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Roma. Il Corto Circuito ancora sotto attacco

Ieri sera una compagna che da tempo non è più attiva nel centro sociale Corto Circuito di Roma si è vista arrivare a casa una squadra di vigili urbani con un mandato di perquisizione firmato dal magistrato, dott. Cipolla.
Motivo della perquisizione era la ricerca di prove in relazione allo smantellamento dei sigilli che erano stati apposti alla storica struttura alcuni mesi fa e che erano stati strappati dagli occupanti del centro sociale per riavviare le attività. Le sono state sequestrate schede sim e apparati informatici per verificare se ci siano prove di questa responsabilità.
Il tutto nasce dal fatto che l’attivista, diversi anni fa, era stata la rappresentante dell’associazione che gestiva alcune attività del centro sociale. Sulla base di questo, il magistrato l’ha ritenuta responsabile “d’ufficio” e dunque custode dei sigilli apposti al centro sociale Corto Circuito e successivamente strappati. Una procedura che suscita più di qualche dubbio. Ma è noto che da tempo il Corto Circuito, uno dei centri sociali storici della capitale, sia sotto tiro. Uno dei suoi animatori più conosciuti, Nunzio D’Erme, è ancora agli arresti domiciliari per la vicenda legata all’incursione dei neofascisti respinta ad un convegno sull’omosessualità nel X Municipio.
Il Corto Circuito è nato nel 1990 in un’area “preziosa” nella zona di Cinecittà dove sorgeva una scuola abbandonata. Nel quartiere corrono le voci su interessi di costruttori su quell’area, anche se dal Comune smentiscono che ci siano richieste di cambi di destinazione d’uso. L’unica cosa certa che balza agli occhi è che ci si continua ad accanire contro spazi e attività sociali sul territorio che funzionano da anticorpo rispetto al degrado e all’abbrutimento delle periferie. L’assenza di queste esperienze in alcuni quartieri coincide proprio con l’esplosione “cattiva” e mal consigliata dei problemi e della frustrazione degli abitanti della periferia. Una coincidenza che non può che destare qualche domanda sull’obiettivo dell’accanimento contro gli spazi sociali organizzati.

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