La “Thatcheromics” così venne definita e significò lo scatenamento della guerra di classe contro i lavoratori e il welfare state britannico, una anticipazione di quello che sta avvenendo dal 2010 anche nell’Unione Europea. La Thatcher impose la privatizzazione delle aziende strategiche pubbliche come la British Airways, la British Gas, la British Telecommunication e le acciaierie British Steel. Una drastica politica di tagli al bilancio pubblico e di agevolazioni fiscali, soprattutto per la finanza – la City – e i ceti medi, cercando in questo modo di isolare i settori operai della società.
Paradigmatico fu lo scontro con i minatori. Il governo della Thatcher annunciò la chiusura di una miniera, quella di Cortonwood nello Yorkshire. Era il primo passo, ne furono chiuse un’altra ventina. Migliaia di minatori (più di ventimila) furono licenziati dopo uno sciopero e una resistenza durata quasi un anno con durissimi scontri con la polizia sia ai picchetti che nelle strade urbane.
Lo sciopero, convocato dal sindacato dei minatori, il Num, guidato da Arthur Scargill, coinvolse più di 160.000 minatori. Il bilancio di 51 settimane di lotta, fu di due minatori uccisi, 700 licenziamenti politici e 10.000 procedimenti giudiziari. La resistenza dei minatori fu piegata e la Thatcher acquisì la fama di Lady di Ferro, rafforzata dalla sua decisione di inviare una flotta militare nelle isole Malvine occupate dagli argentini.
Altro caposaldo della politica antipopolare della Thatcher fu la privatizzazione delle ferrovie, le British Railways, una destrutturazione dalla quale il sistema ferroviario britannico ancora non si è ripreso, che ha causato innumerevoli e mortali incidenti ferroviari e una impennata dei prezzi. In realtà la privatizzazione fu conclusa tra il 94 e il 96 dal successore della Thatcher, Johm Major, ma l’input decisivo fu tutto suo.
La Thatcher tagliò la spesa per le ferrovie bocciando ogni programma di ammodernamento, anche dopo un grave incidente avvenuto il 12 dicembre 1988 a Clapham Junction. Per l’occasione un’apposita commissione d’inchiesta raccomandò di adottare un moderno sistema di sicurezza già in funzione nel resto d’Europa, l’Automatic Train Protection (ATP). L’investimento complessivo per questi dispositivi era stimato intorno 1 miliardo di sterline ma sotto la Thatcher l’amministrazione delle ferrovie finì col rinunciare. Oltre alle nuove misure di sicurezza si rinunciò anche ad un’appropriata manutenzione di altri dispositivi e strutture. L’amministrazione ferroviaria accettò inoltre una politica anti sindacale mirante a ridurre sia i salari che l’occupazione.
Ma sono state proprie le imposte il punto di caduto della Thatcher. Nel 1988 varò una nuova tassa comunale – la Poll Tax – che scatenò una reazione popolare estesa e durissima. Due manifestazioni nel centro di Londra videro scontri durissimi tra manifestanti e polizia ma la Poll Tax scatenò una violenta opposizione e avviò il tramonto politico della Thatcher nel 1989. A farle le scarpe furono soprattutto gli altri settori del Partito Conservatore.
Margaret Thatcher è morta, il mondo non ne sentirà certo la mancanza.
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