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Tsipras a Cernobbio. Tre ragioni per cui non ci è piaciuto

Le battute strappate a Tsipras dai giornalisti presenti al forum economico di Cernobbio, appuntamento dell’establishment organizzato ogni anno dallo studio Ambrosetti, avevano suscitato in noi più di qualche perplessità. Qualcun’altra l’aveva suscitata l’opportunità stessa di partecipare ad un incontro come quello di Cernobbio e con quel tipo di platea e interlocutori. Ma non volevamo correre il rischio di avanzare giudizi o critiche basate su fonti parziali. Poi, fortunatamente, è stato pubblicato integralmente il discorso che Tsipras ha tenuto al forum degi industriali (lo pubblichiamo integralmente più sotto così ognuno potrà trarre autonomamente le proprie conclusioni). Leggendo l’intervento del leader di Syriza siamo arrivati alla conclusione che non ci sono piaciute le sue battute con i giornalisti, né la scelta di partecipare al Forum e ancora meno il suo intervento. Per quali ragioni?

  • 1) Parlando con i giornalisti Tispras ha affermato che “La sinistra in Italia, è nella società e un passo molto importante è stata la Lista Tsipras, che è riuscita ad entrare nel Parlamento Europeo. Credo che anche una buona parte della base del Pd, che vota per Renzi, sia sulle posizioni della sinistra e si senta di sinistra”. Il leader di Syriza riteniamo che sia rimasto prigioniero di una visione antica della “base” del Pd (così come una volta veniva evocata la genuinità della base del Pci sistematicamente smentita nei risultati congressuali). Che la base del Pd spinga Renzi verso sinistra viene smentito quotidianamente dai fatti. Ma i nostri lettori potrebbero rimproverarci che un leader deve negarsi alle vocazioni minoritarie e cercare di conquistare consensi al di là dei propri elettori. Questa conquista del consenso non può però sottrarsi alla realtà, né evitare di fare i conti con la medesima logica che Renzi sta applicando, adottando continuamente politiche e linguaggi di destra “per strappare consensi alla destra”. Che la base del Pd del 2014 possa spingere a sinistra Renzi è, nella più benevola delle ipotesi una falsa pista. Forse è più probabile il contrario.
  • 2) Commentando l’invito ricevuto dal gotha di una parte del capitalismo italiano, europeo e internazionale a Cernobbio, Tsipras ha affermato: “Penso che sia una buona evoluzione che mi abbiano invitato qui per ascoltare una voce diversa. Forse capiranno che in Europa qualcosa non sta andando per il verso giusto”. Dentro l’accettazione dell’invito da parte di Tsipras al forum di Cernobbio convivono due malattie di molti leader riformisti della sinistra. La prima è l’idea che ci sia una parte della borghesia illuminata, produttiva, più consona alla concertazione che allo scontro di classe, disposta ad accettare soluzioni che vengono da esponenti del campo politico teoricamente a loro antagonista. Occorre dire, per paradosso, che non era esattamente questo il pezzo di borghesia quella riunita a Cernobbio. Tant’è che Squinzi e gli industriali “veri” erano spudoratamente assenti, presenti invece all’inaugurazione di una fabbrica di rubinetti insieme a Renzi proprio in polemica con “quelli di Cernobbio”. L’illusione manifestata da Tsipras si è rivelata sistematicamente fatale ogni volta che ha cercato di tradursi in pratica politica. La seconda malattia è quella che abbiamo visto manifestarsi con Bertinotti e il bertinottismo. La frequentazione dei salotti della borghesia è la logica conseguenza della convinzione che affabulando il nemico di classe si possa portare acqua alle ragioni dei lavoratori. Nel famoso libro di Jack London, “Il tallone di ferro”, il protagonista, il rivoluzionario Ernest Everhard, discute e si confronta con tutti gli interlocutori, incluso un ricevimento di ricchi capitalisti nel quale dà battaglia sul piano dell’analisi, dei contenuti e della filosofia. Il Pci, in modo intelligente, utilizzò questo romanzo “didattico” per la formazione dei suoi quadri popolari segnalandola nella bibliografia da leggere. Ma Ernest Everahrd era un rivoluzionario che aveva in mente il rovesciamento della classe dirigente, fino a dare vita alla Comune di Chicago poi brutalmente repressa. Certo nessuno può pretendere che un leader della sinistra invitato a Cernobbio ne approfitti per “pareggiare i conti” con il pezzo più feroce e parassitario della borghesia, ma magari un atteggiamento di rottura, magari una t-shirt polemica, un discorso “da nemico tra nemici” sarebbe stato più accettabile. E utile.

