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Bologna. Incalza il referendum, si delineano gli schieramenti

Il prossimo venerdì 17 gli educatori delle Cooperative Sociali organizzati da USB si preparano a un dibattito per promuovere l’ormai imminente referendum contro il finanziamento alle scuole private a Bologna (26 maggio). “SOLDI PUBBLICI AI SERVIZI PUBBLICI sempre più in difficoltà” è il titolo con cui si presentano le Cooperative, denunciando che le scuole private paritarie non garantiscono l’incluisione degli alunni disabili, e quindi il loro finanziamento non va in aiuto ai ragazzi più bisognosi, ma solo a quelli più abienti.

Rivendicando fortemente la lotta che negli ultimi anni gli educatori delle cooperative hanno messo in atto contro gli appalti del Comune di Bologna che hanno di fatto consentito la frammentazione totale dei servizi educativi pre-post- inter scuola, gli educatori marcano il punto sul fatto che attualmente il sistema educativo garantirà una continuità irrisoria durante l’estate, in cui solo il 25% degli educatori lavorerà sui centri estivi con contratti completamente non idonei alle loro competenze (come ad esempio l’iquadramento come “atleta” all’interno dei centri estivi organizzati da associazioni sportive). Invece di garantire continuità a quei bambini che non possono essere gestiti dai genitori per questioni lavorative, dopo la fine della scuola dell’obbligo, il Comune di Bologna preferisce regalare finanziamenti pubblici alle scuole private che già di per se ricevono i finanziamenti dagli iscritti tramite le rette che vanno dai 200 ai 1000 euro al mese (alla faccia della discriminazione di classe di queste scuole!)

Per quanto riguarda invece il sostegno alla disabilità, USB ricorda che le scuole private devono far fronte solo lo 0.6% degli studenti disabili, contro il 2.5% della scuola pubblica. Togliere finanziamenti alla scuola pubblica per il sostegno, per darli ai privati, è totalmente anti-sociale e anti- economico. È evidente quindi che la ragione del finanziamento non è per il sostegno di un sistema educativo migliore, ma per soddisfare altro genere di favori e voleri. “La convenzione con il Comune di Bologna «prevede la parità dei criteri di accesso», nessuna scuola paritaria dunque può rifiutare l’iscrizione di un disabile. Resta da capire allora il perché di una distribuzione così asimmetrica. C’è da dire che nelle materne pubbliche (così come negli altri ordini di scuola) il sostegno deve essere garantito per legge, nelle paritarie invece il ricorso a personale ad hoc rappresenta una spesa aggiuntiva (lo Stato copre circa 1000 euro l’anno per alunno certificato)” Recita il comunicato delle Cooperative Sociali per la serata di Venerdi prossimo.

In un articolo apparso sull’ Unità del 6 ottobre 2009  il presidente della Fism (Federazione italiana scuole materne)  Rossano Rossi, oggi schierato al fianco di Merola e Pillati nel tour a favore della B, dichiarò: “A volte  intervengono anche le famiglie”;  di fatto “le paritarie non garantiscono il sostegno per il numero di ore richiesto”, nello stesso articolo la sig.ra Colapaoli coordinatrice del Cad, comitato che riunisce 15 associazioni di disabili, dichiarò “non viene garantito l’insegnante di sostegno, che invece vi è in quelle statali e comunali…”

“Noi educatrici ed educatori per l’integrazione degli alunni disabili  vogliamo garantire una scuola inclusiva, che passi anche attraverso il riconoscimento concreto del nostro lavoro. Non possiamo che essere contrari al finanziamento pubblico alle scuole private paritarie per una scuola”.

E con questo appello finale, anche i lavoratori delle Cooperative Sociali USB si schierano dalla parte della A, dalla parte del referendum che non vuole che i soldi dei cittadini vadano a finaziare sistemi educativi da cui troppi bambini e ragazzi sono e saranno esclusi.

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