A movimentare il clima delle primarie del Pd per le candidature alla presidenza dell’Emilia Romagna e il clima di idillio intorno ai “Renzi boys” è arrivata la magistratura. Il “renziano di ferro” Matteo Richetti (deputato del Pd) e un altro “renziano” Stefano Bonaccini (responsabile nazionale Enti locali), risultano indagati per peculato nell’inchiesta sulle “spese pazze” in Regione. Entrambi sono in gara per le primarie del Pd. Richetti, prima ancora che uscisse la notizia, si era ritirato dalla corsa parlando di “necessità di unità del partito”, mentre il suo avvocato si era affrettato a spiegare che la decisione era solo politica. Secondo alcune fonti di partito raccolte da Il Fatto, la scelta di Richetti era arrivata dopo “pressioni da Roma”. Non è chiaro se anche Bonaccini, anche lui sotto inchiesta, rinunci alla candidatura cambiando significativamente i contorni della corsa elettorale interna al centrosinistra. Per il momento Bonaccini sembra intenzionato a non lasciare: “Chiarirò tutto al pm”, ha affermato. Le primarie del Pd in Emilia Romagna sono in programma il 28 settembre. Oltre a Richetti e Bonaccini, c’è un terzo candidato del Pd in origine renziana , l’ex sindaco di Forlì Roberto Balzani. In tutto sono otto i consiglieri regionali del Pd dell’Emilia-Romagna indagati per peculato. L’indagine era partita nel 2012 su richiesta della Corte dei Conti e sembra destinata ad estendersi anche agli gruppi politici presenti in Regione.
In Emilia- Romagna si va alle elezioni anticipate per il governo della regione dopo le dimissioni del governatore Vasco Errani a seguito della condanna ad un anno subita per la vicenda della cooperativa Terre Emerse. La condanna di Errani in appello aveva ribaltato quella del processo di primo grado, dove Errani era stato assolto dall’accusa di falso ideologico in atto pubblico per la relazione inviata dalla regione ai magistrati sul finanziamento alla Coop agricola Terremerse, guidata all’epoca dei fatti dal fratello di Errani, Giovanni.
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