Lacrimogeni ad altezza uomo e oggetti lanciati dal viadotto autostradale. La difesa chiede che vengano indagate le forze dell’ordine.
Mentre le domande dell’accusa diminuiscono di udienza in udienza, quelle della difesa fanno emergere un quadro che sin dal 27 giugno e dal 3 luglio 2011 era chiaro ai partecipanti di quelle manifestazioni.
All’odierna udienza, sono stati sentiti meno testimoni del previsto; tra essi il professor Gianni Vattimo e Michele Curto, consigliere comunale a Torino e capogruppo di Sel.
Ancora, l’accusa solleva a spron battuto obiezioni sulla formulazione delle domande che suonano come suggestione. Ma i battibecchi si placano quando l’avvocato Pellegrino rinvia a una sostanziale differenza tra ciò che si può intendere come domanda “suggestiva” e domanda “guidata”: la prima contiene in sé una risposta, a suggerire una risposta; la seconda contiene più elementi che aiutano il teste a ricordare e a formulare da sé risposte alternative.
Si è parlato soprattutto del 3 luglio. M.F., ricercatore, non era distante dal viadotto autostradale, non essendo riuscito a raggiungere le reti per il gran numero di lacrimogeni sparati nella zona. “Lacrimogeni usati come fucili direttamente sui manifestanti” dice. Resta a lungo in un punto da cui il viadotto è ben visibile, e vede infatti agenti che “lasciavano cadere oggetti”. Cosa che conferma M.P. che invece, con il gruppo di amici con cui è diretto dalla Ramat alla centrale della Garavella di Chiomonte passa proprio sotto il viadotto, e proprio mentre quegli oggetti cadono diventando loro facile bersaglio. “Dall’alto i poliziotti ci lanciavano degli oggetti che ci cadevano vicino. Cadevano veloce e facevano rumore, potevano essere pietre o pezzi di lamiera”. È a questo punto che l’avvocato Bertone chiede che le testimonianze della difesa vengano trasmesse alla Procura perché si accerti se si configurino reati come “violenza privata”.
Nessuno dei testi ha rinvenuto durante questa fase della manifestazione e nelle persone attorno atteggiamenti aggressivi, tali da giustificare una reazione da parte delle Forze dell’Ordine. Tanto meno il lancio di oggetti dal viadotto o il fuoco di lacrimogeni direttamente sulla folla, ad alzo zero, anziché a parabola.
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