Il partito dell’ex primo ministro bulgaro Boyko Borisov, GERB, ha vinto le elezioni parlamentari anticipate. La coalizione tra il GERB e l’Unione delle Forze Democratiche ha ottenuto il 25,43% dei voti sconfiggendo il partito finora al governo “Continuiamo il cambiamento” (PP) dell’ex primo ministro Kiril Petkov, europeista e aderente al Partito Popolare Europeo.
Il governo bulgaro si era dimesso il 27 giugno dopo un voto di sfiducia al Parlamento. Il premier uscente Petkov aveva attribuito i fallimenti economici e finanziari a tre politici bulgari e all’ambasciatrice russa Eleonora Mitrofanova. Sempre a fine giugno il governo di Petkov aveva proceduto con l’espulsione dalla Bulgaria di 70 diplomatici russi.
La Bulgaria è il Paese più povero dell’Ue, alla quale ha aderito nel 2008, mentre dal 2004 faceva già parte della Nato. Ancora oggi una parte significativa della popolazione si considera vicina alla Russia. La dipendenza energetica e le relazioni con Mosca hanno infatti dominato la campagna elettorale e lo scontro politico di questi mesi.
L’ultimo governo bulgaro, guidato dall’europeista Petkov, ha cercato di porre fine alla dipendenza, energetica da Mosca che ha definito uno “strumento del Cremlino” per interferire nella vita politica del Paese balcanico; e il suo governo, al potere tra dicembre 2021 e giugno scorso, ha espulso 70 diplomatici russi per presunto spionaggio dopo che la società russa Gazprom aveva interrotto le spedizioni di gas naturale nel Paese a fine aprile.
L’esito delle elezioni in Bulgaria potrebbe portare a cambiamenti significativi nella collocazione dei paesi del fianco est della Nato nella guerra contro la Russia e la crisi ucraina.
Per averne un’idea basta guardare cosa è accaduto il 2 ottobre scorso, quando i presidenti dell’Europa dell’Est aderenti alla Ue e alla Nato avevano firmato un documento comune di condanna dei tentativi della Russia di annettere dei territori ucraini e chiedendo agli alleati a inviare più aiuti militari al governo di Kiev. La dichiarazione congiunta era stata firmata dei presidenti degli Stati membri della Nato dell’Europa centrale e orientale: Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia, Estonia, Lettonia, Lituania, Macedonia del Nord, Montenegro e Romania.
Balzava agli occhi l’assenza della firma dell’Ungheria ma anche della Bulgaria.
Nel nuovo Parlamento bulgaro saranno rappresentati fino a otto partiti, il che rendera’ ancora una volta difficile la formazione di una coalizione di governo.
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Mario
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