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E’ morto Nicola Pellecchia, tra i fondatori dei Nap

Ha lottato a lungo contro un tumore carogna e decine di iniziative erano state organizzate un po’ in tutta Italia per sostenerlo in questa sua purtroppo ultima battaglia.

Ospiteremo messaggi e ricordi di chi lo ha conosciuto. E intanto ripubblichiamo volentieri questo articolo uscito poche setimane fa su un giornale “insospettabile” come il perbenista “Il Mattino” di Napoli. Ma quando una persona come Nicola te la trovi davanti, esattamente come con Prospero, è difficile per chiunque – che sia intellettualmente e umanamente onesto – rifugiarsi nei luoghi comuni che proprio i media hanno per 40 anni sparso a piene mani.
Cia Nicola, che la terra ti sia lieve.

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Alcuni dei messaggi arrivati in giornata:

Questa notte Nicola e morto, a casa sua, circondato dall’affetto di tutti, ringrazio ancora chi di voi ha permesso, con il proprio contributo solidale, di rendergli meno gravoso questo distacco, Ada

Con la stessa rabbia con la stessa forza con la stessa lotta, con tanta tenerezza memoria ricordi e occhi lnumiditi Ciao Nicola.
Vincenzo

Grazie del tuo tatto e della tua gentile presenza.
emanno

(Un augurio di)Tutto il meglio per voi.
Karl Heinz Dellwo

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Gli anni di piombo, i Nap a Napoli e la difficile lotta per la vita di Nicola Pellecchia

Gigi Di Fiore

Venne in redazione vent’anni fa. Da poco era uscito dal carcere, dopo aver scontato, senza essersi mai dissociato dalla sua scelta passata, tutta la pena. Sereno, sguardo da vita intensa, Nicola Pellecchia aveva accettato di raccontarmi la sua esperienza di fondatore napoletano dei Nap prima, passato in carcere con le Br poi.

Anni di piombo, terrorismo, impegno politico. In quel periodo, scrivevo una serie di pagine per Il Mattino sui personaggi napoletani di quegli anni, visti da più angolazioni: ex terroristi, vittime, inquirenti. Nicola mi parlò di una storia, la sua, che non rinnegava se stessa e che lo aveva portato in carcere nel 1975, con una condanna a 21 anni e mezzo. Era stato anche rinchiuso all’Asinara, poi trasferito nei giorni convulsi della trattativa Stato-camorra per il rapimento di Ciro Cirillo. Speravano potesse fare da tramite tra brigatisti fuori e in carcere. Non fece nulla.

Alla fine di una lunga chiacchierata, mi disse: “Ho parlato con piacere con te, ma non mi va che la mia storia faccia parte di quelle che stai scrivendo”. Andava bene così: comunque mi affidò ricordi, chiavi di lettura. Impegno politico, amici, privato. Annamaria Mantini, tra i giovani morti in quell’esperienza Nap, era stata la sua compagna.

Figlio di un avvocato civilista del quartiere Vomero, in quei giorni Nicola Pellecchia aveva cominciato a lavorare nello studio del genitore. Poi, la folgorazione di Procida. Mare, sole, pesca. Un’altra scelta di vita: si trasferì sull’isola, con la mamma e la compagna. Ebbe un figlio. E si schierò a difesa dei diritti dei 200 pescatori procidani, mettendoli insieme. Non era mai successo. Una vittoria. Meditava di scrivere un memoriale, tanti come lui lo hanno fatto. Dopo l’esperienza di quegli anni, alcuni sono diventati scrittori famosi.

Nicola sta male, molto male. Ha di quei tremendi mali contro cui o lotti, o cadi nella disperazione. Un primo intervento chirurgico a Napoli, poi da mesi il trasferimento a Milano per affrontare cure costose. Ai discussi funerali del brigatista Prospero Gallinari era assente e il suo nome è stato pronunciato tra quelli giustificati nel suo non esserci.

In questi giorni, su Nicola Pellecchia è partito un tam tam, soprattutto informatico, di solidarietà. Collettivi, reduci di quegli anni, militanti della sinistra, frequentatori di piazza Medaglie d’oro al Vomero negli anni Settanta: cene a tema, dibattito con Valerio Lucarelli (autore di un bel libro sulla storia dei Nap), concerti come quello di Daniele Sepe. Tutto serve a raccogliere fondi, sotto il coordinamento di Ada Negroni, altra reduce milanese di quegli anni di piombo.

In rete, gira una bella foto del volto di Nicola, baffoni e capelli lunghi ormai grigi, naso deciso. C’è fierezza in quell’immagine, di chi ha scelto, pagato, mai rinnegato. Con coerenza e, si sa, chi sconta la sua condanna va sempre rispettato. Comunque la si pensi. Nicola Pellecchia ora lotta per la vita. Quella che, nel bene e nel male, ha sacrificato alle sue convinzioni. Rispetto, ma non silenzio ora, se si può aiutare in concreto il “vecchio militante dei Nap”. Ora è solo un uomo coerente, che ha bisogno di mani tese.

da Il Mattino di Napoli, del 12/02/2013

Qui, poco tempo fa, insieme a Oreste Scalzone.

