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Immagini riflesse sulle giornate di lotta del 18 e 19 ottobre

Sabato prossimo a Roma, alla facoltà di lettere, si terrà una assemblea nazionale per discutere delle giornate di lotta, di “sollevazione” come indicano alcuni appelli, del 19 ottobre e del 18 ottobre, giorno questo dello sciopero generale convocato dai sindacati di base e conflittuali.

Le due date – come appuntamenti di mobilitazione su una agenda di priorità sociali che ha ragioni da vendere – si sono incontrate a giugno, quando la proposta di una manifestazione nazionale per il diritto alla casa per il 19 ottobre ha coinciso con la convinzione dei sindacati di base che la “melassa” costruita intorno al governo Letta da Napolitano, Confindustria, Unione Europea, Cgil Cisl Uil, andasse smascherata da uno sciopero generale delle lavoratrici e dei lavoratori che rimettesse in primo piano gli interessi e i diritti sociali e non i diktat della Trojka.

Le due giornate di mobilitazione sociale colgono una esigenza: quella di dare priorità ad una agenda di questioni sociali completamente diversa da quella dei poteri forti e della loro casta politica ampiamente bipartizan.

Lavoro, salari, reddito, casa, ambiente sono diventate così i temi di una piattaforma comune ma articolata di due giorni di mobilitazione piena, a full time praticamente, e non della solita processione autunnale di cui si perdono ben presto le tracce una volta che gli striscioni della manifestazione vengono arrotolati, i pullman si avviano ai caselli autostradali e le telecamere si spengono. Che ci sia urgenza di conflitto e mobilitazione sociale di fronte all’impoverimento generalizzato, alla disoccupazione di massa, all’ondata di sfratti per “morosità involontaria” che ormai colpisce anche città una volta prospere, è una convinzione e una esigenza che il solito teatrino della politica non può più occultare, neanche con i riti consolatori della sinistra o del sindacalismo televisivo dei Landini etc.

In questo contesto l’assemblea di sabato all’università discuterà le motivazioni e il come vuole gestire la giornata del 19 ottobre nella quale il corteo partirà proprio dalla piazza (San Giovanni) dove il giorno prima, il 18, si concluderà con una accampata e un meeting la manifestazione dei sindacati di base. Una sorta di staffetta che riempirà le piazze e le strade di Roma di una composizione sociale – di classe se volete – che dentro questa crisi molto ha perso e molto ha da perdere, ragione per cui è disposta a lottare per riaffermare i propri interessi e le proprie esigenze. Le basi soggettive e oggettive dell’anticapitalismo dunque.

Se anche le trasmissioni e i talk show migliori cercano di non perdere di vista questi settori sociali, è anche vero che cercano di dipingerli come perdenti, sconfitti, invisibili perché senza più rappresentanza politica, meritevoli di quel minimo di attenzione che i residui del modello sociale europeo gli devono per evitare rotture più profonde e incognite politiche.

Le giornate del 18 e 19 ottobre però rompono questo schema ed è una scelta che rischia di far saltare molti schemi e molti tavoli. La sinistra televisiva infatti ha cercato di riempire un buco politico fin troppo evidente piazzando una manifestazione proprio una settimana prima. Volontariamente o no ha fornito un assist a chi intende imporre uno schema vecchio ma ripetuto secondo cui il 12 ottobre sfila la sinistra democratica e il 18 e il 19 ottobre sfilano gli estremisti, buona la prima ovviamente cattivi i secondi.

I giornali hanno già avviato la loro campagna allarmistica sulla manifestazione del 19 ottobre, evocando soprattutto la nuova fisiognomica dei cattivi: una volta erano gli autonomi, poi i no global, poi ancora i black block, adesso sono i No Tav.  Proprio questi ultimi hanno spiegato oggi la loro posizione sul 19 ottobre. Ne riportiamo qui di seguito un passaggio: “Cogliamo l’occasione per chiarire alcune cose a scanso di equivoci futuri e e per rendere onore a chi sta organizzando la manifestazione del 19 ottobre. La manifestazione di Roma è organizzata da varie realtà politiche e sociali che si muovono per il diritto all’abitare principalmente, cioè per difendere e richiedere casa e diritti per tutti. Sono quelle realtà che nella crisi difendono gli sfratti delle famiglie, occupano alloggi risolvendo realmente le emergenze abitative nelle metropoli. E’ un movimento, quello del diritto all’abitare che va sostenuto, perchè nel giusto e perchè oltre a muoversi nel dato reale dei bisogni delle persone nella crisi, costruire reti sociali che s’interrogano sempre di più su come è giusto spendere i soldi pubblici. Ecco qui, c’entriamo noi nel discorso. Noi ci battiamo contro un’opera imposta, finanziata dai soldi nostri, cioè pubblici, è la lobby del tav ha deciso di togliere fondi alle case popoalri, alla sanità, alla scuola, all’emergenze territoriali, per metterli in un’opera, come quella della Torino Lione, inutile, costosa e vecchia di vent’anni. Lo slogan della manifestazione: “una sola grande opera: casa e reddito per tutti” ben spiega l’idea della manifestazione e perchè le ragioni del movimento notav s’intrecciano con quelle del diritto all’abitare. Una delegazione del movimento parteciperà”.

