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Parte da Torino la Carovana europea per migranti e rifugiati. Obiettivo Bruxelles

Lontano dalle celebrazioni ufficiali e di facciata, a livello nazionale e internazionale, in occasione della giornata mondiale del rifugiato Torino ospita oggi un momento di discussione vera e con soggetti sociali in carne ed ossa: gli “Stati generali sull’asilo”, alla loro seconda edizione, organizzati anche quest’anno dal Movimento Migranti Rifugiati, dall’Unione Sindacale di Base (USB) e dalla Coalizione Internazionale dei Sans-Papiers e Migranti.

A pochi passi da un’occupazione abitativa delle palazzine che avevano ospitato gli atleti durante le scellerate olimpiadi della neve del 2006, e che coinvolge centinaia di rifugiati e richiedenti asilo – molti dei quali presenti in sala – l’incontro di oggi lancerà un altro importantissimo momento di lotta a livello continentale. Da Torino parte infatti il gruppo “italiano” della Carovana Europea, che raggiungerà Bruxelles, dove nei prossimi giorni si manifesterà contro le politiche sull’immigrazione della “Fortezza Europa”. Poco prima dell’incontro abbiamo raggiunto e intervistato Aboubakar Soumahoro, portavoce italiano della Coalizione Internazionale sans-papier e migranti e membro dell’Esecutivo Nazionale dell’Usb.

Aboubakar, questa sala piena dimostra che il lavoro che state svolgendo va avanti e che c’è una capacità di coinvolgimento notevole su questi temi…

Sicuramente è così, ma la giornata di oggi vuole essere anche qualcosa di più. La presenza delle istituzioni, nell’incontro che avremo tra breve, da quelle regionali fino all’alto commissario delle Nazioni Unite per i rifugiati, non è una passerella che concediamo a soggetti che hanno una visione della questione diversa dalla nostra. Noi poniamo un problema e su questo chiediamo un confronto, di alto livello, da parte di chi avrebbe mezzi e strumenti per dare risposte ai rifugiati, come a tanti altri soggetti sociali. Noi nel frattempo andiamo avanti, non abbiamo mica aspettato che ci risolvessero loro il problema abitativo a Torino… Non siamo insomma lì ad elemosinare nulla, ma ci arriviamo sulla base di un protagonismo politico molto più avanzato di quanto si possa credere. Alcuni, ma l’eurocentrismo è davvero pervasivo e la sinistra europea non ne è affatto immune, pensano di dovere essere le guide politiche del movimento migranti e rifugiati. Mi ricordano la vecchia storia del colonizzatore che si faceva anche educatore e civilizzatore del colonizzato… Ci sarebbe da ridere se non fosse una storia dolorosa e tragica.

Come avete pensato di declinare questa giornata mondiale del rifugiato?

Intanto ragionando un po’ sul presente, al di là delle due grandi ed entrambe pericolose forme di mistificazione: quella dell’umanitarismo ipocrita e quella del razzismo diffuso, che ha convinto ormai tanti italiani del fatto che la maggior parte dei rifugiati si trovi oggi in Europa. Non è così. Uno dei paesi che ospita più rifugiati al mondo è il Congo Brazaville! Ma non è neanche questo il punto. Il punto vero è che non esiste oggi, a livello internazionale, una vera politica che garantisca i diritti dei rifugiati. Noi crediamo che per cominciare a pensare una soluzione, bisogna collegare la questione ad una prospettiva più ampia, sulle forme assunte oggi dalla classe lavoratrice a livello mondiale e la sempre più intensa competizione a livello mondiale tra nord e sud del mondo.

Ad esempio superando una distinzione non sempre comprensibile tra migranti e rifugiati…

Hai colto bene. Quella è una distinzione che non sta più in piedi. La carta dell’Onu sui rifugiati è superata nella sostanza. Essa si basava, in tutt’altro contesto storico e politico, su una separazione in compartimenti stagni tra coloro che si spostano per motivi di guerra e coloro che invece lo fanno per altre ragioni. Noi la pensiamo diversamente. Il contesto di oggi è quello di una guerra economica (e non solo economica, ovviamente) generalizzata che i paesi colonialisti e imperialisti praticano quotidianamente nei confronti dei paesi africani, in mano spesso a governi corrotti e succubi. A differenza dei tempi del commercio triangolare oggi non c’è più bisogno che le navi europee vadano a prendere gli schiavi sulle coste dell’Africa. Oggi quegli schiavi partono da soli. Ciò che non si è ancora capito, in Europa, è che se le condizioni continuano ad essere queste non ci può essere nessun elemento di dissuasione che impedisca a migliaia di uomini, donne e bambini di affrontare un viaggio ai confini della realtà. Non voglio fare inutile pietismo. Ma ogni tanto ci si dimentica delle storie degli uomini – ne ascolteremo tante oggi – e dello sviluppo morale, anche in termini di disponibilità alla lotta, che ne deriva.

Una delle caratteristiche distintive del vostro percorso, e che lo differenzia da tanti che nel territorio nazionale si occupano di migranti, è la forte rivendicazione lavorativa nelle piattaforme.

Per noi la questione del lavoro è fondamentale. Migranti e rifugiati non sono un segmento staccato. Ciò ha una valenza centrale nel processo di ricomposizione che – con il contributo fondamentale di USB – stiamo tentando. È il percorso di quella che abbiamo definito confederalità sociale. Non basta, anche se è giusto, rivendicare solo casa e reddito. Qui dobbiamo ragionare di lavoro e produzione, di cosa sono diventate le grandi metropoli della fabbrica sociale generalizzata.

Cosa andrete a chiedere a Bruxelles nei prossimi giorni?

Andremo a Bruxelles con la Carovana Europea, con i sopravvissuti delle guerre spesso finanziate dai paesi occidentali e dalla loro l’industria bellica, per denunciare le responsabilità dell’Unione Europea nella violazione sistematica dei diritti umani, attraverso politiche come il Regolamento Dublino III. Ma anche qui c’è dell’altro. Noi poniamo finalmente la questione al livello europeo per un duplice obiettivo, che ci sembra quello che i movimenti politici e sociali più in generale dovrebbero avere come obiettivo di fase: creare coscienza collettiva, strutturarsi e fare organizzazione. Il problema che abbiamo prima di confrontarci ad un livello più alto con la nostra controparte è quello dell’accumulazione delle forze.

So che alla fine della prossima settimana vi aspetta un altro importante appuntamento, quello della manifestazione italiana del 28 giugno a Roma per il contro-semestre europeo….

Sarà faticoso ma saremo anche lì, e già oggi, alla fine dell’incontro, lanceremo una nostra parola d’ordine dentro il controsemestre. Se l’Europa, o meglio, l’Unione Europea, è quella che abbiamo davanti agli occhi, fatta di sfruttamento, disoccupazione, guerra sociale e militare, distruzione di possibilità umane, se tutto questo è vero, noi dobbiamo cominciare a ragionare di alternative. Il movimento migranti e rifugiati deve essere una parte importante di questi ragionamenti e di questi processi politici.

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