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Pisa: Seda rischia l’estradizione in Turchia


Nel silenzio totale della stampa mainstream sta andando in scena a Pisa una vera e propria farsa dalle conseguenze tragiche. Seda Aktepe, arrestata lo scorso 30 aprile dalla polizia italiana in un ostello di Castiglioncello sulla base di un ordine di cattura internazionale, rischia seriamente di essere estradata e consegnata agli aguzzini turchi. Gli stessi che l’hanno condannata a ben 7 anni di carcere esclusivamente a causa della sua militanza all’interno di un movimento politico di estrema sinistra che nel 2007 è stato messo fuorilegge dal regime di Ankara, il Partito Marxista Leninista Turco (Mlkp).

La ragazza è riuscita a sottrarsi alla repressione nel suo paese, riparando in Svizzera dove lo scorso 13 gennaio ha presentato domanda di asilo politico, che le è stato concesso circa un mese dopo. Ingenuamente, deve aver pensato che ciò che valeva in Svizzera avrebbe dovuto valere anche nel resto d’Europa. E così qualche giorno fa ha pensato di visitare per una breve vacanza il litorale toscano insieme al fidanzato, lo svizzero Robin Niederhauser, di 23 anni. E, incredibilmente, è stata arrestata dalle solerti forze dell’ordine – in particolare dai Carabinieri di Rosignano – nella piccola località livornese e rinchiusa in condizione di completo isolamento nel carcere Don Bosco di Pisa. “Con la concessione dell’asilo politico – scrive l’Ufm, l’ufficio federale svizzero della migrazione – le viene garantito il diritto alla permanenza in Svizzera. La sua posizione nei confronti di tutte le autorità federali e cantonali è quella di rifugiata. Lei é inoltre autorizzata a svolgere un’attività lavorativa nonché a cambiare posto di lavoro e attività professionale indipendentemente dalla situazione del mercato del lavoro, ma é obbligata a richiederne preventiva autorizzazione all’ufficio cantonale di Polizia degli stranieri”. Nello stesso documento tuttavia l’Ufm precisa che lo status giuridico che le veniva concesso sarebbe stato valido ”esclusivamente in Svizzera”. ”Il nostro Paese – si legge ancora – dispone di possibilità d’azione estremamente limitate nel caso in cui lei, nel corso della sua permanenza all’estero, fosse sottoposta a misure giudiziarie nell’ambito di un procedimento penale o di estradizione”.

Già domani, lunedì, la Corte d’Appello di Firenze dovrebbe avviare le procedure di estradizione della ragazza in Turchia. Che il regime turco violi sistematicamente i diritti politici e civili di migliaia di persone sbattute nelle tremende carceri di Ankara per soli motivi di opinione o a causa del loro sostegno a organizzazioni politiche messe fuorilegge è oggetto di denuncia da parte di associazioni per i diritti umani e istituzioni internazionali di ogni tipo. Ma non sembra interessare molto a chi ha deciso l’arresto della 28enne da tempo residente a Berna, in virtù dell’asilo politico che le è stato concesso dalla Svizzera. ‘Seda ha ottenuto l’asilo politico in Svizzera poiché in Turchia doveva fronteggiare persecuzione e reclusione detentiva in quanto oppositrice del governo” ha spiegato ai media locali il ragazzo di Seda. Il legale che la difende in Italia, Cecilia Vettori, spiega che nell’ordinanza di arresto sono due gli episodi contestati: ”Il supporto a un’organizzazione terroristica locale e l’adesione al Mlkp”.

«Seda in Turchia deve fronteggiare una persecuzione in quanto oppositrice del governo – spiega David Gigli del collettivo Exploit – il suo reato è l’aver preso parte ad una manifestazione di protesta, tutto qui. Ma in Turchia ciò è considerato illegale: in quella manifestazione furono arrestate 85 persone di cui 26 condannate come Seda. Noi chiediamo – continua – che la giustizia italiana riconosca il pronunciamento di quella svizzera e la dichiari rifugiata politica».

”I mandati di cattura dell’Interpol – sottolinea Niederhauser – impediscono ai rifugiati politici di muoversi liberamente, in questo modo si realizza una persecuzione ben oltre i confini turchi. Spero che l’Italia, come la Svizzera, sostenga la battaglia di Seda e faccia rispettare i diritti umani assicurandole protezione contro la persecuzione politica che sta subendo”.

Ieri mattina una conferenza stampa di solidarietà con Seda si è tenuta presso Exploit, aula occupata nell’università di Pisa dal Tijuana project e dal collettivo Eigenlab. “La sola colpa di Seda è quella di avere militato in una organizzazione comunista che il 7 dicembre 2004 manifestava contro una legge che ha inasprito le condizioni carcerarie in Turchia violando i diritti umani e civili dei detenuti – hanno spiegato ai giornalisti gli attivisti di Exploit – Lei era lì in qualità di reporter di movimento per denunciare la situazione e per questo messa in custodia insieme ad altre 45 persone. (…) Ha già scontato 8 mesi di carcere preventivo prima di giungere al giudizio. Nel 2009 insieme ad altre 26 persone è stata accusata di aver aiutato l’MLKP pur non facendone parte e per questo condannata a 6 anni e 3 mesi di galera. La corte suprema turca ha convalidato questa sentenza”.

Qualche link, giusto per capire in quale tipo di paese potrebbe essere rispedita Seda Aktepe dal governo italiano:

 
 

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