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Renzi rimette in gioco Berlusconi

Due Berlusconi sono peggio o meglio di uno? Forse questa domanda comincia a circolare tra chi ha votato il giovane e rampante sindaco di Firenze per farlo diventare segretario del Pd. Forse qualcuno se lo domanda tardivamente e forse qualcun’altro si sta mangiando le mani aspettando di trovare il coraggio di guardarsi allo specchio e agire di conseguenza.

 

Renzi, mentre propone che tutti i nuovi assunti nel mercato del lavoro non debbano godere delle tutele dell’art.18, ha mandato in avanscoperta un suo emissario, tal Nardella, per incontrare uno dei pretoriani di Berlusconi, Brunetta, per verificare gli spazi onde procedere con la riforma del sistema elettorale basata sul Mattarellum con forte premio di maggioranza (esattamente il criterio bocciato dalla Corte Costituzionale).

 

Agli analisti più attenti della politica il “dettaglio” non è sfuggito.

 

“Agli occhi di Berlusconi, Renzi guadagna altri 100 punti. Quei «tweet» del neo-segretario Pd, che confermano l’intenzione di fare la riforma elettorale con chi ci sta, e dunque pure col centrodestra, sono stati accolti nel villone di Arcore come la prova che il giovanotto non si lascia serrare da Napolitano dentro il recinto della maggioranza. Anzi, fa di tutto per scrollarsi di dosso la tutela premurosa del Colle. Già questo basterebbe a giustificare le lodi della Gelmini («Bene Renzi, bravo Renzi…»). Ma c’è dell’altro che il Cavaliere apprezza sommamente: il segretario-sindaco, pur di raggiungere il suo scopo, è pronto a dialogare perfino col Condannato. Il che dischiude all’ex premier scenari inediti, ai confini della fantapolitica, tipo futuri «governissimi» guidati stavolta da Renzi (e senza il «traditore» Alfano)” scrive oggi il retroscena de La Stampa (di Ugo Magri).

 

“Che il diavolo si chiami Grillo o Berlusconi poco importa. Renzi è uomo pragmatico: «Vediamo come va questo tentativo con il Cavaliere e poi si vede». Quello che è sicuro è che se il tentativo va bene non ci sarà Alfano che tenga: se il nuovo segretario del Partito democratico avrà una maggioranza a prescindere dal Nuovo centrodestra non ci sarà problema alcuno. Renzi è fedele al suo motto iniziale: la riforma elettorale si fa con chi ci sta. Lui continua a dire che non lo fa perché pensa che le elezioni siano alle porte e perché in prossimità del voto occorre cambiare il sistema. ” scrive un’altra retroscenista, Maria Teresa Meli sul Corriere della Sera di oggi.

 

Il pragmatismo molto blairiano di Renzi sta dunque producendo l’effetto di rimettere in gioco Berlusconi per bypassare le riluttanze nell’attuale maggioranza di governo. Un modo neanche troppo velato di piazzare un petardo potente sotto la poltrona di Letta (e fin qui poco male), ma non per mettere in campo una alternativa, al contrario Renzi vuole mettere in campo un meccanismo blindato di alternanza, che liquidi definitivamente ogni residuo di rappresentanza democratica attraverso un sistema elettorale e di governance che permetta solo di decidere e imporre le proprie soluzioni (vedesi quelle su art.18 e mercato del lavoro o le privatizzazioni). Nella repubblica degli ossimori, uno con queste idee in testa e con questi progetti, non poteva che essere il…. segretario del Partito Democratico (sic!).

 

 

 

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