Martedì 6 agosto, le forze d’occupazione in Val Susa hanno voluto dare l’ennesima dimostrazione di forza e arroganza, abbattendosi con impeto su un presidio inerme, composto da giovani, giovanissimi, non più giovani militanti notav della valle e non, impegnati a individuare e fermare i convogli che in questi giorni e ancora in queste ore, stanno introducendo nel cantiere la trivella, detta talpa, destinata a perforare la montagna, ultimo e decisivo passo verso il dissesto idrogeologico e la irreversibile devastazione della valle sulla quale strenuamente da anni si accaniscono le lobby del cemento e la mafia, noncuranti della distruzione e della morte che procureranno a coloro che la abitano e che la amano, pur non essendo valligiani.
Tuttavia ieri l’azione di forza non ha prodotto i frutti desiderati da chi vuole intimidire, dividere e fermare il movimento notav, creando le solite fasulle e pretestuose distinzioni tra buoni e cattivi, tra giovani facinorosi venuti da fuori e valligiani miti e disposti a farsi calpestare, vittime dell’invasione di campo di questi “professionisti della violenza” part-time.
Il loro intento era palesemente quello di fare un blitz, trascinare via quanta più gente possibile, possibilmente non della valle, tradurre rapidamente questo carico a Torino per ottenere l’effetto di intimidire e intimorire attraverso l’uso spropositato della rapidità e dell’efficienza repressiva.
Bene! la testimonianza che possiamo dare noi, come vittime, è che l’azione è fallita miseramente per due ragioni.
Sotto il garrire delle bandiere notav che straripavano dai blindati sventolate da giovani compagne e compagni per niente impauriti e intimiditi, si è istantaneamente raccolta la solidarietà dei militanti e dei valligiani accorsi sul luogo non appena saputo dell’operazione in atto.
Anche per le vie di Torino la gente che si affacciava ai balconi richiamata dallo stridore delle sirene spiegate dei mezzi di polizia, mossi da un’urgenza impetuosa, come se su quei blindati viaggiassero dei pericolosi criminali, applaudiva, invece e salutava rassicurata al vedere sventolare i simboli della lotta NoTav.
La determinazione ed il coraggio che questa lotta sa infondere in chi la pratica, sapendo di essere dalla parte della ragione, si è conficcata negli sguardi attoniti dei poliziotti preposti alla nostra scorta diffondendosi prima nelle camionette e poi nelle celle di contenimento dove ci hanno sbattuto, attraverso i canti della vecchia e nuova resistenza contro l’arroganza e la truculenza del potere e dei suoi esecutori .
Mentre questo ratto schizofrenico di militanti NoTav aveva luogo, le truppe si preoccupavano di allontanare dal luogo del presidio con cariche d’alleggerimento le persone che tentavano di interporsi alla partenza dei mezzi di polizia, disperdendole lungo le strade ed i prati.
Ma la risposta popolare non si è fatta attendere: alle ventuno circa, richiamati dall’eco degli ignobili fatti occorsi, più di trecento valligiani e sostenitori della lotta si ritrovavano nel medesimo luogo, rioccupando la sede autostradale che era stata precedentemente sgomberata, proprio laddove due anni prima, in occasione di un ulteriore blocco stradale, le forze d’occupazione erano intervenute massicciamente con lancio di gas cs, idranti e manganelli, inseguendo e caricando la folla fin quasi alle porte di Bussoleno e rendendosi artefici di riprovevoli atti, come inseguimenti e violenza su persone indifese ed irruzioni proprie di Gruppi di Intervento speciale in luoghi pubblici laddove si erano rifugiati manifestanti atterriti dall’accanimento spropositato delle forze di polizia e carabinieri.
L’escalation nelle forme di controllo e repressione recentemente adottate hanno reso manifesta la volontà da parte dello stato e dei suoi mandanti di creare un clima di occupazione diffuso e palpabile in tutta la valle ed in particolare nei territori dei comuni circostanti il fortino/cantiere, laddove è possibile incontrare pattuglie in perenne ronda od osservare mezzi blindati fuori dai caffè e truppe bardate in assetto da guerra sorseggiare cappuccini e bibite scomodamente seduti ai tavoli. Lo straniamento che ne deriva richiama penosamente alla mente le strade delle città dell’Irlanda del Nord negli anni peggiori dell’invasione delle truppe britanniche.
Tutto ciò acquista un peso ancora più lugubre anche e soprattutto a seguito delle recenti accuse di terrorismo di cui sono stati oggetto militanti del movimento NoTav e aiuta a decrittare il teorema che magistratura e governo bipartisan del golpe bianco vogliono applicare alla Val Susa ed alla sua lotta pacifica, ma determinata: non sarà più tollerata alcuna forma di dissenso in merito all’ultimazione del progetto dell’alta velocità Torino-Lyon e la diffusa criminalizzazione di chi questa lotta sostiene sarà d’ora in poi volta all’allontanamento forzoso, alla carcerazione arbitraria ed all’ostentazione di misure soverchianti con metodi da anti terrorismo, che inducano la popolazione alla china accettazione che nulla è più concesso alla ragione. Ne è dimostrazione ulteriore il nuovo decreto legge in discussione alle camere che presenta un capitolo speciale dedicato all’ordine ed alla sicurezza pubblica con espliciti riferimenti al movimento NoTav, in particolare nell’articolo 10 così intestato “Norme in materia di concorso delle Forze armate nel controllo del territorio e per la realizzazione del corridoio Torino-Lione, nonché in materia di istituti di pena militari”.
Nostro auspicio di militanti colpiti da misure repressive, complici e solidali con chi è sottoposto al carcere o ad altre misure di detenzione e con chi ancora lotta senza paura, forte della ragione della propria causa, è che attorno alla lotta per la difesa della valle, che oggi si presenta come paradigmatica in quanto laboratorio sia della forza repressiva dello stato che, soprattutto, della forza propulsiva della lotta popolare, si raccolga quanta più forza solidale possibile, e che da quelle montagne si possa trarre un nuovo slancio finalizzato al cambiamento e al superamento dello stato di cose presente.
La talpa del capitale e del suo falso progresso nulla potrà contro Robin Goodfellow, il folletto dei boschi, la vecchia talpa che scava tanto rapidamente, il grande minatore…
Solidarietà ai compagni arrestati e colpiti dalla repressione!
Solidarietà a chi in queste ore lotta in Valle!
Un abbraccio fraterno e un arrivederci a tutte le compagne e i compagni Notav dai compagni di Pavia espulsi dalla Valle.
Gaia, Domenico e Gabriele liberi subito!
La solidarietà è un’arma, usiamola!
da NoTav.info
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