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Campagna contro la guerra a Pisa: di fronte alla base della Folgore

Con un presidio e una conferenza stampa si è svolto questa mattina il primo appuntamento della campagna di mobilitazione antimilitarista “Le guerre di aggressione ai popoli dell’est e del medio oriente partono da Pisa. Fermiamole!” (https://contropiano.org/eventi/item/27083-pisa-le-guerre-partono-da-qui), promossa dalle realtà politiche, antimilitariste e dai singoli pacifisti e antimperialisti che hanno aderito all’appello lanciato dalla Rete dei Comunisti (https://contropiano.org/articoli/item/26943). I promotori si sono dati appuntamento di fronte alla caserma Gamerra, destinata ad ospitare il Comfose (Comando delle Forze Speciali dell’Esercito), dietro uno striscione che recitava “No alle truppe speciali, sì a lavoro e servizi sociali”, e dei cartelli che evidenziavano il ruolo della nostra città come centro operativo per le guerre imperialiste presenti e future, e il fatto che, a fronte di un aumento delle spese militari, che arriverà in un anno al 2 % /2,2 % del Pil (circa 100 milioni di euro al giorno), il governo Renzi sta accelerando nella distruzione di ogni diritto del mondo del lavoro, e sul taglio a sanità, istruzione e servizi sociali.

Erano presenti al presidio realtà politiche come la Rete dei Comunisti, Rifondazione Comunista, il Progetto Rebeldìa, rappresentanti del Coordinamento No Hub, il giornalista e saggista Manlio Dinucci e singoli attivisti aderenti all’appello, che hanno risposto alle domande dei giornalisti spiegando le parole d’ordine della mobilitazione che vedrà come prossimi appuntamenti l’assemblea del 30 ottobre (ore 21, presso il Circolo agorà) e il presidio antimilitarista del 4 novembre (h.17 C.so Italia – Logge dei Banchi) in occasione della “festa delle forze armate” e nella ricorrenza della 1° guerra mondiale. 

Per lo scioglimento del Comfose, la chiusura di Camp Darby, l’uscita dell’Italia dalla Nato e lo storno delle immense risorse pubbliche impiegate per le spese militari per rilanciare l’occupazione e le spese per sanità, istruzione, trasporti e tutele sociali.

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