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Grilli, il ministro di tagli e tasse. Con cinque conti nei paradisi fiscali

Un vero esperto, insomma, di come si faccia a imboscare privatamente soldi altrove mentre – da funzionario pubblico – si esercita con massimo della durezza la “lotta all’evasione fiscale” soprattutto ai livelli bassi del reddito, o magari chiedendo a Equitalia si tampinare chiunque debba ancora soltanto un euro allo Stato.
Leggiano dal giornale di Confindustria:

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Sul Sole 24 Ore inchiesta di Claudio Gatti sui conti esteri del ministro Vittorio Grilli e sui pagamenti delle sue case. “Almeno fin quando era Ragioniere dello Stato, l’attuale ministro dell’Economia Vittorio Grilli ha avuto svariati conti all’estero. E non ci riferiamo ai due conti che aveva a Londra, co-intestati con la moglie di allora. Parliamo piuttosto dei cinque conti di cui era titolare nelle cosiddette isole del Canale, e cioè località che il governo italiano considera paradisi fiscali. Conti in sterline, dollari ed euro. Da uno di questi conti al Sole 24 Ore risulta che sia provenuta una parte del denaro pagato per l’acquisto del lussuosissimo appartamento che l’attuale ministro ha comprato nel 2004 in via San Valentino, a Roma”.

Conti esteri in posti considerati paradisi fiscali e denominati in sterline, dollari ed euro sono stati utilizzati per i lavori di ristrutturazione di un appartamento di lusso. Il ministro dell’Economia Vittorio Grilli, si difende dalle accuse, ma i movimenti di denaro dalle isole del Canale della Manica fanno sorgere più di un sospetto. I fatti risalgono al 2004 e 2006.

Almeno fin quando era Ragioniere dello Stato, l’attuale ministro del Tesoro Grilli ha avuto “svariati conti all’estero. E non ci riferiamo ai due conti che aveva a Londra, co-intestati con la moglie di allora. Parliamo piuttosto dei cinque conti di cui era titolare nelle cosiddette isole del Canale, e cioè località che il governo italiano considera paradisi fiscali. Conti in sterline, dollari ed euro”.

Inizia cosi’ l’inchiesta di Claudio Gatti del Sole 24 Ore, a cui risulta che da uno di questi conti “sia provenuta una parte del denaro pagato per l’acquisto del lussuosissimo appartamento che l’attuale ministro ha comprato nel 2004 in via San Valentino, a Roma”. “Erano tutti conti in chiaro. Dichiarati. Su cui ho pagato tutte le tasse”, si è difeso il ministro, che spiega di aver lavorato per una banca svizzera.

“Era una prassi normalissima. E, cosa discriminante, i conti erano totalmente trasparenti al fisco“. Il professor Grilli nega di aver attinto da uno di questi conti per pagare parte dell’appartamento a Roma. “Quando sono venuto in Italia ho riportato i soldi indietro. Indipendentemente dalla casa. In altri tempi”.

Il Sole 24 Ore non solo ne ha trovato conferma documentale, ma ha anche appurato che laboriosissime opere di ristrutturazione furono effettivamente eseguite tra il 2004 e il 2006, però coordinate dalla moglie Lisa Lowenstein e addebitate allo stesso professor Grilli. Ma prima un passo indietro. Nella memoria depositata il zo settembre 2012 nella causa di divorzio, gli avvocati del ministro hanno scritto che per «la ristrutturazione della casa di via San Valentino, il prof. Grilli ha personalmente speso 118mila euro per acquisto materiali edili da fornitori, e 256mila euro – versati a mezzo bonifici bancari alla società incaricata della ristrutturazione». Per un totale di 374mila euro. Nonostante la signora Lowenstein non abbia contestato quest’ultimo punto nella sua causa di divorzio, Il Sole 24 Ore ha raccolto documenti che confutano quest’asserzione. Le carte provano che i lavori di ristrutturazione, portati a compimento dalla ditta di costruzioni Aurea sono infatti costati quasi il doppio di ciò che il ministro ha dichiarato, attraverso i suoi avvocati.

L’altra metà è invece stata saldata in contanti, senza imposizione di Iva:

Lo si deduce dal “riepilogo generale” indirizzato al “prof. Vittorio Grilli” da Aurea, con firma in originale apparentemente del suo socio amministratore, che elenca spese per un totale di 642.281 euro. Due i dettagli più significativi: il riepilogo elenca versamenti per un totale di 287.500 euro di “contante” ad Aurea e altri lomila, sempre registrato come “contante”, all’architetto Naghi Habib (che assieme a sua moglie Anna Lisa Ambrogi è socio di Aurea). Il che potrebbe spiegare come mai nello stesso conteggio l’Iva risulta essere applicata solo su 360mila euro. Ma procediamo con ordine. Il 7 giugno 2004, in qualità di committente, Vittorio Grilli risulta aver firmato una “Lettera di incarico professionale di progettazione” per la ristrutturazione dell’appartamento comprato in Via San Valentino (con) all’architetto Habib. Per un “compenso forfaittario previsto” di 20mila euro. Lo stesso giorno Grilli ha firmato una “scrittura privata” con cui ha affidato i lavori di ristrutturazione ad Aurea.

Nella sua risposta a un’inchiesta pubblicata nel gennaio scorso dall’agenzia americana Bloomberg, il ministro aveva già parlato di lavori di ristrutturazione. Ma fatti in un momento diverso. In quell’articolo si sosteneva che l’appartamento di via San Valentino era stato comprato a un prezzo decisamente sotto mercato, 1.065 milioni di euro. Inferiore addirittura all’ammontare del mutuo ricevuto dal Monte dei Paschi per l’acquisto e la ristrutturazione. Nella sua replica scritta a Bloomberg il ministro spiegava che «sebbene all’atto dell’acquisto (l’appartamento) necessitasse di interventi strutturali… già in passato era stato oggetto di importanti lavori di riadattamento e di realizzazione di migliorie a opera di un congiunto del venditore con il quale contestualmente all’acquisto e con operazioni perfettamente tracciabili ho dovuto regolare tutti i profili economici relativi a tali interventi». E aggiungeva che «la valutazione dell’immobile data dai periti alla banca… prendeva in considerazione l’effettivo stato dell’immobile comprensivo delle migliorie operate dal predetto soggetto diverso dal venditore, il rapporto con il quale ha costituito oggetto di una autonoma regolazione».

In pratica, il ministro ha indirettamente riconosciuto che il prezzo da lui ufficialmente pagato era inferiore al valore di mercato, ma ha giustificato l’apparente incongruenza, spiegando di aver separatamente rimborsato «un congiunto del venditore» per lavori di ristrutturazione fatti in precedenza.

A questo rimborso separato gli avvocati del ministro non hanno però mai fatto alcun riferimento, durante la causa di divorzio, nonostante la signora Lowenstein avesse asserito che il prezzo totale pagato per l’appartamento fosse stato in realtà più del doppio di quello dichiarato. Né il ministro ha ancora mantenuto l’impegno preso nella sua replica a Bloomberg. «Mi riservo di scendere in ulteriori specificazioni non appena si saranno definiti i contenuti economici del mio divorzio», aveva infatti scritto. Il divorzio si è concluso a gennaio, e se e quando arriveranno queste «specificazioni» saremo lieti di pubblicarle.

Il Sole 24 Ore non solo ne ha trovato conferma documentale, ma ha anche appurato che laboriosissime opere di ristrutturazione furono effettivamente eseguite tra il 2004 e il 2006, però coordinate da Lisa Lowenstein e addebitate allo stesso professor Grilli.

da IlSole24Ore e Wall Street Italia

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