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Anche legge elettorale per le europee è incostituzionale

L’impalcatura istituzionale della Repubblica mostra ancora una volta tutti i suoi limiti, derivanti principalmente dall’uso strumentale delle leggi elettorali: siamo di fronte ad una evidente crisi democratica, cui tocca supplire alla magistratura, attraverso una pronunzia della Corte Costituzionale nel merito della legge riguardante le elezioni europee, così come era già accaduto nel dicembre 2013 con la legge elettorale riguardante l’elezione della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica.

Onore al merito, prima di tutto, all’avvocato Felice Besostri, tenace difensore della legalità repubblicana, che ci onoriamo di aver avuto ospite a Savona per ben tre volte in pochi mesi; nelle prime due occasioni quando, per la verità, nessuno era disponibile a dar credito al gruppo di avvocati democratici, fra i quali – oltre a Besostri – anche l’avv. Aldo Bozzi, che si stava muovendo nei meandri dei tribunali per ottenere giustizia.

In secondo luogo è da ricordare l’arroganza, con la quale attraverso un accordo Veltroni-Berlusconi fu introdotta nel 2009, a pochi mesi dal voto, l’odiosa soglia di sbarramento al 4% che Fassino definì necessaria per non far rientrare in gioco le forze politiche della sinistra che erano rimaste escluse dal parlamento italiano dopo lo sciagurato esperimento della lista Arcobaleno.

L’introduzione della soglia di sbarramento al 4% aveva quindi un significato ben preciso: quello di tener fuori la sinistra, moderata e/o presuntamente radicale (meno che mai comunista, avendo il Prc smarrito da tempo quell’identità, pur mantenendola nella denominazione) dalla rappresentanza istituzionale.

Un rinvio alla Corte Costituzionale che suona anche come un monito per gli estensori del progetto di legge giacente in Parlamento (e non approvato nonostante le mirabolanti promesse) derivante dall’accordo Renzi/Berlusconi (l’uomo dei servizi sociali sempre protagonista dei presunti passaggi storici nella vita della Repubblica).

Dall’accordo Renzi/Berlusconi è nato un disegno di legge che giudicare liberticida è poco: restano le liste bloccate e l’enorme premio di maggioranza, fattori che consentono già di giudicare il progetto come incostituzionale; inoltre, alle liste non coalizzate, per entrare in parlamento, è richiesta una somma di voti superiore a quella ottenuta da Renzi per assumere la carica di segretario del Pd e quindi, successivamente, con un colpo extraparlamentare, insediarsi alla presidenza del consiglio. Ruolo che sta esercitando in una dimensione personalistica di tipo autoritario che va denunciata subito e verso la quale è necessario esercitare una fermissima opposizione.

Così stanno le cose in Italia: la Corte Costituzionale ormai ha assunto un ruolo di garanzia democratica, mentre governo e Parlamento stanno pericolosamente scivolando verso forme di vero e proprio autoritarismo: con il Movimento 5 Stelle che appare essere, su questo delicatissimo terreno dell’esercizio della democrazia repubblicana la metà faccia della stessa medaglia di Renzi e del suo cerchio magico, al quale nel Pd e fuori dal Pd si sta facendo esercizio di becero asservimento.

La democrazia è in pericolo, la sinistra si trastulla in giochini elettorali e appare in ritardo l’assunzione di un minimo di consapevolezza dei pericoli che stiamo correndo.

 

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