Menu

I “faldoni” di Andreotti

Secondo alcune fonti l’archivio accumulato da Giulio Andreotti nei suoi sessanta anni di frequentazione del potere è depositato in un appartamento discreto in via delle Coppelle, secondo altre in un caveau blindato dell’Istituto Don Sturzo a Roma. In questa sede i principali esponenti della Dc hanno lasciato molte delle loro carte. Si tratterebbe di quasi 3.500 grandi faldoni conservati in due stanze dei sotterranei dell’Istituto che già accoglie le 1.400 faldoni di Luigi Sturzo, l’intero archivio della Dc, quello di Flaminio Piccoli, i trecento di Giovanni Gronchi e i 350 di Mario Scelba. Ma i faldoni più delicati, quelli per i palati più difficili, starebbero altrove.

L’Archivio Andreotti nel 2007 era stato definito di “interesse storico particolarmente importante”. Chi lo ha visto  quello all’Istituto Don Sturzo, descrive che sulle singole scaffalature di due grandi armadi scorrevoli compaia una semplice sigla “G.A.” e alcune sezioni recano la scritta “riservato” per le carte di natura personale.

Nei faldoni risultano esserci ritagli di giornali, appunti personali, documenti. alcune foto, testi dei discorsi pronunciati. Le schede sintetizzate sono collocate in due grandi classificatori tematici e legati a fatti storici rilevanti (Alleanza Atlantica, comunismo, De Gasperi ecc.). Ci sono poi 80 fascicoli dedicati agli Usa e 200 al Vaticano. Ci sono fascicoli archiviati sulla base degli anni, in particolare dovrebbe essere interessante quello sul 1978, l’anno del sequestro e dell’uccisione di Aldo Moro, del governo di solidarietà nazionale con il PCI e della elezione di ben due pontefici dopo la morte prioma di Paolo VI e poi di Papa Luciani. Sarebbe interessante sapere se ci sono anche gli accordi bilaterali tra Italia e Usa del 1953 e poi del 1970, accordi secretati anche per il Parlamento, con i quali l’Italia ha ceduto parti del proprio territorio alle basi militari USA, inclusa la presenza di armi nucleari, accordi nei quali la funzione di Andreotti è stata decisiva e onnipresente.

Sin dal 1952, con uno dei primissimi accordi bilaterali segreti, i servizi americani ed italiani si accordarono per la costruzione della base della Gladio di Capo Marargiu in Sardegna. Si trattava “ufficialmente” di una base italiana, tuttavia progettata e pagata dagli Usa, che avrebbe ospitato, in caso di colpo di Stato (auspicato per evitare l’ingresso del PCI nell’area di governo) i personaggi considerati politicamente pericolosi (i cosiddetti enucleandi). La lista di questi “deportabili”, circa seicento fra personalità della cultura e politici soprattutto vicini al partioto comunista e socialista, esiste tuttora, ma nessuno si è mai fatto carico di renderla pubblica. In maniera più che esplicita, nell’accordo italo-statunitense del cosiddetto piano Demagnetize (smagnetizzare i comunisti) si può leggere: “I governi italiano e francese non devono essere a conoscenza, essendo evidente che l’accordo può interferire con la loro rispettiva sovranità nazionale”.

L’accordo principale rimane comunque il Bilateral Infrastructure Agreement(BIA) firmato il 20 ottobre 1954 dal ministro Scelba e dall’ambasciatrice statunitense Clare Booth Luce. Al governo c’era Fanfani ed Andreotti era il Ministro degli Interni. Un testo mai ratificato dal Parlamento, in palese violazione della Costituzione, e probabilmente destinato a rimanere segreto dal momento che non può essere desecretato unilateralmente dal governo italiano.

C’è poi quello firmato l’accordo bilaterale firmato il 16 settembre 1972 dal governo Andreotti a proposito della base navale statunitense sull’isola di Santo Stefano, nell’arcipelago de La Maddalena in Sardegna. Relativamente al dispiegamento delle armi nucleari Usa in Italia, esiste un accordo – segreto e mai sottoposto all’esame del Parlamento – chiamato Stone Ax(Ascia di Pietra) che è stato firmato tra gli anni Cinquanta e Sessanta. Lo Stone Ax è stato rinnovato nel 2001, ma la sua esistenza è venuta alla luce solo nel 2005.

Oppure sarebbero interessanti i documenti riservati e archiviati da Andreotti sugli anni tra il 1966 e il 1980, quando venne dichiarata dagli Usa e dai loro complici “atlantici” italiani la guerra a bassa intensità contro la sinistra che ha provocato molti morti, feriti, prigionieri politici, violenza di stato. Una guerra sulla quale la DC si spaccò profondamente tra chi diceva “guerra fredda si, ma guerra civile no” come Taviani e quelli che invece volevano un Italia con un regime forte come nella Spagna franchista, la Grecia dei Colonnelli o il Portogallo di Salazar. Andreotti era aperto a tutte le soluzioni, prevalse la prima ma non senza le contraddizioni che vennero alla luce con il sequestro Moro.

Obiettivamente avere la possibilità di scartabellare gli armadi con gli archivi di Andreotti potrebbe essere il desiderio di tutta una vita per molti di noi. Il rischio è quello di non trovare quello che si cerca veramente, magari contenuto in altri armadi, magari come quello con le ante semplicemente rivolte verso il muro situato nei sotterranei del Ministero degli Interni con i dossier sulle stragi e i criminali nazisti insabbiati … un armadio chiuso per non creare imbarazzo nelle relazioni con la Germania.

- © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO

Ultima modifica: stampa

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *