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Pestaggio operai Ast. Alfano atteso in aula

C’è molta curiosità per quello che dovrà inventarsi Angelino Alfano. E’ atteso in aula per fornire la “versioe ufficiale” della carica di polizia contro una delegazione dei lavoratori dell’Ast ThyssenKrupp di Terni, guidata dai vertici di Fiom, Fim e Uilm.

Tuti hanno potuto vedere i video dall’alto. E tutti quindi sanno perfettamente che il piccolo corteo – circa 300 persone – non aveva alcuna intenzione di andare ad “occupare la Stazione Termini” – come inventato lì per lì dai funzionari di piazza. Il gruppo, dietro lo striscione rosso della Rsu, aveva infatti imboccato via Curtatone, direzione ministero del lavoro. Dalla parte opposta rispetto alla stazione ferroviaria. Un piccolo clamoroso falso, di quelli abiituali per chi di solito “interroga”, ma non è abituato a giustificarsi fuori dal suo diretto superiore (di solito “molto comprensivo”; basta vedere le mille storie di pestaggi in caserma o commissariato, spesso conclusesi con la morte dei fermati “per cause naturali”).

Ma quando si dale di livello, dagli “uomini di piazza” ai responsabili politici, le stesse scuse ridicole non valgono nulla. O almeno non doverbbero valere.

Tanto più che oltre ai funzionari sindacali – molto conosciuti anche dalla polizia: parliamo di gente come Maurizio Landini, Gianni Venturi (segretario nazionale Fiom “in quota” alla Camusso, portato via addirittura in ambilanza per la gravità delle ferite), Rosario Rappa, altro membro della segreteria nazionale Fiom, ecc – era presente anche un senatore della Repubblica. Giorgio Airaudo, a sua volta ex segretario nazionale Fiom con delega al settore auto, ora senatore con Sel. Airaudo ha gestito in veste di senatore i rapporti con la polizia in piazza, charendo in ogni istante le intenzioni della delegazione, la direzione che si voleva prendere dopo aver fatto visita all’ambascia tedesca in via San Martino della Battaglia (piazza Indipendneza).

Non ci potevano dunque essere “equivoci”, ma ammesso tardicamente in serata dalla Questura di Roma. Che poi stamattina ha fatto retromarcia insistendo sulla panzana del “vilevano occupare la stazione Termini”, proponendo anche un video-suicida in cui si vede il contrario di quel che sostengono: gli operai non prendono affatto via Solferino (come sarebbe logico se si vuole a ndare a Termini), ma via Curtatone, in direzione opposta. Si vede che Renzi ha fatto scuola anche in questura, la “comunicazione è tutto e la realtà non esiste, ve la racconto io”).

Il resto è la solita flanella. Sel chiede – giustamente, almeno dà un senso alla propria presenza in Parlamento – le dimissioni di Alfano. I giornali berlusconiani e i pitbull del premier difendono la polizia, Bersani e gli altri dissidenti Pd affondano il loro spillo chiedendo al proprio partito – in realtà ai renziani – di “darsi una regolata”.

Ma vi pare possibile che Alfano si presenti in aula dicendo “scusate, abbiamo sbagliato, non lo facciamo più”?

Intanto Renzi è obbligato stavolta a ricevere a Palazzo Chigi poprio i sindacalisti pestati ieri mattina (curiosità maliziosa: tra i feriti non risultano esserci iscritti Cisl o Uil, soltanto Fiom o comunque Cgil), in un clima che non permette il #staisereno. La posizione di renzi sul pestaggio è cerchiobottista come solo un andreottiano potrebbe fare, promettendo “sugli scontri verifiche e atti conseguenti”. Pronto a scaricare anche Alfano, se dovesse risultare troppo inattendibile… o a rivendicare tutto nel caso opposto.

Per illustrarne la “correttezza” basti dire che Renzi non è riuscito neppure a dire con chiarezza se con Landini, ieri, a caldo, si è sentito telefonicamente o no. Il segretario Fiom dice di no, il premier di sì… o di avergli mandato almeno tre sms. In America si dice: da uno così comprereste un’auto usata? No, vero? E invece gli fate dirigere un paese in un periodo di crisi strutturale…. Ganzo!

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