Andiamo con ordine. Berlusconi oggi ha detto che “Mussolini preferì allearsi con Hitler “per timore che la potenza tedesca vincesse”. Si può dire una cosa del genere?
“No, è un’assoluta stupidaggine: se davvero l’Italia avesse temuto una vittoria della Germania avrebbe evitato di andare a dar manforte a Hitler. Poteva tranquillamente non intervenire o addirittura schierarsi contro la Germania. Certo, Mussolini temeva che una Germania vincente avesse poi una preponderanza schiacciante, e quindi ha cercato di fare, nella prima fase del conflitto, la sua guerra parallela (che però non era in grado di fare). Il piano di Mussolini non era certo quello di contrastare la Germania: lui voleva ritagliare un ruolo da protagonista per l’Italia dentro l’alleanza con la Germania, che era già stata stipulata prima dello scoppio della guerra, nel maggio del ’39 (il patto d’acciaio). Così come è stata detta, quella di Berlusconi è un’affermazione insostenibile.
Insomma, non si può certo dire che Mussolini fu trascinato in guerra…
Mussolini scelse la guerra senza esservi obbligato. E’ una strana teoria quella di dire ‘per contrastare la mafia divento mafioso’. Non è sostenibile e comunque non è una giustificazione. L’obiettivo di Mussolini era di stare insieme alla Germania in un progetto aggressivo e di dominio sull’Europa.
Riguardo alle leggi razziali, l’ex premier ce le presenta come “un’imposizione della Germania”, come fossero state un corollario dell’alleanza con Hitler. Come sono andate invece le cose?
Qui l’errore è doppio. Primo, le leggi razziali furono dell’autunno 1938, l’alleanza è della primavera del ’39. Vengono prima le leggi razziali e poi l’alleanza. C’è un’inversione temporale e quindi anche del nesso causale. Secondo, il primo storico delle leggi razziali italiane (argomento per tanto tempo trascurato), è stato Renzo De Felice, il quale ha detto molto chiaramente e in più occasioni che non ci fu nessuna – e dico nessuna – pressione dei tedeschi per imporre le leggi razziali. Non ci fu nessuna richiesta, nessun ultimatum, niente.
(Mussolini annuncia le leggi razziali)
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Mussolini decise di introdurre le leggi razziali di sua iniziativa e a freddo, visto che non c’era nessun tipo di movimento popolare che lo richiedesse. Lo fece perché pensava che gli italiani avessero bisogno – soprattutto dopo l’esperienza della guerra di Etiopia, della fraternizzazione, di Faccetta Nera – di sviluppare un orgoglio di razza. Voleva che gli italiani diventassero un popolo guerriero e anche più cattivo. Fu quindi nel quadro di una totalitarizzazione del regime che Mussoli decise – ripeto, a freddo e senza esservi costretto – di introdurre queste leggi.
Non ci fu dunque nessuna “imposizione” da parte della Germania…
No, era tutto parte di un piano di preparazione al conflitto. Già allora Mussolini pensava che ci sarebbe stata una guerra e che l’Italia sarebbe dovuta intervenire, anche se l’alleanza con la Germania non era ancora stretta del tutto. Pensava a fare degli italiani un popolo guerriero, piuttosto che a preparare l’Italia alla realtà della guerra. Quando Hitler brucia i tempi e fa scoppiare la guerra prima di quanto Mussolini voleva, l’Italia non è pronta e Mussolini deve adattarsi a questa fase di non belligeranza che molto gli brucia. Però lui vuole fare la guerra, non vi è trascinato.
La vuole fare perché il suo progetto totalitario prevede un’Italia dominatrice, imperiale, guerriera. Questo dimostra la falsità dell’altro luogo comune che viene sempre tirato fuori (che ‘se Mussolini non avesse fatto la guerra eccetera eccetera eccetera’). Anche questa è una stupidaggine perché il Mussolini di quegli anni non poteva non fare la guerra. Mussolini non era Franco, un dittatore clerical conservatore. Aveva un progetto totalitario, anche se mai veramente realizzato. E’ inutile pensare altro. La guerra era dove lui voleva arrivare, era insita in qualche modo nel suo progetto (fin da subito, ma sempre più chiaramente dopo la guerra di Etiopia).
E cosa dice a chi insiste sulle “buone opere” di Mussolini?
Anche Stalin e Hitler hanno fatto bene delle cose. Va riconosciuto a Mussolini il fatto che la sua dittatura fu meno sanguinaria rispetto a quella dei suoi coevi. Detto questo, Mussolini fu fin dall’inizio un dittatore: prima di qualsiasi altra cosa, abolì la democrazia, le libere elezioni, i partiti e la libertà di opinione e di stampa. Tanto basta per condannarlo anche se avesse fatto bene tutto il resto. Questo è il punto.
