Come forse sapete, l’altro ieri avevamo annunciato su FB che saremmo intervenuti a questa conferenza internazionale di economisti, che ogni anno convoca centinaia di studiosi da tutto il mondo per discutere di problemi sociali. eravamo stati invitati per offrire, in quanto autori di un libro su classe e lavoro in Italia, una panoramica sulla condizione dei proletari italiani. c’eravamo andati perché pensiamo che la voce dei lavoratori, le loro rivendicazioni, la loro stessa esistenza debbano essere portate in ogni ambito sociale. Tutti devono conoscere i nostri problemi, fare i conti con i proletari e con la loro forza! Alle brutte avremmo venduto giusto qualche libro, ché dieci euro per sostenere il collettivo non fanno mai male…
Così ieri mattina ci rechiamo, con tanto di camicia addosso per fare più bella figura, all’incontro. Non sapevamo però che qualcuno di molto premuroso ci aveva anticipato, forse perché ci teneva a farci lui una bella presentazione.
La mattina presto infatti si erano palesati due amici della DIGOS, che avevano avvicinato gli organizzatori dell’evento e gli avevano detto che si sarebbe presentato al convegno “il collettivo Clash City Workers, quelli che fanno sempre casino…”. Di fronte alla faccia interdetta degli organizzatori, gli amici della DIGOS avevano continuato un po’ ad avvertire, un po’ a intimorire, gli organizzatori, che secondo loro non avrebbero dovuto dare spazio a certa gente.
Leggermente sconcertati gli organizzatori sostengono che ci hanno invitato apposta, e che sono ben contenti del nostro intervento. Un po’ mogi, i nostri amici della DIGOS se ne vanno, forse pensando che è stato davvero un peccato mettersi la camicia fresca per parlare con queste quattro zecche…
Così, quando noi iniziamo il nostro intervento, raccontiamo questa piccola storia di repressione, che in fondo non è una storia “nostra”, ma serve a capire il clima che si respira nell’Italia di #Renzi e su tutti i posti di lavoro, dove nessuno può prendere parola e disturbare le manovre di padroni e politici.
Diciamo ai professori stranieri – che mai hanno visto niente di simile: la polizia entrare in università per non far parlare dei relatori a un convegno scientifico – che questa visita dimostra la bontà del nostro lavoro. In fondo, se dai fastidio a chi comanda, vuol dire che stai andando bene!
I professori si divertono molto, partono gli applausi e possiamo cominciare. alla fine dell’intervento ci sono molte domande e molta più attenzione di quella che potevamo sperare: qualcuno ci chiede di scrivere su una rivista di ricerca sociale, qualcuno compra il libro, qualcuno si prende i nostri contatti…
Anche per questo volevamo ringraziare i nostri amici della DIGOS: perché a volte la repressione si trasforma in forza. Se poi hanno fatto tutto questo casino per venirsi a cercare una copia del libro, bastava dirlo: gliela regalavamo anche autografata!
In fondo il giorno dopo la Rivoluzione ci sarò spazio anche per loro: immaginate quanti padroni, camorristi e politici ci saranno da arrestare!
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