La vicenda dei ‘fucilieri di marina’ imputati in India con l’accusa di aver ucciso alcuni pescatori indiani mentre erano di scorta ad una petroliera si ingarbuglia sempre di più, e con il tempo acquisisce tratti tragicomici.
L’India sta gestendo la questione – è d’obbligo dirlo – in una maniera demenziale: conflitti di competenze tra corti federali e statali, campagne politiche contrapposte, allungamento esagerato dei tempi del processo, indecisione su quale legge applicare, strumentalizzazioni da parte dei ras locali dell’opposizione contro il governo e viceversa.
Detto questo, il tentativo da parte del governo italiano di utilizzare la vicenda dei Marò per fare la voce grossa nei confronti dell’India e di resuscitare un nazionalismo sciovinista che non sta nè in cielo nè in terra appare ancora più ridicolo. Basta guardare Tg1 e Tg2, per non parlare dei fantanotiziari di Mediaset, che da mesi ormai ogni santo giorno ci propinano tra le prime notizie gli sfoghi dei ‘nostri ragazzi’ dalla prigionia dorata dell’India, i comizi di Mauro e Bonino in competizione tra loro su chi debba mettere il cappello sulla vicenda, gli sproloqui nazionalisti di Meloni, Gasparri, La Russa ecc.
Un conto è fare la voce grossa ai tg governati da direttori compiacenti, un conto è convincere la cosiddetta comunità internazionale delle proprie ragioni. Un brutto segnale per personaggi come Mauro che, a furia di cavalcare la vicenda dei due marò alla fine si è convinto che era arrivato il momento di fondare un nuovo partito, naturalmente di destra.
La doccia fredda, anzi gelata, è arrivata ieri dal Segretario Generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon che, riferendosi al caso Latorre-Girone ha testualmente dichiarato ad alcuni giornalisti a New York che “si tratta di una questione bilaterale tra Italia e India che non coinvolge le Nazioni Unite”. Avrà pure messo le mani avanti, il diplomatico coreano, consapevole del fatto che non è il caso di mettersi contro un paese di più di un miliardi di abitanti. Ma il suo breve commento ha segnalato il centro della vicenda, cioè che la questione non riguarda le istituzioni e le convenzioni internazionali, ma afferisce ad un contratto che l’esercito italiano ha stipulato con alcune aziende private per fornire a queste ultime una vigilanza armata sulle proprie navi contro la pirateria. E’ abbastanza scandaloso che i militari italiani siano mandati a fare i vigilantes sulle petroliere in circolazione nell’Oceano Indiano, e lo è ancora di più il fatto che l’intera classe politica finga di non saperlo.
Classe politica che ha reagito con isteria alla dichiarazione di Ban Ki-moon. Le Commissioni Esteri e Difesa del Senato hanno chiesto un immediato chiarimento al Governo sulle dichiarazioni del Segretario generale della Nazioni Unite, approvando all’unanimità un Ordine del giorno indirizzato ai presidenti delle due Commissioni, Pier Ferdinando Casini e Nicola Latorre. “Avendo ieri il Ministro degli Esteri sostenuto, in sede parlamentare, la convinzione di aver acquisito le convergenze necessarie per internazionalizzare questo caso, le Commissioni – si legge nel testo – chiedono che il governo riferisca al più presto in Aula esprimendo con chiarezza: un’opinione del Governo italiano sulle affermazioni del Segretario generale dell’ONU; le iniziative che si intendono intraprendere in sede di Nazioni Unite per sostenere la posizione italiana e gli ulteriori passi che il Governo intende intraprendere in sede europea e multilaterale”.
Per dimostrare ancora più fermezza e determinazione, il presidente della Commissione Esteri, Carini, ha minacciato: “Sospendiamo l’esame del decreto sulle missioni all’estero finché il ministro degli Esteri Emma Bonino non viene in Aula a dire quali iniziative intende prendere per contrastare le inaccettabili dichiarazioni del segretario dell’Onu Ban Ki-moon”.
Che si sommano allo scarissimo entusiasmo dimostranto anche da Unione Europea e Nato nei confronti delle pretese italiane di un loro schieramento contro New Delhi. Ieri l’alto rappresentante per la politica estera Catherine Ashton ha fatto sapere al governo indiano che giudicare Latorre e Girone per terrorismo vuol dire considerare l’Italia un Paese terrorista, cosa «inaccettabile» per Bruxelles “che pregiudicherebbe i rapporti con l’India”. Se la Corte Suprema indiana il 18 febbraio dovesse decidere di processare i fucilieri secondo il “Sua Act” per la ministra degli esteri dell’Ue «ci saranno gravi implicazioni per tutte le azioni nell’anti-terrorismo dove noi collaboriamo insieme o come Paesi individuali. Questo messaggio è stato mandato vivo e chiaro stamattina tramite la nostra delegazione. E io sto mandando il messaggio sia verbalmente sia in forma scritta».
Ma che alle dichiarazioni di fuoco della Ashton seguano i fatti è tutto da vedere e le risposte dei vari capi di governo agli appelli italiani finora sono state assai più tiepide, così come quelle dei dirigenti dell’Alleanza Atlantica.
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