    3) Infine c’è il contenuto dell’intervento di Tsipras a Cernobbio che potete leggere integralmente qui sotto. Le sue conclusioni non possono che mettere i brividi a chiunque abbia ancora in mente una opzione anticapitalista per la sinistra in Italia, in Grecia, in Europa. L’apprezzamento delle proposte di Draghi (ed anche per quelle di Monti) l’assist alla Bei (Banca Europea per gli Investimenti), l’accettazione completamente acritica dell’Unione Europea e l’indicazione del modello di soluzione adottato nel 1953 per i debiti di guerra della Germania come ipotesi di lavoro per la soluzione del debito pubblico, da un lato è molto, molto meno di quanto avrebbe sostenuto un destro come Tremonti, dall’altro rende pesante come un macigno la domanda: ma è questa la sinistra europea? E’ su questo programma, su questa cultura, su questo immaginario che sono stati chiesti i voti di tante compagne e compagni, di tanti lavoratori e disoccupati? E’ vero che se vai a parlare in casa del nemico devi utilizzare parole che il nemico può intendere. Ma è questa la funzione che i leader della sinistra devono esercitare? Stiamo andando ben oltre la soglia del meno peggio. Da qualche parte occorre dare una sterzata e avviare una controtendenza nel conflitto di classe in Italia e in Europa e Ross@ ad esempio intende provarci. Ma in posizioni come quelle espresse da Tsipras a Cernobbio non ne vediamo alcuna traccia.

    Il testo integrale dell’intervento del presidente della SYRIZA, Alexis Tsipras al 40 ° Forum della Fondazione Forum Ambrosetti – The European House a Cernobbio

     Cari amici,

    Vorrei iniziare il mio intervento, riconoscendo che l’invito che mi avete inviato si basa su due motivi. La prima ragione è che sapete che vi presenterò  una visione diversa, forse eretica, diranno molti, una valutazione critica della politica attuale, della politica dominante nella UE. La seconda ragione è perché rappresento un partito in Grecia, il paese nel quale attraverso la troika si è applicato il programma più violento di aggiustamento mai realizzato in Europa. Ho sentito poco fa il signor Barroso, quasi in tono di scusa, di dire che non si vergogna dei risultati dei nostri sforzi per uscire dalla crisi. Non so se qualcuno dovrebbe in realtà vergognarsi, ma certamente non può festeggiare o essere orgoglioso di questi risultati.

    Quindi voglio iniziare con una premessa. La crisi è ancora qui. E non solo la crisi è ancora qui, ma ricade, crea metastasi. Da cinque anni lottiamo contro la crisi, ma non siamo riusciti a scappare da lei. La crisi se ne è andata dalle banche, è passata all’economia reale e dall’economia reale è passata ormai nella società, minaccia la coesione sociale, e l’Europa si trova di fronte ad una triplice crisi. Crisi politica, economica, ma anche crisi del sistema politico, crisi di fiducia. Ciò è dimostrato dai risultati delle elezioni europee, questo dimostra il fatto che la stragrande maggioranza dei cittadini europei non crede che noi che stiamo discutendo qui possiamo dare una soluzione efficace ai problemi che devono affrontare, e voltano le spalle alla politica. Questo si manifesta con l’aumento minaccioso dell’estrema destra populista, ma anche con l’ascesa minacciosa di anti-europeismo.

    Se oggi “un fantasma si aggira per l’Europa” non è quello del comunismo, come diceva Marx nel Manifesto Comunista, ma il populismo dell’estrema destra anti-europeista, è il fantasma dell’ euroscetticismo e dell’ anti-europeismo.

    Permettetemi di offrire brevemente alcuni dati per comprovare il fallimento del programma in Grecia. In soli quattro anni abbiamo avuto un calo del PIL di quasi un quarto (1/4) , una cosa senza precedenti per un paese in tempo di pace. La disoccupazione ufficiale è arrivata al 28%, il che è inaccettabile per un paese nel cuore dell’Europa, e abbiamo un debito pubblico che, dal 126% del PIL, oggi è al 175% e aumenta ancora. E abbiamo anche una vasta quantità di disinvestimenti. Quindi penso che, partendo dal presupposto che la cura che è stata data al paziente ha aggravato la malattia, dobbiamo essere tutti d’accordo che questa cura debba essere interrotta. E penso che giustamente la maggioranza dei cittadini in Europa dice che la troika, come istituzione che è stata imposta nel quadro istituzionale europeo, deve essere abolita.

