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Trattativa Stato-mafia. Audizione “protetta” per Napolitano

Gli imputati del processo sulla trattativa Stato-mafia, Toto’ Riina, Leoluca Bagarella e l’ex presidente del Senato Nicola Mancino, non potranno partecipare – neanche in videoconferenza – all’udienza in cui il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano sara’ ascoltato come teste. Lo ha deciso la Corte d’Assise di Palermo, forzando la procedura e respingendo la richiesta avanzata dai boss Toto’ Riina e Leoluca Bagarella, e dall’ex presidente del Senato Nicola Mancino, di poter assistere alla deposizione del presidente della Repubblica in qualita’ di teste nell’ambito del processo sulla trattativa Stato-mafia. La Procura di Palermo che sta indagando sui molti punti oscuri della trattativa tra apparati dello Stato e organizzazioni mafiosi, non si era opposta alla richiesta di Riina e Bagarella perché la procedura per i comuni mortali imputati prevede che possano, anzi debbano, poter ascoltare le testimonianze nel processo.

L’audizione del capo dello Stato è stata convocata per il 28 ottobre ma si svolgerà al Quirinale e non nell’aula bunker di Palermo dove si sta svolgendo il processo. All’audizione di Napolitano oltre alla Corte, saranno presenti soltanto i pm e i legali. In questi giorni una vera e propria levata di scudi dei cultori della stabilità aveva chiesto che venisse prima evitata la convocazione di Napolitano come teste, poi che non venisse creata alcuna “vicinanza imbarazzante”, neanche a distanza tramite videoconferenza, tra gli imputati e un testimone così “eccellente”. I sostenitori di Napolitano continuano a ripetere che il Presidente della Repubblica non ha nulla di importante da dire né da aggiungere nel processo che intende portare alla luce la trattativa tra Stato e mafia. Resta però da dirimere il dubbio su a cosa si riferisse nel 2012  il consigliere giuridico del Quirinale D’Ambrosio (“morto” subito dopo per cause naturali) quando parlava di aver dovuto fare da scudo a “indicibili accordi”.

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