 Un ragionamento che non fa una piega quello del movimento No Tav e che coincide con quanto i movimenti che hanno convocato la manifestazione del 19 ottobre già avevano espresso in un loro comunicato del 1 settembre: “La manifestazione del 19 ottobre giungerà al culmine di una settimana di mobilitazioni, dentro e fuori il paese: il 12 ottobre, con una giornata di lotta a difesa dei territori, contro le privatizzazione dei servizi pubblici e la distruzione dei beni comuni e mobilitazioni diffuse per il diritto all’abitare; il 15, con azione dislocate nelle città per uno sciopero sociale indetto dall’agenda dei movimenti trans-nazionali; il 18 con una manifestazione congiunta dei sindacati di base e conflittuali. Vogliamo rovesciare il ricatto della precarietà e dell’austerity in processo di riappropriazione collettiva. Per rilanciare un movimento che affermi l’unica grande opera che ci interessa: casa, reddito e dignità per tutt*!” riporta testualmente il comunicato emerso dall’assemblea comune tenutasi il 1 settembre in Val di Susa.

Ma i mass media, che stavolta però sembrano più imbeccati dalla politica e dalla sinistra televisiva che dalla Digos, si dicono preoccupati perché i movimenti sociali che hanno convocato la manifestazione del 19 ottobre evocano la parola “sollevazione”. Vediamo come viene declinata dagli organizzatori: “Il 19 ottobre vogliamo dare vita ad una sollevazione generale. Una giornata di lotta aperta, che si generalizzi incrociando i percorsi, mettendo fianco a fianco giovani precari ed esodati, sfrattati, occupanti, senza casa e migranti, studenti e rifugiati, no tav e cassintegrati, chiunque si batte per affermare i propri diritti e per la difesa dei territori. Uniti contro le prospettive di impoverimento e sfruttamento imbastite dalla troika e dall’obbedienza di un governo tecnico che, tra decreti del “Fare” e “Service Tax”, favorisce i ricchi per togliere ancora di più ai poveri: barattando l’Imu con nuovi tagli alla spesa ed una nuova aggressione al diritto alla casa e all’abitare; favorendo la speculazione edilizia, il consumo di suolo e i processi di valorizzazione utili alla rendita, mentre vi sono centinaia di migliaia di case sfitte; delegando i servizi e il welfare ad una governance locale che, per far quadrare i conti aumenterà le tasse e produrrà ancora tagli e privatizzazioni. Tutto questo mentre preparano una nuova guerra “umanitaria” dalle conseguenze incalcolabili. Contro questo orizzonte di miseria, intendiamo costruire una grande manifestazione di massa che ponga con forza la questione del reddito e del diritto all’abitare, per questo vogliamo l’immediato blocco degli sfratti, il recupero del patrimonio pubblico e la tutela della ricchezza collettiva e comune, anche per combattere la precarietà e la precarizzazione generale delle condizioni di vita e del lavoro che ci stanno sempre più imponendo”.

 

I contenuti e le parole della manifestazione del 19 ottobre sono dunque una piattaforma condivisibilissima che pone al governo un agenda di questioni e di emergenze sociali sulle quali vengono richieste risposte adeguate: dalla moratoria per gli sfratti al fatto che le risorse destinate a costose e inutili grandi opere vengano destinate ad altri capitoli delle esigenze popolari. Lo chiederanno con le modalità in corso in tutti i paesi dove “le masse” hanno cercato di rendersi protagoniste delle loro richieste: occupando le piazze, riempiendo le strade e incalzando il governo affinché non continui a crogiolarsi nella melassa, pensando così di potersi sottrarre al confronto con una realtà sociale che sindacati complici, politica e sinistra “televisiva” cercano di insabbiare, governare e, se necessario, contribuire a criminalizzare. Appuntamento per tutte e tutti sabato mattina, alle ore 10.00 nella mitica Aula I della facoltà di Lettere dell’università La Sapienza. Chi vuole vedere e capire cosa saranno effettivamente  le giornate di mobilitazione del 18 e 19 ottobre ha la possibilità di farlo con i propri occhi, le proprie orecchie e magari anche con il proprio cervello.

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