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Gradisca. Nel Cie prosegue la rivolta per la libertà

Davanti al lager di Gradisca ieri c’è stata una manifestazione di solidarietà con gli immigrati reclusi in rivolta. Almeno duecento persone si sono radunate nel pomeriggio per chiedere la chiusura del Cie. Su uno striscione è scritto “Chiudiamo tutti i lager di Stato” mentre sui muri esterni del Cie sono comparse le scritte “Libertà/Freedom/Libertè”.

Da più di dieci giorni gli immigrati reclusi sono saliti per protesta sui tetti. Uno di loro è caduto ed è in coma all’ospedale. Non intendono cedere perché a questo punto si lotta per sopravvivere in una struttura da incubo creata dalle leggi di polizia. Più della metà degli “ospiti” ha perso il permesso di soggiorno perché ha perso il lavoro a causa della crisi. Molti hanno figli, che parlano l’italiano come lingua madre. Molti sono trattenuti da molti mesi, alcuni da più di un anno. Uno da 19 mesi.
“Qui dentro impazziamo, non siamo esseri umani”.
I reclusi hanno lanciato all’esterno gli psicofarmaci che gli vengono somministrati abbondantemente per “tenerli buoni”. Gli agenti di polizia quando si presentano problemi o tensioni vanno giù con la mano pesante. Dopo la rivolta di due anni fa non è più possibile mangiare nella mensa e ogni giornata che scorre si rimane chiusi, chiusi e basta in attesa di un provvedimento di espulsione, e  l’attesa può durare anche un anno e mezzo. Mentre alcuni esponenti politici locali, tra cui la neopresidente del Friuli Venezia Giulia, chiedono la chiusura del Cie (richiesta in cammino da anni nei movimenti solidali con gli immigrati), altri esponenti politici non perdono occasione per tacere.“Non e’ piu’ pensabile che gli agenti di polizia che operano all’interno del centro di identificazione ed espulsione (Cie) di Gradisca vengano fatti passare come aguzzini violenti, che cercano lo scontro” ha detto intervenendo a sproposito il consigliere regionale del PdL Venezia Giulia Roberto Novelli ”Siamo arrivati addirittura al paradosso che la Polizia ha quasi paura a muoversi, per non venire poi massacrata ingiustamente da certa opinione pubblica”.

Eppure il 12 dicembre dello scorso anno, il Tribunale di Crotone ha assolto alcuni cittadini stranieri privi di permesso di soggiorno che si erano resi protagonisti di una rivolta all’interno di un Centro di Identificazione ed Espulsione.
La sentenza, ormai nota, si basava in sostanza sulla considerazione che la condizione di privazione della libertà personale, sia perché illegittima per la mancata convalida da parte di un giudice, sia per le condizioni in cui veniva messa in atto (riferite alla situazione degradata del centro) configuravano una violazione dei diritti fondamentali della persona che, proprio perché commessa da un apparato dello stato, rendeva legittima l’azione di protesta, anche violenta, all’interno del CIE. Gli immigrati reclusi e in rivolta sono stati assolti per legittima difesa.

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