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Renzi padre indagato per bancarotta fraudolenta

I valori e il loro rispetto si imparano in famiglia, dall’esempio dei genitori.

E’ un  vecchio ritornello, spesso usato dai conservatori, da coloro che amano “dio, patria e famiglia”, ma anche dai benpensanti in camicia bianca.

Non amimo questo tipo di retorica, anche se siamo consapevoli che un fondo di verità, in quella affermazione, c’è. Effettivamente ognuno di noi fin da piccolo si confronta con quello che fanno i genitori, per ripeterlo e negarlo, per condividere certi valori o per contestarli.

Apprendiamo dalle agenzie che

La procura di Genova – apprende – ha indagato Tiziano Renzi, padre del presidente del Consiglio Matteo, per bancarotta fraudolenta. L’indagine era stata aperta tempo fa e riguarderebbe il fallimento di una società di distribuzione di giornali. La procura ha chiesto la proroga delle indagini e ha contestualmente inviato l’avviso di garanzia. Oltre al padre di Renzi ci sono altre due persone indagate.

Le indagini sono partite dopo il fallimento, dichiarato un anno fa, della società Chil post che si occupa di distribuzione di giornali. Oltre a Tiziano Renzi sono indagate altre due persone. L’indagine è condotta dal procuratore aggiunto Nicola Piacente e dal sostituto procuratore Marco Airoldi.

Secondo quanto riportato da La Repubblica e Il Secolo XIX, il curatore avrebbe rilevato passaggi sospetti dei rami d’impresa, e comunque delle uscite di denaro non giustificate e per questa ha trasmesso la relazione alla Procura della Repubblica. L’accusa nei confronti di Tiziano Renzi è la stessa rivolta contro altri due amministratori che si sono succeduti alla guida della Chil Post.

E ci ricordiamo che Renzi si è sempre mostrato e dichiarato molto legato ai “valori” imparati nella sua famiglia.

E in effetti Il Fatto Quotidiano ricostruisce con qualche particolare in più il tipo di condivisione:

Prima di diventare Chil Post la società si chiamava Chil e il Fatto Quotidiano ne aveva scritto per le polemiche che avevano coinvolto l’allora sindaco di Firenze. Il futuro candidato alle primarie risultava assunto come dirigente dalla società di famiglia, la Chil Srl appunto, undici giorni prima che l’Ulivo lo candidasse a presidente della Provincia di Firenze nel 2004. Grazie a quella assunzione da dirigente (messo in aspettativa dopo l’elezione) i contributi della pensione del dirigente-sindaco venivano versati, di fatto, dalla collettività.

Non proprio il tipo di comportamento che ci si attende da qualcuno che va a ricoprire incarichi pubblici con l’intento – dichiarato – di “rottamare” la vecchia classe politica e riscrivere le regole della convivenza sociale.

Prosegue la ricostruzione de Il Fatto:

La Chil, che distribuiva anche il Giornale della Toscana di Denis Verdini, era stata creata da papà Tiziano. Dal 1999 al 2004 era stata intestata a Matteo e alla sorella, poi subentra il genitore. Nel 2006 Renzi senior vende il suo 50 per cento alle figlie Matilde e Benedetta. Chil arriva a fatturare 7 milioni di euro nel 2007. Poi cambia nome in Chil Post Srl e nell’ottobre del 2010 cede il suo ramo d’azienda a un’altra società creata dalla famiglia: la Eventi 6 Srl. La vecchia Chil, ormai svuotata, finisce a un imprenditore genovese e fallisce. Mentre la Eventi 6 decolla dai 2,7 milioni di fatturato del 2009 ai 4 milioni di euro del 2011. Dopo il suo collocamento in aspettativa, il dirigente Matteo Renzi segue il destino del ramo d’azienda.

Qui non si sta parlando di un casuale rapporto di parentela, ma della società per cui il Matteo diceva di lavorare al momento
 di iniziare la sua “resistibile ascesa” verso i cieli della politica nazionale. E non ci lavorava come un qualsiasi dipendente, ma come un “dirigente” e figlio del padrone…

Questo ex “dirigente” di società di lì a poco finita in bancarotta fraudolenta (la bancarotta è un reato connesso con il fallimento; essa può essere semplice (cagionata da imprudenza) o fraudolenta (frode diretta ad aggravare l’insolvenza e a violare le legittime aspettative dei creditori). Il termine “bancarotta” deriva dall’uso genovese di epoca medievale di rompere il tavolo e la panca o cassa di legno del banchiere divenuto insolvente) è colui che sta distruggendo la Costituzione, controrivoluzionando il mercato del lavoro e spingendo il paese in altre guerre.

Non ce ne stupiamo…

 

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