La scorsa settimana la giunta che governa il Comune di Genova (PD, SEL, Lista Doria) ha ribadito la sua intenzione di procedere ad una riorganizzazione del sistema delle partecipate ancora in mano pubblica. Una delibera è stata annunciata e sostanzialmente prevede aumenti di capitale con ingresso dei privati, spacchettamenti delle aziende e altre partite di giro che eliminerebbero totalmente l’incidenza della mano pubblica sulle aziende di interesse pubblico (trasporti, rifiuti, manutenzione).
A luglio, in sede di approvazione del bilancio generale annuale, una prima delibera privatizza-tutto era stata bloccata da tre giorni di assedio al Palazzo Comunale da parte dei lavoratori delle partecipate. In quell’occasione la Cgil accompagnò le proteste ma sostanzialmente impedì ai lavoratori di trasformare le lotte delle singole aziende in una lotta generale. Sostanzialmente il sindacato confederale (Cgil, Cisl e Uil) contestava la delibera della giunta lamentandosi non sul merito, ma sul metodo. Molti burocrati sindacali erano piccati per non essere stati consultati.
In quei giorni si è notato un profondo malessere tra i lavoratori (gli addetti dell’azienda AMIU che si occupa dei rifiuti hanno portato i cassonetti fuori dalla sala del consiglio, il giorno successivo i lavoratori dell’azienda di manutenzione Aster hanno provato a sfondare il portone del Comune protetto dai Carabinieri in assetto antisommossa) ma, tranne alcune avanguardie combattive, in generale il sindacato ha mostrato di essere prone al governo “amico”.
La delibera fu allora stralciata ma ora viene riproposta sostanzialmente immutata. Mentre il sindacato appare ancora più diviso di prima (alcuni sono in realtà soddisfatti di qualche piccolo aggiustamento) la politica genovese non va al di là di qualche mal di pancia. Scontata la contrarietà dei 5 stelle, solo il consigliere di Rifondazione esprime posizione contraria mentre Sel e Lista Doria non vanno per il momento al di là di generiche lamentele.
Politicamente il Sindaco Doria è ostaggio del Partito Democratico che in contemporanea alla delibera sulle privatizzazioni propone una ulteriore svolta moderata con l’ingresso in giunta dell’UDC. La sinistra di classe in consiglio è, aldilà di piccole sfumature, sostanzialmente assente. Anche chi dissente non è intenzionato a raccogliere nessuna sfida politica e soprattutto appare quasi “geneticamente” disinteressato a condurre una battaglia politica con i lavoratori combattivi e da lì proporre un cambio politico.
In realtà, i consiglieri più a sinistra sono legati a doppio filo ad una serie di interessi che mal si accordano con una politica di rivendicazione generale. E’ ben rappresentato, ad esempio, il mondo delle cooperative che a Genova rappresenta un potere molto radicato gestendo pezzi di sistema sociale ed è sostanzialmente collaterale al peggior centrosinistra. Altri consiglieri invece sono espressione di comitati locali che hanno giuste rivendicazioni ma sono totalmente indisponibili ad una battaglia generale sul potere in città.
Su queste contraddizioni prospera il potere del Partito Democratico, potere che il sindaco Doria non vuole e non sa assolutamente contrastare. Eppure, dalle lotte delle frange combattive degli operai pubblici, dai movimenti che si occupano del blocco degli sfratti e che stanno mettendo in campo anche alcune occupazioni, dal movimento contro il Terzo Valico, da alcuni comitati cittadini che partendo dall’acqua stanno organizzando lotte più generali potrebbe venire una scossa. Come ci ha dimostrato il 19 ottobre romano è possibile organizzare l’opposizione sociale a partire dal conflitto. Chi lotta a Genova è molto attivo ed i movimenti si parlano e si autosostengono, ciò che manca è una visione generale dello scontro in atto, il saper mettere al centro la questione del potere cittadino. Su questo alcuni compagni stanno provando a mettere in piedi una rete politica ed organizzativa delle realtà di lotta. Potrebbe essere la strada necessaria ora che tutte le illusioni di un centrosinistra diverso sono cadute.
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