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Il Pdl si rompe ma vota la fiducia a Letta

Il “grande giorno” sembrava arrivato. 23 senatori del Pdl avevano firmato per la rottura con gli ordini di Berlusconi, ripetuti da Sandro Bondi nel suo intervento in aula stamattina. Quindi i numeri per una maggioranza “pateracchio” si andavano configurando. Ma poi, colpo di scena, Berlusconi annuncia che rinnoverà la fiducia al governo Letta. Anche se è difficile sottovalutare tutti i voltafaccia e i dettagli della portata “storica” di questo stop and go, ci avviamo alla fuoriuscita dal ventennio berlusconiano.

A nome di Berlusconi, del resto, Bondi aveva già ammesso la sconfitta: «Voi fallirete, avete dato vita a un governicchio, l’unico risultato sulla pelle del paese é stato spaccare il Pdl. Noi non assisteremo a questa umiliazione del nostro partito e di Berlusconi». Usciranno dunque dall’aula al momento del voto, senza aspettare il risultato.

Naturalmente non comincia a splendere oggi “il sol dell’avvenire”, ma un plumbeo nebbioso pomeriggio segnato dall’austerity “europea”. Ma bisogna prendere atto che una svolta è avvenuta e che da oggi il quadro politico-sociale italiano va dipinto con altri parametri. Abbandonando lo scipito e paralizzante copione del pro o contro il Caimano, che tanto ha nuociuto alla “sinistra” di questo paese; ma anche al ritornello cretino del “sono tutti uguali”. Nel panorama politico che resta davanti ai nostri occhi adesso, infatti, sono tutti nemici; ma non eguali tra loro. Ci sono quelli “principali” (come si diceva una volta), ovvero i terminali dell’Unione Europea e della Troika; e quelli “secondari” o perdenti, a cominciare dai berlusconiani duri e puri, che dovranno anche loro trovare una nuova ragione di vita, una volta che il Capo sarà agli arresti domiciliari.

L’elenco dei senatori disposti a tradire nel Pdl è ricco e significativo: Giovanardi, Rossi, Sacconi, Gualdiani, Augello, Scoma, Mancuso, Chiavaroli, Bianconi, Naccarato, Torrisi, Pagano, Viceconte, Aiello, Gentile, Compagna, Formigoni, Colucci, Caridi, Bilardi, D’Ascola, Marinello. Sconta la firma di Roberto Formigoni, che ha immediatamente annunciato la costituzione di un nuovo gruppo parlamentare (dopo il dietrofront di Silvio che farà?) che si dovrebbe chiamare – ovviamente – “i popolari”. Notevole soprattutto la presenza di Andrea Augello, l’ex An relatore (bocciato) in Giunta per le elezioni (che dopodomani voterà una nuova relazione, favorevole alla decadenza). Nonché di tutti “i siciliani”, a dimostrazione che molti poteri hanno deciso di mollare Silvio al suo destino. Basterà ricordare come Edward Luttwack, ex capostazione della Cia in Italia, ieri sera a Ballarò, ha chiuso il discorso: “qui in America ci si chiede perché non sia stato ancora arrestato”.

Che la storia fosse finita lo si era capito già ieri sera, quando Enrico Letta ha formalmente respinto le dimissioni informali dei cinque ministri del Pdl: era certo di avere oggi la maggioranza in Senato, grazie a quei 23 nomi.

Comincia la terza repubblica, ma non sarà affatto migliore della precedente.

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