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Trento. Provocazioni fasciste “protette” e non perseguite

Solidarietà ai ragazzi aggrediti e anche al Centro Sociale Bruno e all’associazione Ora e Veglia Onlus, veri destinatari dell’ennesima gravissima provocazione fascista.

Nei giorni scorsi è stata inaugurata presso l’edificio che ospita anche il Centro Sociale Bruno, a Piedicastello di Trento, la sede dell’associazione Ora e Veglia anche alla presenza di esponenti dell’ANPI.
Tale associazione è intitolata alla memoria delle due partigiane “Clorinda Menguzzato”, nome di battaglia “Vera”, e “Ancilla Marighetto”, nome di battaglia “Ora” giovanissime medaglie d’oro al valore militare uccise dai nazifascisti nel 44 e nel 45. Nella via dedicata a quest’ultima è stata provocatoriamente aperta, il 9 novembre scorso, la sede dell’organizzazione fascista Casapound denominata “Il Baluardo”. Nei mesi successivi sono state diverse le provocazioni fasciste sia in città che nei pressi dell’abitato di Piedicastello ma l’aggressione avvenuta nella notte tra il 13 e il 14 ottobre scorso va letta alla luce di un salto di qualità.
Ciò che è avvenuto è un episodio di studiata provocazione, un tassello di una guerra di bassa intensità che va verso un crescendo apparentemente inarrestabile.
Da ciò che si legge sul “Corriere del Trentino” del 15 ottobre, e successivi, si deduce che ci sono auto che eseguono giri di perlustrazione con a bordo individui determinati che volutamente si portano appresso indumenti atti a celare il volto e che puntano a colpire chi viene ritenuto uscire dall’edificio dove hanno sede il centro sociale e varie associazioni.
Quindi a Trento, sempre secondo quanto si legge dal quotidiano, è possibile venire bloccati da più auto mentre si passeggia, e finire aggrediti sulla via del ritorno da una cena solo perché scambiati per frequentatori di determinate iniziative pubbliche!
Il centro sociale, e questa associazione, hanno un ruolo riconosciuto nell’ambito delle attività che promuovono e la stessa Provincia Autonoma di Trento ha affidato loro la gestione di un edificio dismesso e fatiscente perché lo ristrutturino, lo valorizzino, e ci svolgano le loro iniziative a beneficio della collettività.
Nei mesi scorsi, a più riprese, il sindaco di Trento è intervenuto sul problema del presunto “degrado” che affligge la città ma non entrando mai nel merito del problema delle aggressioni fasciste e della presenza di una sede come “Il Baluardo” che ne è il catalizzatore.
I singoli individui, che diventano bersaglio di tali azioni, sono difficilmente in grado di rispondere tramite una denuncia. Spesso, infatti, il timore è quello della ritorsione in una città di modeste dimensioni dove i giri e le frequentazioni sono in genere ristretti.
Sono le organizzazioni, le associazioni e le varie Onlus, a maggior ragione se si richiamano all’antifascismo, a doversi fare carico di denunce formali attraverso i legali di cui dispongono e attraverso i loro stretti rapporti con le istituzioni, la politica e la stampa.
Rapporti che, peraltro, intrattengono abitualmente per le loro attività.
Con quale serenità è possibile partecipare alle iniziative pubbliche serali e notturne indette da tali associazioni se si deve poi temere un’aggressione?
L’ANPI, l’ARCI e la città di Trento non devono tollerare che si mantenga l’anonimato sugli autori di queste azioni che come si legge sarebbero perfino già stati identificati.
Tutti coloro che si richiamano ai valori dell’antifascismo e della convivenza democratica devono lavorare per costringere questi soggetti a denunciare le aggressioni fasciste e a promuovere una mobilitazione cittadina che sappia rispondere su un piano generale e complessivo a tutti questi episodi che vanno ricondotti ad una vera e propria strategia della tensione adattata alla realtà trentina.

Giorgio, un iscritto allo Slai Cobas del Trentino

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