io a quarantasei anni, mi alzo domani mattina alle tre e mezza perché vado a lavorare, perché so com’è fatto il mondo, non vivo su Marte. Tu invece…».
Abbiamo ripreso parti da un pezzo “di colore” del torinese La Stampa, organo di casa Fiat-Fca. Ma per uno scopo decisamente diverso. Si può in effetti rimanere basiti nel pensare che, gente così, la si può incontrare in ascensore e sull’autobus, in un ufficio periferico come in un bar… e certo nessuno arriverebbe pensare che potrebbero un giorno ricoprire incarichi dirigenziali di nessun tipo. Invece “governano”, o almeno trasformano imperativi della Troika (Ue, Fmi e Bce) in “riforme strutturali”, decisioni, leggi, commissari straordinari per l’Expo o Bagnoli, emendamenti che favoriscono Tizio o caio e massacrano milioni di persone.
Ordinary people, senza grandezza, senza illusioni, senza visioni d’insieme. Avidi, certamente, Ma che, alle prese con interessi economici più grandi di loro, finiscono per comportarsi come “facilitatori” degli affari del più forte, cercando di spizzicare qualcosa per sé o per i propri familiari. Fino ad esserne stravolti anche sul piano “umano”.
Come spiegava già al tempo il saggio di Treviri: “La borghesia ha strappato il commovente velo sentimentale al rapporto familiare e lo ha ricondotto a un puro rapporto di denaro”. Ascoltare per credere…
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Meno gossip e più affari, com’è giusto, nella lettura degli stessi atti giudiziari fatta da IlSole24Ore. Il primo che dice “poverina” pensando all’ex ministro dovrebbe venir schiaffeggiato:
Il «quartierino romano» di Gemelli e il pressing sulla Guidi
di Ivan Cimmarusti e Marco Ludovico
C’era un «fuoco incrociato» sull’allora ministro allo Sviluppo economico (Mise), Federica Guidi. Vittima di una presunta organizzazione a delinquere denominata «quartierino romano» capeggiata dal compagno della Guidi: l’imprenditore Gianluca Gemelli. È il contenuto di un’informativa investigativa giunta sulla scrivania del procuratore capo di Potenza Luigi Gay, dell’aggiunto Francesco Basentini e del sostituto Laura Triassi, che coordinano l’inchiesta sul petrolio in Val d’Agri.
Partendo dall’oro nero lucano, l’indagine ha portato gli investigatori della squadra mobile di Potenza, al comando di Carlo Pagano, a ipotizzare l’esistenza di una presunta «rete» di rapporti trasversali intessuti da Gemelli per i suoi interessi personali: appalti e commesse per la sua società di servizi, nomine. Con la complicità, ritengono alla squadra mobile, di Nicola Colicchi, ex consulente della Camera di Commercio di Roma; di Valter Pastena, ex dg del ministero dell’Economia e delle finanze; e con l’appoggio, racconta l’informativa, di Paolo Quinto – non risulta indagato – stretto collaboratore di Anna Finocchiaro (Pd). Pastena, Colicchi e Gemelli sono indagati a vario titolo per associazione a delinquere, traffico di influenze e abuso di ufficio.
Un lungo capitolo è dedicato al ruolo di Pastena. L’ex dg del Mef passato con una consulenza al Mise racconta che deve portare un «regalo» a Gemelli. Si tratterebbe, secondo la polizia di Stato, di atti giudiziari avuti «dagli amici carabinieri» legati all’indagine sulla mafia in Emilia Romagna in cui è stato tirato in ballo il nome del ministro alle Infrastrutture Graziano Delrio. L’ipotesi dell’informativa è che si possa trattare di un dossieraggio contro Delrio. «Io ti devo parlare da vicino ma proprio da vicino, molto da vicino (…) tutte cose che addirittura ti puoi togliere pure qualche sfizio (…) ma serio ti puoi togliere qualche sfizio..eh? (…) Tieni conto che i carabinieri prima che tu venissi là, sono venuti a portarmi il regalo in ufficio. Hai visto il caso di Reggio Emilia? Finito sto casino usciranno le foto di Delrio Cutro con i mafiosi… Tu non ti ricordi quello che io ti dissi, che c’era un’indagine, quelli che hanno arrestato a Mantova, a Reggio Emilia, i Cutresi, quelli della ’ndrangheta… (…) … no, te l’ho detto, perché chi ha fatto le indagini è il mio migliore amico, e adesso ci stanno le foto di Delrio con questi».
