Alla fine dei giochi è tornata l’immunità sia per deputati che per i senatori. E’ questo il risultato emerso dai lavori della commissione Affari costituzionali del Senato ,che ha approvato l’emendamento al disegno di legge sulle riforme costituzionali avanzate dei due relatori, al secolo Anna Finocchiaro (Pd) e Roberto Calderoli (Lega). La prima è nota per la sua rigidità. Il secondo è noto per le “porcate” ovvero il sistema elettorale passato alla storia come “Porcellum” e giudicato dal suo stesso autore una “porcata”, appunto.
La Commissione ha votato la reintroduzione dell’immunità a larga maggioranza dando così il via libera alla modifica dell’articolo 68 della Costituzione. Contro hanno votato solo i senatori rimasti dentro Sel e quelli del Movimento 5 Stelle, si è astenuto Augusto Minzolini di Forza Italia. Il governo, ovviamente, ha espresso parere favorevole sulla proposta.
Le contraddizioni di questa controriforma sono visibili ad occhio nudo. Viene sciolto il Senato come camera elettiva per essere sostituito con una di nominati (sindaci, governatori e un pattuglia indicata dal Presidente della Repubblica), ma a costoro viene assicurata l’immunità che non è invece prevista dalla loro carica come amministratori locali. Nel tentativo di metterci una pezza, giovedì 3 luglio, il premier Matteo Renzi incontrerà il Movimento 5 Stelle. Nella stessa giornata è previsto un faccia a faccia tra Renzi e Berlusconi : Messa la pezza si potrà procedere con l’esame e il voto degli emendamenti che modificano degli articoli 56, 57, 58 e 68 della Costituzione. In particolare gli articoli 56 e il 57 riguardano proprio la composizione di Camera e Senato, di cui il governo vorrebbe ridurre il numero. L’articolo 58 è quello che stabilisce le modalità di elezione dei componenti del Senato, che l’esecutivo vorrebbe di secondo grado e non quindi diretta. L’articolo 68, è quello relativo all’immunità dei parlamentari. Con molta probabilità il ddl con le riforme “controcostituzionali” arriverà all’esame dell’assemblea alla metà di luglio.
Insomma il modello del governo a guida Renzi procede su un terreno sempre più inquietante e scivoloso per l’assetto democratico del paese. Se n’è accorto anche Eugenio Scalfari che nell’editoriale di domenica su La Repubblica ha scritto “La sola vera conseguenza è il suo rafforzamento personale a discapito della democrazia la cui fragilità sta sfiorando il culmine senza che il cosiddetto popolo sovrano ne abbia alcuna percezione”. Parole importanti, ma tardive.
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