Cosa c’è dietro una visione così deformata della storia? Ignoranza, pigrizia…?
Queste opinioni di Berlusconi non sono altro che l’ennesima riproposizione di un vecchio cliché che fa parte di una cultura politica che non è né fascista né antifascista, ma afascista. E’ una cultura condivisa da tanta maggioranza silenziosa italiana, che è la stessa dei rotocalchi moderati tipo Oggi negli anni Cinquanta. Una cultura che tende non a rimpiangere il fascismo – in fondo non credo che Berlusconi sia mai stato fascista – però tende a dare dell’esperienza fascista una versione edulcorata e sostanzialmente falsa. Dietro a tutto questo c’è l’ignoranza, una scarsa conoscenza e una deformazione dei fatti. Berlusconi è l’incarnazione di questa cultura – o incultura – afascista.
Che effetto fa, da storico, sentire dichiarazioni del genere proprio in un giorno dedicato alla Memoria?
Un effetto di frustrazione. Si scrive, si studia per tutta la vita… e poi? Ho citato De Felice, un uomo che è stato anche molto attaccato dalla cultura di sinistra italiana. Ha scritto migliaia e migliaia di pagine invano, evidentemente. Questa è la sensazione che prova uno come me: di scoramento. Purtroppo, sono cliché, luoghi comuni diffusi e che ritornano sempre. Si perde di vista il quadro complessivo, che è quello di una dittatura che aveva una tensione totalitaria. E questo è gravissimo. Una bestialità, una sciocchezza.
dall’Huffington Post Italia
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Luciano Pietropaolo
Questa intervista di Sabatucci non contiene affatto “giudizi drastici e argomentati” sulle sortite filomussoliniane di Berlusconi. Sabatucci fa una ricostruzione di impianto liberale assolutamente inaccettabile, perché sostanzialmente ipocrita, come sempre avviene in campo liberale. Fossimo nel 1943, accetterei di stare a fianco di un “antifascista” come Sabatucci ma oggi, nel contesto attuale, nessuna contiguità è possibile. I cardini del suo discorso sono “la natura totalitaria” del fascismo, che accomuna Mussolini a Hitler e a Stalin (!) però rispetto a questi ultimi è stato “meno sanguinario” (bontà sua!), comunque un dittatore. Qualcuno dovrebbe spiegare allo “storico liberale” che le dittature non sono tutte uguali e nemmeno le democrazie lo sono: ogni regime va giudicato nel merito e non nella forma, tenendo conto delle circostanze in cui opera. Il fascismo non fu semplicemente una “dittatura” ma fu la dittatura di classe a cui fece ricorso la borghesia italiana per schiacciare il proletariato: lo disse per primo Matteotti, non il Comintern e non va mai taciuto quando si parla di fascismo. Negli anni Trenta divenne anche imperialista, ma l’imperialismo non era solo italiano, quello inglese (liberaldemocratico e non “totalitario”) fu ben più atroce (l’India ne sa qualcosa).
Per tornare a Berlusconi, la sua sortita patetica mi sembra dettata dal bisogno tattico di ricreare il clima “bipolare” che l’altro pifferaio di regime, Monti, ha smorzato oltre il limite accettabile. Berlusconi si traveste da “fascista” perché ha bisogno di essere attaccato per poter contrattaccare su un terreno a lui congeniale. A chi lo accuserà di fascismo potrà rilanciare l’accusa di “comunismo” e il gioco è fatto. Non escludo che Bersani stia al gioco: non arriverà certo a rivalutare il comunismo, però magari a sinistra (il vecchio PCI) c’era anche “qualcosa di buono” , non è vero? e voilà il gioco è fatto, come nel ’94: chi a sinistra pensava di astenersi, si mette paura e vota PD e simmetricamente chi sta a destra voterà per il Cavaliere. Chi ci rimette è Monti, stritolato dalla macchina del “bipolarismo all’italiana”. Ma è una macchina ormai arrugginita, e lo si vedrà dalla quota di astensioni dal voto e dal numero di schede bianche/nulle.
jangaderop
le prime leggi razziali italiane non sono del 38 ma del 37 e stabilivano un regime razzista in etiopia sancendo la superiorità degli occupanti con l’istituzionedi un regime di separazione razziale che anticipa di diversi anni l’aparteid in Rhodesia e in Sudafrica