Dopo le smentite, un pezzo alla volta, arrivano le conferme. Il governo intende tagliare drasticamente i fondi per la scuola (ricordate Renzi che assicurava di volerle ristrutturare e metterle tutte a norma?) mascherando la decisione sotto la più suadente definizione di “grande riforma dell’educazione”. Nei fatti, ci sarà solo l’aumento dell’orario di lavoro dei docenti (riducendo quindi il numero delle cattedre e dei posti) a parità di stipendio.
Stamattina, dai microfoni di Radio Anch’io, il sottosegretario all’istruzione Reggi ha dovuto ammettere che, sì, si lavora all’eliminazione delle supplenze brevi da assegnare ai docenti precari. Perché, secondo lui e il governo, “non danno valore aggiunto”.
Come si farà allora a coprire le supplenze? L’idea del governo è “usare gli insegnanti di ruolo. Il gruppo degli insegnanti dell organico funzionale dovrà prendersi carico anche delle supplenze brevissime”.
Un modo drastico di “ridurre la precarietà”, eliminando di fatto i supplenti temporanei, che “non si incardinano in un progetto educativo, ma col sistema mordi e fuggi dei supplenti.” Tutti costoro, dunque, insieme a uno stipendio precario, perderanno anche la possibilità di accumulare punti ai fini della carriera, già pesantemente compromessa dall’allungamento abnorme dell’età lavorativa (che ha bloccato toalmente il ricambio generazionale).
- © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO
Ultima modifica: stampa