Il twit di Matteo Renzi che inveisce contro i sindacalisti che sarebbero nemici dell’Italia è autentico linguaggio fascista. Il regime di allora considerava italiano tutto ciò che era dalla sua parte e antitaliana ogni opposizione. Che poi Renzi e Franceschini aggrediscano i lavoratori e il loro diritto democratico a riunirsi nel nome della cultura aggiunge beffa all’infamia. I lavoratori del Colosseo e di altri beni culturali hanno completamente ragione. Gestiscono con competenza e passione un patrimonio di tutti mentre governi e burocrazia li mettono in condizioni di disagio permanente. Taglio degli organici, turni massacranti, straordinario e talvolta orario normale non pagati. È un miracolo che si rinnova tutti i giorni che i grandi siti archeologici ed i musei siano aperti.
Si dovrebbe solo gratitudine all’abnegazione di chi fa funzionare un sistema sottoposto a tagli di risorse e di posti di lavoro. Invece il più insulso ed inutile dei ministri della cultura, Dario Franceschini, compare in pubblico solo per minacciare chi il sistema culturale lo fa funzionare. E un presidente del consiglio che spende una valigia di euro in voli di stato, magari per andare a vedere il tennis, accusa di antitalianità chi vorrebbe che il servizio pubblico funzionasse meglio. Certo all’Expo di Milano ci sono lavoratori che in seguito ad accordo con CGIL CISL. UIL gratis ci lavorano davvero. In quel caso il sindacalismo diventa patriottico, mentre se rivendica la retribuzione delle ore lavorate danneggia il paese.
Ma tutta questa infamia è in realtà un pretesto. Per imporre il lavoro senza diritti e a titolo gratuito o quasi bisogna far sì che ogni forma di conflitto sia dichiarata fuorilegge in quanto danno al paese. Il governo conservatore britannico di Cameron sta varando un durissima legge antisciopero che i suoi stessi parlamentari hanno definito da dittatura fascista. Il pretesto in quel caso è stato il rifiuto dei lavoratori della metropolitana di Londra di lavorare di notte, anche in questo caso senza organici e retribuzioni adeguate.
Renzi ed i suoi hanno lo stesso obiettivo del primo ministro di sua maestà. Anche da noi si vogliono varare nuove leggi antisciopero, che si aggiungano a quelle pesanti già in vigore. Del resto il presidente del consiglio ha detto che a Marchionne spetta un monumento e se il capo della Fiat diventa un bene culturale, allora è giusto tutelarlo, imponendo a tutto il paese il regime di lavoro che vige a Pomigliano. A sostegno delle meschinità di Renzi e Franceschini si è scatenata la solita vandea della casta e del giornalismo di regime: i mostri del Colosseo hanno lasciato due ore i turisti ad aspettare che si svolgesse l’assemblea,vergogna! Il fatto poi che quella riunione sia un diritto garantito dalla legge e dalla Costituzione, non solo non fa riflettere il regime, ma lo incattivisce. Le leggi e la Costituzione vanno cambiate se in esse trova ancora spazio la protesta, perché I lavoratori devono solo essere “usi a obbedir tacendo”.
Più di tanti discorsi sono vicende in fondo piccole come questa che mostrano il degrado raggiunto dalla democrazia italiana e dai suoi governanti, che ad ogni problema reagiscono manifestando tutta la loro arrogante ignoranza. Per questo, in nome della democrazia e della cultura bisogna stare senza se e senza ma con il lavoratori del Colosseo e con il loro diritto a lavorare con dignità e non come schiavi.
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walter
concordo pienamente con il commento di Vecchia Talpa.
qui non state difendendo il diritto di sciopero (che renzi non vede l’ora di cancellare, come da ordini superiori), ma il modo usato per esprimerlo. modo ormai fuori dal tempo, inefficace, atteso e cavalcato da chi sta al governo! viviamo in una società egoista ed individualista. di fronte alla chiusura tour-court, il turista vede solamente il proprio disagio del momento e se ne frega di cosa sta dietro.
continuare a difendere obtorto collo questo approccio conoscendo la gentaglia che siede in parlamento e nel governo vuol dire fare solamente il gioco sporco di questi ultimi a danno dei lavoratori. il che non significa calare le braghe come fanno cgil, cisl e uil, ma nemmeno offrire simili appigli