Ma la Guidi muove pesanti accuse anche contro l’allora viceministro al Mise, Claudio De Vincenti: secondo la ministra, che lo racconta a Gemelli, De Vincenti voleva prendere il suo posto. «Guidi – scrivono gli investigatori – ribadiva che De Vincenti era la sua rovina, che doveva stare molto attenta a lui, perché sapeva tutto». Inoltre, aggiunge l’ex ministro a Gemelli, «però siccome è diciamo amico di quel tuo clan lì, sappi… perché oltre tutto lui lì è uno che sa le cose». La Guidi in questa intercettazione con il compagno insiste su De Vincenti e cita poi la sua «fida amica Finocchiaro, Paolo Quinto, siccome lo portano tutti in palmo di mano». Il nome della Finocchiaro, citata da Gemelli e dalla Guidi, ritorna alcune volte nell’informativa: nelle intercettazioni Colicchi e Gemelli parlano persino della candidatura poi sfumata della parlamentare Pd alla presidenza della Repubblica.
I magistrati stanno vagliando le intercettazioni per chiarire se il contenuto sia reale o, com’è evidente in molti casi, millanterie. Restano palesi le pressioni di Gemelli sulla compagna: «Presentami l’amministratore delegato della Drilling, presentami l’amministratore delegato di Shell, di Total, di Tamoil». Guidi e Gemelli hanno una violenta litigata, annota la squadra mobile, perché, tra l’altro, «lo stesso Gemelli rinfacciava alla Guidi di essersi interessata invece per il presidente degli Aeroporti Toscani (Marco Carrai, ndr) mettendosi a sua completa disposizione». L’informativa contiene anche altri particolari tutti da chiarire e dimostrare.
C’è, per esempio, il capitolo dedicato al tentativo presunto o almeno dichiarato da parte di Gemelli di far nominare Franco Broggi, della società Tecnimont, in una società pubblica come Enel o Eni. La richiesta sarebbe stata fatta alla stessa Guidi. Tuttavia ci sarebbero, secondo Gemelli che è intercettato con Broggi, dei problemi. «Io ti volevo solo dire quello che sto facendo …Allora, Federica l’ho messa in croce, gli ho detto “senti,figlia mia, ma io non…” perché l’hanno fatta incazzare Renzi, poi c’è ’sto testa di c… di questo qua di Luxottica, come si chiama, Andrea Guerra (…) che glielo hanno messo a controllare la cosa dell’acciaieria e l’Ilva! E le stanno rompendo…ho detto “senti tu mollali”». Sempre Gemelli dice che la compagna le avrebbe detto sul fronte nomine che «Gianluca, io c’ho Luca Lotti che mi sta massacrando, su ogni cosa di queste ci mette il becco». Gemelli, inoltre, qualcosa ce l’avrebbe da dire anche sul ministro dell’Interno, Angelino Alfano, accusato di aver «piazzato» una persona in Eni: «Non immagino fosse un bordello di questo genere – dice Gemelli – cioè perché tu (Broggi, ndr) devi figurare ad esempio nel consiglio di amministrazione di Eni, poi dicono che sono tutta gente super forte, cioè c’hanno messo l’avvocato di quello» aggiunge Gemelli «che è agli interni, Alfano, cioè ci mettono i personaggi dei capi partito, capito? Non politici, capi partito»
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