Il discorsetto di prammatica alla platea durante la cerimonia di apertura della Conferenza dei Prefetti si è trasformato nella milionesima “esternazione” del destrutturatore più consapevole della Costituzione nata dalla Resistenza.
Giorgio Napolitano a infatti sollecitato i Prefetti perché prestino attenzione, nella gestione dell’ordine pubblico, all’acuirsi “dell’esasperazione estremistica e della violenza eversiva” legate alla drammatica crisi economica. Episodi di disperazione ce ne sono stati diversi, negli ultimi tempi, Gente che si suicida, a decine; e un solitario sparatore fuori palazzo Chigi. Ma di “violenza eversiva” – il solito scambio semantico di chi ignora il vocabolario: “sovversivi” sono i rivoluzionari, che stanno fuori dalle istituzioni e vogliono sostituirle con altre; “eversivi” sono i golpisti, coloro che hanno già la forza all’interno delle istituzioni e la usano per stravolgerle in senso reazionario) – nemmeno l’ombra, a meno che Napolitano non abbia sentito un “tintinnar di sciabole” tra i suoi corazzieri.
Imperterrito, ha proseguito sulla stessa canzone. “Alle difficoltà per molti versi drammatiche delle imprese e del mondo del lavoro si accompagnano tensioni da affrontare con forte attitudine all’ascolto e alla mediazione. Ma non c’è dubbio – ha aggiunto – che vi si leghino anche sia il rincrudirsi di certe tipologie di delinquenza comune sia il manifestarsi di focolai di esasperazione estremistica e perfino di violenza eversiva”.
“Quello delle ricadute della grave recessione che purtroppo persiste e di un conseguente ampio disagio sociale – ha concluso Napolitano – è dunque il fronte principale su cui dispiegare oggi l’impegno delle Prefetture e dei Prefetti”.
Tradotto per i non prefetti: la polizia deve pensare soprattutto a reprimere le manifestazioni di protesta. Siccome di “uscita dalla crisi” non se ne vede l’ombra, preparate i manganelli…
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