Davide Falcioni è un reporter del sito di informazione Agoravox. Nel 2012 ha scritto un reportage sulla resistenza popolare in Val di Susa contro la Tav. Successivamente ha pubblicato un servizio, Movimento No Tav: strategia e storia di una lotta popolare, con una lunga intervista alla maestra d’asilo e militante No Tav Patrizia Soldati.
Tre mesi dopo la pubblicazione di quell’intervista, Patrizia Soldati è stata denunciata insieme ad altre 17 persone per il presidio di protesta in una sede della Geovalsusa S.r.l., una società coinvolta nella realizzazione della Tav. Davide Falcioni era lì, l’unico reporter presente per raccontare la protesta, e aveva seguito tutta la manifestazione. Quest’ultima è stata raccontata come un’azione violenta realizzata dei soliti “facinorosi” dei centri sociali torinesi, mentre in realtà ha visto la partecipazione pacifica di decine di persone di ogni età, orientamento politico o sociale. L’azione si è svolta a volto scoperto, suonando il citofono e facendosi aprire. Una volta entrati, è stato srotolato uno striscione e sono stati accesi un paio di fumogeni rossi. Nessun danno è stato arrecato agli oggetti dello studio. Nessuna minaccia ai dipendenti che, anzi, hanno amabilmente chiacchierato con i militanti No Tav presenti.
Il 29 novembre Davide Falcioni scrive un articolo, Io ero con i No Tav arrestati, vi racconto come sono andate davvero le cose, che viene letto da più di tredicimila lettori e ripreso da diverse testate. La sera stessa riceve la telefonata di una persona che si presenta come giornalista di Repubblica, che lo chiama al cellulare – come abbia avuto il suo numero personale è un mistero, si chiede la redazione di Agoravox – e lo sconsiglia di “scrivere di certe cose”.
Al processo in corso contro gli attivisti No Tav, Davide Falcioni si offre di testimoniare a difesa dei militanti No Tav che vengono accusati, oltre che di violazione di domicilio, anche di danneggiamento informatico, furto e violenza privata.
Il 28 novembre scorso Davide Falcioni era in aula, a Torino, come testimone, ma è riuscito a pronunciare solo poche parole. Alla frase “c’era un clima sereno”, il PM Manuela Pedrotta ha interrotto l’esame del teste informandolo che, dato il contenuto della sua deposizione, sarebbe stato indagato per gli stessi reati di cui sono accusati gli imputati. Con la mutazione da testimone a indagato, la testimonianza di Davide Falcioni diventa, di fatto, nulla. Succede dunque che invalidando l’unica testimonianza a favore della difesa – una testimonianza che, tra le altre cose, smentisce la versione dell’“occupazione violenta” riportata da alcuni giornali e alla base del procedimento penale – la pubblica accusa “inchioda” tutti gli imputati. Un precedente gravissimo che i pubblici ministeri, la Federazione nazionale della stampa, oltre a tutti i colleghi giornalisti, dovrebbero prendere in estrema considerazione e denunciare con forza.
A Davide Falcioni va la solidarietà della redazione di Contropiano, anch’essa incappata nel clima di piombo costruito dalla Procura di Torino intorno alla lotta dei No Tav. Nello stesso modello accusatorio sono finiti inoltre anche intellettuali come Gianni Vattimo ed Erri De Luca per le loro dichiarazioni o interviste. Insomma chi non criminalizza i No Tav o critica una parte della magistratura torinese per la sua linea accusatoria finisce sotto processo a sua volta. A quando l’istituzione formale dei tribunali speciali?
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