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Una vecchia foto all’ingresso in aula in uno dei tanti preocessi. Insieme a Giorgio Panizzari.

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11 Commenti


  • fabio sebastiani

    E’ bastato frequentarti anche per pochi giorni e sei diventato uno di quei “volti di sempre” che ti aiutano ad andare avanti. La pace che avevi e che trasmettevi ti segua ancora, dopo tanto dolore…


  • Radisol

    Ciao, Nicò … e grazie di tutto !


  • mariuccio

    nonostante la sua scelta, è rimasto integro nei suoi ideali….pagando il debito ad una società, che non merita tanta dignità…..saluti comunisti


  • vincenzo

    sn un pescatore di procida…..lo conobbi anni indietro a procida era appena sbarcato a procida con la sua famiglia di origine ci siamo frequentato per molti anni era un uomo nobile di carattere per ò aveva tanta forza di combattere contro tutto e tutti, mi dispiace tanto che per poco nn ce l afatto…..però ne sn fiero perchè adesso v eglia fra gli angeli del paradiso….mando il mio personale cordoglio al nostro caro nicola..e alla famiglia …..che ci resterà sempre nei nostri cuori…..vincenzo scotto di vettimo.


  • ROSARIA SAVARESE

    Non so cosa dire ad un UOMO che ha dato tutto se stesso per aiutare tutti.SEI UN GRANDE UOMO E TI RICORDERO’ SEMPRE CON GRANDE AFFETTO.GRANDE E’ L’UNICA COSA CHE RIESCO A DIRTI.


  • K.

    Dal libro di Valerio Lucarelli

    “Vorrei che il futuro fosse oggi. Nap, ribellione, rivolta e lotta armata” , pag.11

    “Il primo ex nappista incontrato è stato Nicola Pellecchia. Da anni vive a Procida, l’isola di Arturo. Il mare come barriera protettiva. Un pomeriggio gli descrissi i miei contatti fiorentini che un tempo avevano animato il Collettivo Jackson. Di norma deciso, il timbro della voce di Nicola parve per un attimo incerto.
    “Sai che Annamaria era la mia compagna?”.
    Annamaria Mantini, nappista come il fratello Luca, trovò la morte nel luglio 1975, due mesi dopo il sequestro del giudice di Gennaro. Con garbo, Pellecchia mi rivelava qualcosa di intimo, di profondo. Non risposi. Capii che quel pensiero non era concluso. “Sono stato a Firenze, ho chiesto informazioni, ma invano. Mi sono rivolto anche all’autorità cimiteriale. Senza successo. Credo che i compagni di Firenze sappiano bene dove è sepolta. Se lo venissi a sapere…Mi piacerebbe andarla a trovare”.
    Il suo problema diveniva mio. Prima di ogni ricostruzione, era per me doveroso scoprire dove Annamaria Mantini riposava. Riuscii a saperlo. Se il senso del mio lavoro era quello di riannodare i fili strappati, sentivo già di averne ricucito uno.”


  • mario zingone

    1..Nicola, ho pensato di salutarti,con uno dei nostri più bei slogan: 11/03/2013 bandiere rosse al vento è morto un partigiano, ne nasceranno cento!


  • Gaetanina

    Ciao, Nicola. Hi sfiorato la tua vita tramite le traversie dei tuoi genitori nel periodo della detenzione. Il loro dolore di saperti in carcere e il loro orgoglio di genitori per i tuoi ideali e le tue lotte. Ho vivo nella memoria il calore dell’abbraccio di quando ci siamo incontrati anni fa per la prima volta nel Paese f’origine di tuo padre. Lo conserverò per sempre dentro di me.


  • ARIJ

    Ho conosciuto Nicola solo l’anno scorso, quando avevo appena perso mia madre..lui gia non stava bene ma la sua forza e il calore della sua anima mi hanno subito sostenuta, aiutata.. e per un anno lui per me è stato un punto di riferimento importante..con la sua colma ma anche con la infinita intelligenza mi ha aiutata a sopportare un dolore enorme, ad amare la vita con le sue mille sfumature di colori.. Adesso che non ce più,dentro di me regna il vuoto, ma non ti dimenticherò mai Nicola, infinito sarà il ricordo che avrò di te.


  • Giancarlo

    Ciao Nicola e grazie di avermi dato la Tua amicizia.
    Ora riposa in pace.


  • Antonio Scotto

    Oggi al cimitero è stata un ‘emozione indescrivibile il saluto dei COMPAGNI ed il “Bella Ciao ” finale è stato il giusto tributo ad un grande Compagno del popolo………Hai fatto la storia compagno mio ed io ho avuto la fortuna di conoscerti………Rip…….

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