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Fornero. “Vogliamo poter licenziare i lavoratori pubblici”

Quel povero giornale fu costretto a un articolo di “correzione”, il giorno dopo, passato alla (nostra) storia come “l’articolo diSciotto”. Sosteneva, la Cgil, che l’accordo firmato con Patroni Griffi – una delega, peraltro, non contenesse alcuna concessione ai licenziamenti, se non una vaga “ridefinizione dei licenziamenti per motivi disciplinari”.

Ora il ministro Fornero arriva a chiarire che, sì, anche i dipendenti pubblici saranno licenzaiabili al pari di quelli privati. Naturalmente “per evitare disparità”.

 

«Quello dei dipendenti pubblici non è un mercato perché le regole sono diverse, ma auspico che qualcosa di simile a quello che abbiamo fatto per i dipendenti privati relativamente alla possibilità di licenziare sia inserito nella delega al Ddl anche per i dipendenti pubblici». Lo ha sottolineato il ministro Fornero rispondendo a una domanda di uno studente della facoltà di Economia, dove è venuta a spiegare la sua riforma del lavoro. Il giovane le domandava perché il provvedimento interessa i lavoratori del settore privato e non quelli del pubblico.

Il ministro ha ricordato che nel Ddl c’è una delega ad intervenire anche nella pubblica amministrazione, dove «non vogliamo difformità di trattamento». «Patroni Griffi – ha aggiunto Fornero – ha questa delega, siamo in contatto, stiamo lavorando insieme non vogliamo ci siano difformitá di trattamento con il privato, non è possibile che diciamo certe cose sul settore privato e poi non le applichiamo al pubblico».

Il giorno che reintrodurranno la pena di morte la applicheranno a qualsiasi reato? Così, “per equità”…

Restiamo però al merito. La Fornero, con la sua sortita, ha chiuso il disegno complessivo che ha in testa. Riassumendo le tappe:

– con la “riforma” delle pensioni ha allungato l’età pensionabile, creando così una platea di lavoratori “maturi” non più coperti dalla pensione se dodovessero perdere il lavoro; il problema degli “esodati” e degli “esodandi” ha reso esplicita questa condizione;

– con la “riforma” del mercato del lavoro rende possibili licenziamenti non collettivi anche senza giusta causa, per “motivi economici” autocertificati dall’azienda e non verificati da un soggetto terzo, ossia lo Stato;

– con la stessa “riforma” del mercato del lavoro cancella sostanzialmente gli ammortizzatori sociali riducendoli al solo Aspi, un’indennità di disoccupazione breve (Un anno per gli under 55, diciotto mesi per gli over), quantitativamente ridotta nel tempo (se non accetti un qualsiasi lavoro retribuito almeno il 20% in meno dell’Aspi perdi anche l’indennità);

– estendendo il principio anche al pubblico impiego allarga di altri 3,5 milioni la platea dei lavoratori licenziabili a discrezione (per “motivi disciplinari”, in questo caso) precarizzando di fatto il settore;

Il disegno ha una razionalità criminale. Togliendo tutte le tutele, sia giuridiche (art. 18 ed età pensionabile) che economiche (ammortizzatori sociali e pensione), sono state create le condizioni per buttare fuori dal lavoro alcuni milioni di lavoratori “anziani” senza che questi possano “pesare” sulle casse pubbliche. A questo putno basta incentivare la “sostituzione” degli “anziani” pagati discretamente con “giovani” (anche ulltra-40enni, ormai) pagati pochissimo e il gioco è concluso.

Si distrugge un modello sociale, si creano milioni di poveri veri che vedono avvicinarsi molto più rapidamente la morte (il peggioramento delle condizioni vita accorcia inevitabilmente anche le “aspettative di vita”), e si pensa di poter disporre di altri milioni lavoratori “freschi” su cui esercitare un potere dispotico assoluto-

E queli “anziani”, magari appena 50enni, cosa faranno? “Sul mercato”, e la risposta del ministro. Ma il mercato non li vuole già ora, perché finora le aziende – utilizzando lo strumento dei prepensionamenti della cassa integrazione, ha dimostrato che che è proprio questa l afascia di età di cui tendono a liberarsi.

Quindi? Morissero presto, è la risposta vera. Ma senza protestare troppo, sennò mandiamo la polizia (licenziabile anch’essa? temiamo di no).

Un disegno da generale sabaudo, di quelli che internarono 5.000 soldati dell’esercito di “Franceschiello”, giovani meridionali abituati ai 35 gradi all’ombra, in campi di concentramento in mezzo alle Alpi. Lasciandoli poi “equamente” morire tutti di fame e freddo. Vi pare un disegno un po’ troppo nazista? C’è la crisi sistemica, ragazzi; questo non è che l’inizio…

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