    Quindi penso che abbiamo bisogno di cambiare strategia, nessuno dice – almeno noi non lo diciamo – che dovremmo tornare ai tempi dei grandi deficit. Ma la insistenza per seguire questa strada, con dedizione dogmatica e religiosa, non porta da nessuna parte.

    In primo luogo, molto semplicemente, perché nessun paese nella storia economica moderna può far fronte ad un debito che si avvicina al doppio del suo PIL, un PIL che si sta riducendo di continuo, dal momento che questo paese deve pagare ogni anno oltre 10 miliardi per interessi, ed è tenuto ad avere surplus del 4,5% che deve andare al pagamento del debito. Semplicemente, in modo matematico, con questi dati lo sviluppo non verrà mai. E senza crescita non emergerà dalla crisi. Anche se – e anche noi – crediamo che vi sia ricchezza, soprattutto in Grecia, che ultimi anni è rimasta intatta, e questa ricchezza deve essere tassata, e siamo in grado di trovare così le risorse, però, dobbiamo avere la percezione che abbiamo bisogno di generare nuova ricchezza per uscire dalla crisi. E senza crescita non si produce ricchezza.

    In secondo luogo, il programma di privatizzazioni, che si supponeva che era uno degli strumento per uscire dalla crisi, non può funzionare in condizioni di disinvestimenti e svalutazione dei valori. Calcolavano di recuperare 50 miliardi dalle privatizzazioni, abbiamo trovato 2,9 miliardi e nel migliore dei casi, se il programma andrà avanti, troveremo 9 miliardi.

    In terzo luogo, le riforme strutturali. Le riforme strutturali sono in direzione opposta delle necessarie riforme strutturali. Non affrontiamo le grandi patologie dell’economia greca: l’evasione fiscale, lo stato clientelare. Con dedizione dogmatica promuovono riforme che hanno a che fare con la liberazione dei licenziamenti, in un’economia che ha quasi il 30% di disoccupazione. Credo che ci siano molte opportunità nel quadro europeo, ma non all’interno della dogmatica aderenza alla logica dell’ austerità, non al contesto della troika.

    La troika ha fallito, deve essere fermata. Esistono altre soluzioni. Qui voglio ricordare questo, nel giugno 2012, il signor Monti ha proposto che la ricapitalizzazione delle banche doveva essere direttamente dal ESM, senza gravare il debito pubblico. Con questa proposta, se fosse stata seguita, le cose sarebbero andate meglio.

     Così oggi, siamo di fronte ad una realtà che è caratterizzata dalla stagnazione, dal rischio di deflazione, dalla continuazione dei grandi debiti pubblici e privati​​. Per affrontare questa realtà abbiamo bisogno:

    In primo luogo, una politica coraggiosa della BCE, di QE. Le proposte di Draghi sono per noi in una direzione positiva, ma servono interventi molto più radicali per affrontare il problema.

    • In secondo luogo, abbiamo bisogno di iniziative di sviluppo a livello comunitario per affrontare la recessione, espandendo il ruolo della Banca Europea per gli Investimenti.

    •  In terzo luogo, dobbiamo risolvere – dovevamo averlo risolto ieri, anni fa, quando iniziò la crisi – il problema del debito. Noi proponiamo una soluzione europea, per trovare una base sostenibile, nella logica della mutualità, nella logica della conferenza del 1953 che ha affrontato il debito della Germania, che è stato un grande momento di solidarietà per l’Europa. Dobbiamo riscoprire questi valori fondanti dell’Europa. La solidarietà, la democrazia, la coesione sociale.

    Traduzione:AP

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    2 Commenti


    • Mic

      Affrontare la ferocia della troika con la mollezza di Tsipras è come affrontare un branco di cani idrofobi a colpi di palline da pingpong.


    • Antonio

      .
      ” Un’altra Europa” voleva spostare il punto di osservazione dal reale all’immaginifico mondo di Peter Pan?
      Portarci nell’isola che non c’è, fuoriuscita dalla crisi, ripresa del ciclo di accumulazione, politica keinesiana,….
      Con virtù ecumenica parlano sempre di un mondo che non c’è anche quando si parla di Libia, Iraq o peggio quando simpatizzano con gli arancioni di piazza M. a Kiev
      Quale governo ha fatto le privatizzazioni in Italia?
      Quale governo ha aderito all’euro svalutando del 100% la lira?
      Quale governo ha istituzionalizzato per primo la precarietà?
      Quale governo ha portato per primo l’Italia in guerra .
      Il loro pensiero non prevede bilancio critico/autocritico e
      la BASE, in generale, condivide il pensiero della sua rappresentanza.

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