La sua storia lo vede dirigente del PSI dal 1983 al 1994al fianco di Craxi del quale fu sottosegretario alla Presidenza del Consiglio nei due governi tra il 1983 e il 1987. In quella veste lo incontrammo nel settembre 1983 in occasione della campagna che chiedeva il ritiro dei militari italiani dal Libano. Erano i tempi dei blocchi alla base militare di Comiso dove gli USA stavano installando i missili nucleari Cruise. Con la freddezza di un topolino mannaro, Giuliano Amato ci spiegò nettamente che se – dopo quelli di agosto duramente caricati – ci fossero stati altri blocchi (previsti da lì a pochi giorni) la polizia sarebbe intervenuta con la forza, cosa che in effetti avvenne ai cancelli della base di Comiso.
Amato è stato Ministro del Tesoro dal 1987 al 1989 nei governi Goria e De Mita. All’indomani delle delle elezioni del 1992 – prima fase della crisi politica nota come “Tangentopoli”- fu incaricato dal presidente della Repubblica Scalfaro di formare il governo. Cominciano qui i dolori che tuttora ammalano e massacrano socialmente il paese. Nel 1992 la speculazione finanziaria si abbatte sull’Europa e in particolare su Italia e Gran Bretagna con attacchi sui cambi soprattutto da parte di George Soros (che ne rivendicò pubblicamente la legittimità e i profitti ottenuti). Per costringere il Parlamento e la società ad accettare la terapia d’urto finalizzata a stare dentro i parametri del Trattato di Maastricht approvato pochi mesi prima, Amato chiese strumentalmente un prestito di 2mila miliardi di lire all’allora Comunità Europea vincolandone la restituzione a breve. L’11 luglio 1992 il governo Amato impose un decreto legge da 30.000 miliardi di lire in cui, tra le altre misure veniva deliberato (retroattivamente al 9 luglio) il prelievo forzoso del 6 per mille dai conti correnti bancari per un “interesse di straordinario rilievo”, in relazione a “una situazione di drammatica emergenza della finanza pubblica”. Ma questo , se è l’episodio più clamoroso e che tutti ricordano, non era affatto il più grave. Nell’autunno dello stesso anno il governo Amato varò una manovra finanziaria “lacrime e sangue” da 93.000 miliardi di lire (contenente tagli di spesa, privatizzazioni selvagge dell’Iri, dell’Efim, delle banche di interesse nazionale, ed incrementi delle imposte, tra cui l’ISI (imposta straordinaria sugli immobili) e l’ICI, antesignana dell’IMU. Il reddito delle famiglie, i consumi e gli investimenti crollarono e il paese entrò in recessione. Non solo. A Luglio del 1992 Amato, Confindustria e Cgil-Cisl-Uil firmano il primo accordo sulla concertazione che annuncia la fine definitiva della scala mobile sui salari (distrutta definitivamente l’anno successivo con il governo Ciampi). Inizia in quell’anno la brusca discesa dei salari dei lavoratori e del potere d’acquisto, in pratica la sistematica riduzione della quota destinata al lavoro rispetto a quella destinata ai profitti nella distribuzione della ricchezza del paese. Un processo lì cominciato e che non si è più fermato, al contrario.
Amato si è prestato di nuovo ad una funzione di governo nel 2000 quando sostituì D’Alema alla Presidenza del Consiglio dove si era inserito facendo le scarpe al primo governo Prodi (la storia si ripete). Durante il governo Amato, il centro-sinistra – per mano di Franco Bassanini, oggi ancora sodale di Amato – mette in campo un’altra delle sue operazioni più gravi: la modifica del titolo V della Costituzione e l’introduzione del federalismo. Un disastro di cui oggi si stanno pagando ancora le conseguenze sul piano economico-sociale e dello strappo democratico.
Nel 2002 Amato è stato nominato dal Consiglio europeo di Laeken vicepresidente della Convenzione Europea chiamata a disegnare la nuova costituzione dell’Unione Europea.
Nel febbraio 2010 viene nominato principale consulente in Italia per la Deutsche Bank. Il 21 febbraio 2012 è stato designato presidente della Scuola Superiore “Sant’Anna” di Pisa (dove ieri è stato contestato dagli studenti poi caricati dalla polizia).
Sulle sue idee per l’oggi in materia di debito pubblico, rimandiamo ad un precedente articolo di Contropiano – I paraculi del debito pubblico – che riteniamo illuminante.
Con un premier così al governo…. nessun dorma.
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