Anche quest’anno l’Istituto Universitario Europeo (EUI), allieterà la nostra città con il suo evento annuale The State of the Union (trovate qui il programma provvisorio), l’otto e il nove di Maggio. Come ogni anno, saranno presenti baroni universitari, politicanti e fabbricatori di “opinione pubblica“.
Fra i protagonisti, oltre all’immancabile Barroso, e all’ex primo ministro italiano Mario Monti, altro ospite fisso dell’iniziativa, ci sarà anche il nostro ormai ex sindaco Matteo Renzi, oggi premier, che se riuscirà a districarsi dai numerosi impegni istituzionali che lo assillano al momento, farà una comparsata prima di pranzo.
Dal programma, che quest’anno non sembra avere un tema preciso, trapela la necessità di giustificare l’Unione Europea come istituzione necessaria nel mondo globalizzato, facendo un punto della situazione più che affrontando tematiche specifiche. Particolare rilevanza viene data alle prossime elezioni europee, presentate come le prime vere elezioni, in quanto la popolazione, grazie alla crisi, sta realizzando il peso delle decisioni prese dalle istituzioni sovranazionali che compongono l’Unione.
Insomma, gli eurocrati temono le spinte antieuropeiste che si stanno manifestando un po’ in tutti i paesi del vecchio continente; in Italia è curioso notare che tali spinte arrivano sia da destra che da sinistra. Qualcuno potrebbe rispolverare la vecchia idea degli opposti estremismi. Per quanto ci riguarda riteniamo quanto meno pericolosa una retorica antieuropeista “da sinistra”, se questa assimila parole d’ordine come la “sovranità monetaria”, che fanno eco ai sogni nazionalisti della peggior “destra sociale”, alias fascista. Sono altrettanto reazionari, ai nostri occhi, tutti coloro che attaccano l’Unione Europea per riaffermare la sovranità dello Stato italiano, anche se si dichiarano “di sinistra” o addirittura “comunisti”.
Stretti fra la Scilla della formazione di un nuovo polo imperialista europeo, e la Cariddi di un ritorno ad una mitica “sovranità nazionale” di fatto mai esistita, proprio come la sua gemella, l’identità nazionale, ci preme sottolineare il fatto che, essendo il mercato, e con questo lo stesso sistema capitalistico, globale, la soluzione non può che essere altrettanto globale, anche se la formazione di un movimento transnazionale degno di questo nome è ancora un lontano miraggio
da http://www.inventati.org/cortocircuito/
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