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L’eterogenesi dei Grilli: i “controllori” controllati

«Daniele Martinelli e Claudio Messora sono da oggi i due coordinatori dei due gruppi di comunicazione per la Camera e il Senato del M5S».
Il tweet con cui Grillo ha cercato di chiudere la “ribellione” dei senatori M5S – quelli che avevano votato Grasso per evitare il ritorno di Schifani – sa tanto di commissariamento. L’hanno notato in tanti, perché è un po’ troppo evidente.
I due sono due blogger di stretta osservanza casaleggiana, ovvero due opinion maker da tastiera, abili nel metter giù la parola giusta al momento giusto nel flusso giusto. Vedremo alla prima occasione se saranno altrettanto abili con media diversi: la tv teoricamente vietata ai “parlamentari semplici”, l’assedio dei cronisti con le stesse domande stupide che rivolgevano fin qui ai “vecchi politici”. I rischi dell’improvvisazione, quand si passa dal mondo virtuale a quello reale, sono – come è visto subito – tanti e tutti enormi. Per gestirli servirebbe cultura politica ed esperienza, oltre che faccia come il culo. La seconda indubbiamente c’è (“siamo italiani”…), la prima era stata addirittura bandita come figlia delle “ideologie del Novecento”.
L’esordio di Martinelli non fa pensare che risolverà un granché. “Sarò commissario nel senso che cercherò di evitare che si presti il fianco ad attacchi strumentali di cui sono pieni i giornali da settimane”, perché i parlamentari del M5s sono “cittadini acqua e sapone, digiuni di stampa e poi magari l’ingenuità”.
Se fossimo parlamentari M5S saremmo già offesi, e l’dea di avere un “tutor” che ammette fra l’altro di non esser stato votato da nessuno alle “parlamentarie” grilline dovrebbe far incazzare anche un santo. Ma sono problemi loro.
Quello che interessa è verificare se il principio della “democrazia diretta”, sbandierato dal M5S, sia realizzabile o meno. E se sia effettivamente “compatibile” con uno statuto da “non partito” che affida la proprietà del marchio a una sola persona.
Su questo piano abbiamo registrato fin da subito delle defaillance clamorose (avendo premesso per tempo che erano anche logiche e inevitabili), oltre che evidenti divisioni interne. Che ora hanno prodotto l’inedita figura del “portavoce al posto dei parlamentari”.
Dal punto di vista istituzionale, la cosa è clamorosa. I parlamentari – qualunque cosa si pensi delle persone che sono state “elevate” a questa funzione nel corso dei decenni – hanno un ruolo-chiave nel paese: scrivono le leggi, le discutono, le approvano, le cambiano. E’ concepibile che uno che fa – sia pure temporaneamente – questo mestiere sia incapace di comunicare quel che pensa? Se sì, va rimandato a casa di corsa, perché i suoi eventuali errori in sede legislativa hanno una ricaduta grave sulla vita di tutti i cittadini; se no, non servono i “tutor”.
Insomma, non fa una bella impressione vedere che decine di parlamentari entrati nelle Camere sull’onda di una spinta popolare gigantesca, investiti (e auto-investiti) del compito di “controllare i vecchi politicanti”, siano così “ingenui” da dover essere a loro volta controllati per quel che fanno o dicono nell’esercizio delle proprie funzioni. Dà l’idea di marionette mosse da fili extraparlamentari. E sinceramente, è uno svilimento della “politica” altrettanto penoso del vecchio “inciucismo”.

La mossa di Grillo sa dunque di vecchissima politica. Dopo aver “vinto le elezioni” gridando “tutti a casa” – non era impossibile, con questa classe politica impresentabile – ha dovuto sbattere il naso sulle complicazioni della “pratica” (si vota o no? e chi o cosa? e chi decide?). Ed ha reagito prima con l’anatema e richiesta di dimissioni per i “reprobi”, poi con il “perdono” incattivito di chi deve fare buon viso a cattivo gioco, infine con la nomina di due “badanti” di provata fede per disciplinare la truppa.

Registriamo. Non avranno un compito facile, se dopo appena una settimana il clima interno ai gruppi è quello involontariamente svelato dalla senatrice Serenella Fucksia, che a Sky Tg24 ha dichiarato: «Chi ha dichiarato con onestà e chiarezza un voto contro la mafia, chiaramente non a sostegno del Pd, mi stanno bene. Non escludo però che al di là di queste persone ci possano essere delle persone nel Movimento in totale cattiva fede. La mano sul fuoco su Vacciano (uno dei senatori che ha votato per Grasso) non ce la metto, perchè non si è espresso particolarmente ma poi ha fatto casino».
Calma ragazzi, una legislatura dura cinque anni…

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2 Commenti


  • Diego

    Semplicemente il “grillismo” si sta rivoltando nelle sue contraddizioni, era prevedibile. Il M5S deve fare un cazzo di congresso, punto. Non esiste un “non statuto” di un “non partito”, perché tutto ciò è profondamente anti-democratico; e l’idea di rispondere al peggio del partitismo con una organizzazione lassa e di fatto a conduzione carismatica è quanto di più infantile esista.


  • MaxVinella

    Io credo che l’idea del partito “chiesa” , superorganizzato e superburocratizzato com’erano la vecchia DC e il PCI sia ormai superata dalla storia.

    Questo anche perchè sono cambiati gli strumenti del fare politica e perchè la nostra società è ormai frammentata e segmentata in una molteplicità di classi, trasformatesi peraltro, le più forti, in corporazioni, lobbies e potentati.

    I grillismo è solo la risposta ,probabilmente inadeguata ed insufficiente, al fallimento di quei modelli, che hanno finito solo per produrre oligarchie politiche autoreferenziali e corrotte, ma è questo un fenomeno che non va sottovalutato e mininimizzato, demonizzandolo.

    Il successo dell’M5S non è il problema, ma un segnale forte e chiaro di una richiesta sociale di cambiamento, non più eludibile, pena precipitare velocemente verso regimi autoritari , quali inevitabile risposta reazionaria a disordini e proteste sociali violente , che per ora l’M5S è riuscito ad istituzionalizzare, incalanandole nelle urne .

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